Se mi fossi trovato a Roma oggi sarei stato in Piazza Farnese. A manifestare contro il Disegno di legge recante “Misure contro la prostituzione”, promosso dal Ministero per le pari opportunità di Mara Carfagna. Erano presenti prostitute, gay, trans, operatori di strada, associazioni laiche e cattoliche. Contro il perbenismo di facciata e controproducente dell’attuale governo. “E' la loro morale che inquina le strade”, recitava uno striscione.
Il ddl, nelle intenzioni e nelle dichiarazioni della Carfagna, avrebbe voluto essere un “durissimo schiaffo” alla prostituzione. Nei fatti è un ritorno alle “case chiuse” di prima della Legge Merlin. La prostituzione non la si vuol far scomparire, la si vuol solo nascondere. «La tipica logica che porta a spazzare l’immondizia sotto il tappeto», ha detto Andrea Morniroli dei “Cantieri sociali”. E comunque sull’equazione “prostituzione uguale immondizia” si dovrebbe forse riflettere.
E’ stato gioco facile rinfacciare alla Carfagna la sua doppia morale; lei il suo corpo ha potuto venderlo posando nuda sui calendari, non possono venderlo invece le prostitute. Sono state vendute delle t-shirt con una foto del calendario dell'allora soubrette Mara Carfagna, sottotitolate: “Che orrore vendere il proprio corpo”. Sergio Ravasio di “Certi diritti” ha detto: «Il ministro Carfagna dovrebbe essere più coerente. Non può dire, in tono ripugnante, che non bisogna vendere il proprio corpo, quando in passato ha posato nuda per calendari».
Ci opponiamo al ddl della Carfagna perché con esso si vuole costringere le persone ad esercitare la prostituzione al chiuso, dove è più difficile difendersi dalla violenza e dove aumenta la precarietà. Con la sua impostazione esclusivamente repressiva toglie ogni prospettiva futura per chiunque voglia abbandonare la prostituzione. Chi esercita la prostituzione si vedrà drasticamente ridotte le possibilità di accedere all’assistenza e protezione sociale in quanto sarà sempre più irraggiungibile dagli operatori sociali ma anche dalle forze dell’ordine. Il ddl, criminalizzando la prostituzione, aumenta la stigmatizzazione e il pregiudizio verso chi la pratica, esponendo le persone a violenze, persecuzioni, discriminazioni e maggior emarginazione. Si limita la libertà, l’autodeterminazione e si ledono i diritti delle persone.
La prostituzione potrebbe sembrare un fatto marginale, ma forse non lo è se in Italia sono 9 milioni gli uomini che comprano sesso e 70 mila le prostitute che lo offrono.
In Italia si è creato un pericoloso clima di intolleranza verso tutte le persone socialmente più deboli, facendole diventare il capro espiatorio su cui sfogare le frustrazioni di un Paese che continua ad impoverirsi sempre più e non solo economicamente.
La “sicurezza” sta diventando l’abbaglio e il pretesto per escludere e discriminare i più deboli, idiversi e gli stranieri, nei confronti dei quali sono aumentate aggressioni, violenze, discriminazioni. Sulla paura e sull’insicurezza si costruiscono campagne che non risolvono ma ingigantiscono i problemi, dei quali si continua a non considerare le cause cercando semplicemente di eliminarne gli effetti.
13 dicembre 2008
Uniti contro la Carfagna
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1 commento:
Infatti il problema non è la prostituzione in sé ma la tratta delle donne, delle minorenni, lo sfruttamento bestiale a cui sono sottoposte. Ma quello è un 'problema' che non si vede... cmq non so se le strade cittadine siano state 'liberate' - giro difficilmente dopo una certa ora e in determinate zone - però transitando sulla, ometto la via provinciale, di giorno ho veduto sia prostitute di colore che bianche in tranquilla attesa.
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