

Voglio sperare (o forse illudere) che abbia ragione il viceministro Visco, quando afferma: «Sapevamo che la situazione era drammatica, un iniziale calo di popolarità era scontato».
I sondaggi sul governo di centrosinistra sono neri.
Prodi però si dice sereno: «Non mi turbo assolutamente - ha chiarito - perché il dovere di governare non è quello di "accontentare" ma quello di fare l'interesse del paese. Faremo correzioni, ha aggiunto, ma senza rinunciare ai principi cardine della manovra che sono quelli della equità, del rigore e dello sviluppo».
Ma intanto il 52,5% degli elettori ritiene che se si votasse oggi vincerebbe il centrodestra. Berlusconi gode.
Nando Pagnoncelli, dando i numeri di un sondaggio, rileva che mentre a luglio il 57% degli italiani esprimeva un giudizio positivo sul governo Prodi, oggi quella percentuale è precipitata al 41%.
Il cielo è sempre più plumbeo per Prodi e sempre più blu per Berlusconi.
Secondo un altro sondaggio il 50% degli italiani ritiene che il governo cadrà in anticipo rispetto alla scadenza naturale, 8 su 10 sono insoddisfatti della situazione del Paese, 2 su 3 non gradiscono la Finanziaria.
Bisogna ricorrere ai ripari, correggere gli errori e per il futuro farne di meno.
L'indulto non è sceso giù quasi a nessuno nel centrosinistra. L'idea che si potessero toccare le pensioni e le aperture sui diritti di cittadinanza per gli immigrati hanno fatto il resto.
La luna di miele tra Prodi e gli italiani è diventata luna di fiele. Qualcosa di buono è stato fatto, ma non si è riuscito a farlo sapere e a farlo capire. Ci manca la capacità di comunicare. Su questo dovremmo imparare da Berlusconi, il grande comunicatore (anche se poi l'elezioni le ha perse).
Ma forse non è solo questione di comunicazione. Beppe Fioroni ha detto: «Prima vivevamo in un mondo virtuale gestito dal grande Fratello. Ora dalla virtualità siamo passati alla realtà, che è peggio del previsto. Ma ripristinare i conti è un obbligo morale».
Il settimanale inglese
The Economist spara a zero contro Prodi. «Coloro che avevano sperato che il governo Prodi avrebbe messo fine al gioco delle tre carte sui conti pubblici - scrive in un suo articolo - devono essere rimasti delusi da questa prima Finanziaria. Non ci sarà sviluppo e Regioni e Comuni aumenteranno le imposte». Ma forse agli inglesi qualunque cosa si faccia in Italia, non gli andrà mai bene.
Ma qualcosa per bloccare la frana bisogna però farla. Alla fine, in democrazia, per vincere contano i voti.