Fra i mille miei sogni, che nei secoli futuri certamente realizzerò, vi è anche quello di collezionare Bibbie. La notizia pubblicata su la Repubblica di ieri ha suscitato quindi in me un grande interesse.
La Bibbia, la Cina ed il Parmigiano Reggiano sono tre cose che tra loro non ci azzeccano per niente. Ma la Repubblica di ieri 24 dicembre 2007 le ha unite felicemente insieme.
Il corrispondente da Pechino Federico Rampini ha scritto un lungo articolo su una nuova tipografia che è in costruzione vicino a Nanchino e che verrà inaugurata nel maggio 2008. Sarà uno stabilimento di 85.000 metri quadrati. «La tipografia – ha scritto un giornale di Hong Kong – è più larga della basilica di San Pietro». Specialità della tipografia è che stamperà Bibbie da esportare in tutto il mondo. Alla potenza economica della Cina atea non poteva sfuggire questo importante e fruttuoso settore economico.
La casa editrice Amity Printing, proprietaria della tipografia, ha già stampato, dalla sua nascita nel 1986, più di 50 milioni di Bibbie in 90 lingue straniere. Il nuovo impianto cinese sfornerà un milione di Bibbie nuove ogni mese, il 25% di tutta la produzione mondiale. In tempi non lontani la Bibbia in Cina era un libro proibito; la scoperta di una Bibbia in una casa poteva portare all’arresto e alla deportazione dell’intera famiglia. Ma il business è il business, l”Amity Press” può dormire sonni tranquilli; la sua fabbrica modello, con 600 dipendenti e le casse piene dei profitti provenienti dalle esportazioni, sarà trattata con il massimo rispetto dal regime di Pechino.
E nel mondo del business il Parmigiano Reggiano casca proprio come il formaggio sui maccheroni. Sulle 56 pagine de la Repubblica di ieri ben 37 (trentasette) contengono la pubblicità del Parmigiano Reggiano, con grande sfoggio di fantasia da parte dei pubblicitari. Sospetto che qualcosa non quadri. Ma forse sbaglio.
25 dicembre 2007
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