3 aprile 2010

Terroni, di Pino Aprile

“Terroni” di Pino Aprile è un libro di guerriglia (culturale), che se applicata potrebbe liberare noi meridionali dalla minorità alla quale ci hanno educato durante i centocinquant'anni di unità d'Italia. Da questa prigione si può evadere, la porta non è chiusa. E qualcuno comincia a sbirciare fuori.
Bisogna tornare a ricordare chi eravamo. Nel 1860 il Regno delle Due Sicilie era dal punto di vista industriale al terzo posto nel mondo dopo Gran Bretagna e Francia ed addirittura al primo in molte innovazioni tecniche e libertà civili. I Savoia piemontesi ci hanno espropriato di tutto. Un esempio per tutti è quello che hanno fatto di Mongiana, il più ricco distretto minerario e siderurgico dell'Italia intera, situato in Calabria. L'acciaio di Mongiana rese autonomo il Regno nella produzione di travi per la costruzione di ponti sospesi in ferro e per la cantieristica della seconda flotta mercantile al mondo, dopo quella inglese. L'arsenale di Castellamare era il più grande del Mediterraneo. L'acciaio calabrese forniva i binari per l'industria ferroviaria napoletana di Pietrarsa, dove venivano fabbricate anche motrici navali. La siderurgia calabrese fu soppressa dal governo unitario solo perché era situata nel Meridione; l'industria italiana doveva essere settentrionale. A Mongiana, quando fu chiusa, lavoravano 1.200 operai.
I piemontesi, quando centocinquant'anni fa invasero il nostro Meridione, fecero terra bruciata (in alcuni casi letteralmente) di tutto ciò che di buono avevamo. Saccheggiarono le nostre città, stuprarono le nostre donne, rasero al suolo e bruciarono tanti paesi, praticarono la tortura più spietata, fucilarono senza processo e senza condanna tanti contadini, incarcerarono donne e bambini, aprirono al Nord campi di concentramento e sterminio dove tormentarono e fecero morire tanti italiani del Sud squagliandoli poi nella calce viva, quelli del Nord s'inventarono leggi speciali per annientare noi meridionali, venne depredato tutto l'oro del Regno (le lire-oro napoletane costituivano i due terzi della ricchezza di tutta l'Italia messa insieme), vennero trafugate le opere d'arte dei ricolmi nostri musei.
L'impoverimento del Meridione per arricchire il Nord non fu la conseguenza, ma la ragione dell'Unità d'Italia.
I nostri padri briganti tentarono di reagire a questi immani soprusi e in alcuni momenti sembrò che potessero avere il sopravvento, ma così non fu. «Fummo calpestati e ci vendicammo», disse per tutti un brigante. I piemontesi schierarono contro di noi nel Sud i due terzi dell'intero esercito italiano. E fu una carneficina. Secondo alcuni vi furono circa un milione di morti fra i meridionali.
Ma la storia ufficiale ignora queste verità. I libri di storia che circolano nelle scuole di ogni ordine e grado tacciono. I documenti che ancora non sono stati distrutti vengono nascosti. I meridionali, man mano che ci si allontanava dai tempi in cui quei fatti accaddero, dimenticavano e rimuovevano. «Noi non sappiamo più chi fummo - scrive Aprile -. Ed è accaduto che i meridionali abbiano fatto propri i pregiudizi di cui erano oggetto. E che, per un processo d'inversione della colpa, la vittima si sia addossata quella del carnefice».
Qualcosa però sta cambiando negli ultimi anni. Vengono fatti tantissimi convegni dove si dibatte del Regno delle Due Sicilie, del Brigantaggio, degli eccidi patiti, della storia dimenticata. Sono nate case editrici specializzate su questi argomenti, come “Controcorrente” e “Editoriale Il Giglio”. Vengono pubblicati periodici come “L'Alfiere”, “Due Sicilie”, “Il Brigante”, “Nazione Napoletana”, “Nuovo Sud”. Sul Web fioriscono siti e blog che fanno informazione militante. Il silenzio-assenso del Meridione sta per finire. Forse siamo condannati all'ottimismo, scrive Aprile.
Le famiglie meridionali si sentono onorate se scoprono di aver avuto fra i loro antenati un brigante. Il termine “brigante” comincia ad assumere una connotazione positiva, come deve essere.
Pino Aprile è nato a Gioia del Colle, la patria del Sergente Romano, in provincia di Bari. Suo padre gli parlava del Romano come di un messia, non come di un delinquente. Era imprendibile, coraggioso, abile in campo aperto, ma più in azioni di commando, trasformò il brigantaggio in guerra civile e legittimista. I piemontesi occupanti dovettero impiegare migliaia fra soldati, carabinieri e guardie nazionali, per riuscire a isolare, catturare e uccidere Pasquale Domenico Romano, ex ufficiale borbonico.
Alessandro Romano, un discendente di Pasquale Domenico Romano, raccoglie e conserva cimeli appartenuti al famoso capo brigante legittimista e rinverdisce riattualizzandoli fatti ed episodi del Regno delle Due Sicilie. Ma più ancora vuole trovare le prove della memoria perduta, setacciando archivi comunali, notarili, ecclesiastici, biblioteche. Suo zio Salvatore gli aveva detto: «Quello che sta nei libri di storia so' bugie: i piemontesi non hanno unificato l'Italia, hanno allargato il Piemonte e a noi Romano c'hanno rovinato. Non è vero che Garibaldi fu accolto come liberatore. Non è vero che i Borbone erano tiranni. Non è vero che al Sud c'erano fame e miseria: dal Sud non se ne andava nessuno. Allora». E Alessandro sta scoprendo e comunicando agli altri che tutto quello che gli diceva zio Salvatore era vero. «Noi siamo per l'Italia una e indivisibile - conclude Alessandro -, è nata con i soldi che ci hanno preso e col nostro sangue. La federazione andava fatta prima, non dopo che ci hanno fregato tutto. Ma la verità la voglio. Bisogna riequilibrare la storia».
Altri vogliono accelerare i tempi. Antonio Ciano, di Gaeta, è il fondatore del “Partito del Sud”, che è presente in Lazio, Campania, Sicilia e vorrebbe allargarsi a tutto il Sud. Nelle ultime elezioni amministrative a Gaeta, città-simbolo della resistenza all'invasione piemontese, il Partito del Sud di Ciano e una lista civica vinsero. «Dopo centoquarantasette anni ci siamo ripresi la fortezza» proclamò Ciano. E per i centocinquant'anni dell'Unità d'Italia, la città di Gaeta ha avviato le procedure per chiedere ai Savoia il risarcimento dei danni dell'assedio del 1861: duecentosettanta milioni di euro. Oltre ai bombardamenti, quell'anno i piemontesi per riscaldarsi distrussero centomila ulivi. Di trecento frantoi non ne rimane uno. Ed ora, conclude Ciano, siamo per l'Italia unita. «L'Italia fu unita col sangue nostro, i soldi nostri rubati e portati al Nord. E mo' ce la teniamo: l'abbiamo pagata. Siamo repubblicani e unitaristi».
La mala unità ha diffuso i suoi malefici effetti per centocinquant'anni, dal 1861 ai giorni nostri. I nordisti italiani hanno sfruttato noi meridionali e continuano a farlo. Giustino Fortunato nel 1923 scriveva a Benedetto Croce: «Non disdico il mio unitarismo. Ho soltanto modificato il mio giudizio sugli industriali del Nord. Sono dei porci più porci dei maggiori porci nostri».
Con i soldi del Sud furono pagati i debiti del Nord. Fu demolita un'economia promettente e minata la sua rinascita con meccanismi di preclusione che funzionano ancora dopo centocinquant'anni. Il fascismo prima ed il berlusconismo oggi hanno portato avanti quest'impresa. I soldi dell'intero paese vengono dirottati in una sola parte del paese: da Roma in su. Solo lì si investe in strade, ferrovie, scuole, spese militari, porti, bonifiche. Dal 1860 al 1998 lo stato italiano ha speso in Campania duecento volte meno che in Lombardia, trecento volte meno che in Emilia, quattrocento volte meno che in Veneto. Nel 1996 si scoprì che l'Isveimer, banca nata per aiutare lo sviluppo del Sud, finanziava la Fininvest di Berlusconi, con quattrocentocinquanta miliardi.
Un esempio mastodontico della chiusura dell'Italia unita verso il Mezzogiorno è la costruzione della strada Salerno-Reggio Calabria, dai tempi biblici. La Cgil ha calcolato che, con l'attuale ritmo di sette chilometri all'anno, la Salerno-Reggio Calabria sarebbe stata completata nel 2040. Se tutto va bene. I gruppi che si aggiudicano i lavori sono sempre gli stessi, con successiva parcellizzazione in una miriade di subappalti, governati dalla 'ndrangheta, che è diventata la più moderna e internazionale delle mafie. Le cosche riscuotono, federate, il 3 per cento degl'importi. A chi paga non succede niente. Successivamente questi soldi tolti al Sud vengono investiti al Nord; né più né meno di come avviene con le banche e con Tremonti. Fermando la 'ndrangheta forse si fermerebbero per anni i lavori sull'autostrada. E questo non conviene a nessuno. Non converrebbe all'Anas, ai grandi gruppi nazionali, alla politica, agli stessi calabresi. C'è forse un interesse collettivo a non finire l'autostrada. La Salerno-Reggio Calabria, così letta, è uno strumento nazionale e locale di educazione alla minorità meridionale.
Che fare? Come ribellarsi all'oppressione dei nordisti che considerano noi meridionali “ottentotti”, “irochesi”, “beduini”, “peggio che Affrica”, “degenerati”, “ritardati”, “selvaggi”, “degradati”? Pino Aprile una soluzione la suggerisce. Tornare soli. Se si dovesse giungere alla separazione Nord-Sud, in Italia, i conti andrebbero fatti finalmente e dovrebbero contemplare i danni e i furti dell'invasione e quelli di centocinquant'anni di strabismo di stato alpino. Ma quanto varrebbe il Meridione, staccato dal resto d'Italia? Poco. Ma da soli, avremmo la possibilità di trasformare i nostri ritardi in occasioni di sviluppo. Non dovendo più “far media” con il reddito del Nord, diverremmo immediatamente il paese europeo ad avere maggiore diritto agl'incentivi economici per lo sviluppo; con un impagabile vantaggio aggiuntivo: che i soldi dell'Europa per il Sud, resterebbero al Sud. Solo dopo ci si potrebbe rimettere insieme, ma da pari.
Ma nell'attesa di questa radicale soluzione, l'emigrazione - scrive Aprile - può essere un giacimento di valori (anche economici), una ricchezza, se si riannodano i fili con chi, dei nostri, ha mostrato capacità in tanti campi, altrove. E se riusciamo a coinvolgerli in progetti che li riportino al Sud, con la quantità e varietà delle esperienze maturate.
In conclusione un'annotazione su di una cosa che non condivido: la larvata simpatia di Aprile per don Liborio Romano, l'uomo di Patù che consegnò il Regno delle Due Sicilie ai piemontesi. Per me don Liborio rimane un cattivo maestro risorgimentale insieme a Garibaldi, Cavour, Mazzini.
“Terroni” di Pino Aprile è un libro eccezionale da far leggere a tutti i Meridionali, anche con eventuali sunti alla Bignami per i più infingardi.
Rocco Biondi

Pino Aprile, Terroni. Tutto quello che é stato fatto perché gli Italiani del Sud diventassero "meridionali", Piemme, Milano 2010, pp. 306, € 17,50

11 commenti:

Giorgio Andretta ha detto...

Sig. Rocco Biondi,
sono costretto ad attingerla sul suo blog dopo aver letto il suo topic su CDC, ma quest'ultimo sito mi ha bannato, in barba al proprio enunciato simil-volteriano.
La sua valutazione sull'evoluzione sociale, si restringe solo al campo economico o contempla altri parametri?
Poco tempo fa, occasionalmente, mi trovavo a partecipare ad una festa popolare in Alto Adige ed ho notato che un gruppo di persone che parlavano tedesco e si muovevano con mezzi targati D (Repubblica Federale Tedesca), si allontanavano dal luogo tenendo in mano dei boccali di birra.
Coperti alcuni metri hanno scagliato con forza sull'asfalto detti contenitori, riducendoli in frantumi ed assumendo un aria soddisfatta per il gesto compiuto.
Che idea posso compormi del popolo tedesco e più in generale della comunità europea, se devo evincerla dal comportamento condotto dagl'individui prima descritti?
Lei è convinto che se fossero stazionati nel loro suolo nazionale si sarebbero atteggiati similmente?
Lo hanno forse adottato in forza della loro convinzione di rappresentare una nazione più forte economicamente di quella ospitante, o perchè enfiteuti di una più matura evoluzione?
Tanto le dovevo, in attesa di risposta, cordialità.
Giorgio Andretta

Luca Ghezzani ha detto...

Buona Pasqua!
Leggo spesso i suoi interventi, preziosi suggerimenti in un mio percorso culturale che cerco di svincolare dalle ragnatele della verità rivelata dai vincenti.
Mi rendo conto però che la protervia, l'arroganza e la violenza con cui chi vince proclama la propria verità rende difficilissimo ricomporre la realtà fattuale.
Da oggi, per aiutarmi, coglierò alcuni suoi suggerimenti. E cercherò di aiutare anche altri a riequilibrare la propria visione delle cose.
Per questo vorrei votare più volte il suo intervento. Non potendo, mi permetto di condividerlo nella mia rete.
Grazie.

roccobiondi ha detto...

x Giorgio Andretta. Non vedo il collegamento fra la mia recensione del libro di Aprile ed il suo commento. Comunque il comportamento di quei tedeschi e di chiunque si comporti come loro e da dovunque provenga è da maleducati.

roccobiondi ha detto...

x Luca Ghezzani. Sono soddisfatto che quello che scrivo possa essere utile nell'aiutare te, e tramite te altri, per "ricomporre la realtà fattuale".
Sarei onorato se tu venissi a partecipare alle iniziative che, con l'Associazione "Settimana dei Briganti - l'altra storia", teniamo a Villa Castelli l'ultimo sabato di ogni mese. Il prossimo appuntamento è per sabato 24 aprile , presso la sala consiliare del Comune di Villa Castelli.

Giovanni Spano ha detto...

Dottor Biondi, sentire la meridionalità come la sente lei, è un'onore per chi sente e vive nel Sud. Io sono un piccolo cultore della nostra storia, del Risorgimento del brigantaggio ecc.
Conosco bene il Sergente Romano, più volte incontrato nelle mie letture. Dopo questa piccola presentazione, posso dire che condivido quasi pienamente il suo dire e quello di quanti hanno risposto al suo articolo.
Come parte in causa, condivido un pò meno il giudizio su Liborio Romano, su questo personaggio ci sarebbe da studiare e discutere per molto tempo,come per la storia del sud, essendo io presidente dell'associazione don Liborio Romano, www.donliborioromano.it -
Concordo con lei e con i suoi lettori, quello che hanno subito questi popoli, la mancata informazione sul Risorgimento e sull'Unità d'Italia. Finalmente se ne sta parlando. Quello che non condivido, è il perchè i popoli del sud aspettano sempre che altri risolvano i propri problemi; perchè ognuno di noi nel suo piccolo, non si rimbocca le maniche e comincia a fare qualcosa per il suo paese ? è possibile che si venda il proprio voto per qualche piccolo favore personale ?
Perchè non ci facciamo rappresentare degnamente, qualche volta anche battendo i pugni sul tavolo, dai personaggi che a turno mandiamo in parlamento ? quanti di noi sanno il loro operato una volta eletti ? Spesso queste persone vanno a braccetto, per propri interessi, con le genti che hanno una sola visione: il nord, guardando il sud con tanti pregiudizi. Perchè dobbiamo far parlare di noi quasi sempre in negativo ?
Svincoliamoci da certe sudditanze, e guardiamo anche con intelligenza il fenomeno della lega, che piano piano, da un piccolo gruppo, è diventato un partito che in qualche modo condiziona le scelte del Governo. Perchè non possiamo fare qualcosa anche noi ? Il nostro difetto più grande, che ci condiziona enormemente, è il nostro individualismo. Finchè non capiremo che insieme si può riformare il Sud, saremo sempre dei popoli di seconda classe.
Cordiali saluti a tutti e Buona Pasqua, sperando che questa sia anche la nostra resurrezione.
Giovanni Spano
PS vorrei avere il suo libro, da inserire nella biblioteca dell'associazione, e se fosse possibile organizzare qui a Patù un dibattito sul Brigantaggio.

roccobiondi ha detto...

x Giovanni Spano. Nella valutazione di don Liborio Romano io sono fermo a quello che Pino Aprile scrive nel suo libro a pag 88: "Senza Liborio Romano, Francesco II probabilmente non avrebbe lasciato Napoli per ritirarsi a Gaeta; Garibaldi avrebbe avuto il problema di espugnare la terza capitale d'Europa, ottimamente rifornita di beni, armi e truppe; e con una popolazione legatissima al suo re".
Cosa sarebbe successo?
Ma la storia non si scrive con i se.
Forse potresti avere ragione tu. Bisogna approfondire gli studi sulla figura di don Liborio.
Pino Aprile, che ti cita nel suo libro, qualche dubbio pare averlo.

Anonimo ha detto...

Ho iniziato a leggere Terroni e, da terrona orgogliosa di esserlo, sono alquanto arrabbiata. E triste. Per non aver avuto la possibilità di studiare la VERA STORIA! Quella della scuola mi è stata propinata come verità assoluta.
Voglio riprendermi le origini; voglio sapere...anche se ormai ho sprecato metà della mia vita in un Paese che non mi appartiene.

(Carmen P)

Anonimo ha detto...

ho letto Terroni,mi ha colpito e coinvolto tantissimo.Ne parlo con amici convincendoli ad acquistarlo, leggerlo e avere le idee più chiare su chi siamo noi del Sud e come siamo diventati. Mi piacerebbe ricevere info sull'associazione "Settimana dei Briganti-l'altra storia". A quando i prossimi appuntamenti a Villa Castelli o altrove.

Anonimo ha detto...

I fatti descritti nel libro Terroni erano ben conosciuti dagli storici meridionali da sempre, perché non se ne parlava ?
Perché Benedetto Croce, Giovanni Verga, Giovanni di Vittorio o Aldo Moro non hanno mai denunciato nulla, né loro né tutti gli altri ?
Perché Pirandello invece di scrivere sei personaggi in cerca di autore, non ha scritto sei meridionali in cerca d’identità ?
Quanti avrebbero comprato il libro Terroni 30-40 anni fa ?
Diciamo la verità il successo del libro è una reazione al leghismo, ma sarà una reazione inutile se continuerà a ripetere sempre 150 anni fa noi eravamo …..
Nel 1945 la Germania era rasa al suolo, praticamente senza una fabbrica in piedi e con la meglio gioventù semi-sterminata, eppure dopo soli 20 anni la Germania aveva ricostruito tutto e produceva a pieno ritmo, piena di immigrati da tutta Europa.
Penso che il Sud debba fare una seria autocritica, altrimenti sarà sconfitto due volte, dai Savoia e dai ricordi troppo … troppo tardivi, risvegliati solo dal timore del federalismo fiscale.
E pensare che nel 1946 fu proprio il Sud a votare in massa per mantenere la Monarchia dei Savoia, mentre il Nord votò per mandarli via dall’Italia !

Unknown ha detto...

SIG. ROCCO BIONDI,
POCHI COME PINO APRILE, HANNO AVUTO IL CORAGGIO ED IL MERITO DI DIRE CIO' CHE A TUTTI NASCOSTO IN NOME DI UNA NAZIONE CHE ALTRI, HANNO, VOLUTO E FATTO, PER MERO INTERESSE ECONOMICO A DISCAPITO DELLA...... LIBERTA' ......CHE TANTI ... IGNORANTI,... FALSI... E IPOCRITI "POLITICANTI ODIERNI" NEGANO, ANZI INVOCANO IL RITORNO DELLE SALME DEI SAVOIA IN iTALIA . L'ESODO DEI 15 MILIONI DI MERIDIONALI COSTRETTI ALL'ESILIO DAL TIRANNO OPPRESSORE, RICHIEDE UN IMMEDIATO RICONOSCIMENTO DA PARTE DI TUTTI, CHIESA COMPRESA, ANZI PRIMA DI TUTTI GLI ALTRI, AFFINCHE' I DUE MILIONI DI TRUCIDATI NELL'ANNO 1860-1861 VENGANO FINALMENTE PIANTI E RICORDATI !
GIOVANPAOLO COLANERA

Anonimo ha detto...

Buonasera.
Mi chiamo Cristina, ho quaranta anni ed appartengo ad una delle tante generazioni alle quali è stato insegnato che il Meridione d'Italia, prima del 1861, era povero, arretrato e pieno di gente insoddisfatta a causa della politica Borbonica; che Garibaldi e i Mille furono degli eroi; che i Savoia hanno "fatto tanto bene" al povero Sud.
Qualche settimana fa ho seguito una puntata di Rai Storia, nella quale l'ex Ministro Giuliano Amato (credo che sia Siciliano), affermava che, prima del 1861, il Sud era arretrato e che, nel 1861, il Meridione non fu saccheggiato.
Ieri sera, venerdì 25 Febbraio 2011, su RaiTre ho seguito il servizio Rai 150 Anni su Garibaldi e i Mille.
Ho notato che ancora se ne parla come di un eroi e volontari e che ancora si sostiene che i Duosiciliani non erano contenti dei Borboni.
In questi due mesi ho letto un libro che ha capovolto le mie nozioni sulla storia dell'Unità d'Italia, dal titolo "Terroni" PIEMME, dello scrittore e giornalista Pino Aprile, un libro ricco di notizie, date, fatti storici e ben documentati desunti da testimonianze dei discendenti dei Duosiciliani pre-1861, da studi di storici, letterati ed economisti di prim'ordine con i loro nomi, cognomi e saggi scritti con tanto di titolo e casa ditrice per chi desideri approfondire.
I contenuti parlano :
dell' indebitamento di casa Savoia a causa della guerra contro i Francesi e del bisogno di rimpinguare le proprie casse;
della grande ricchezza, prosperità economica, industriale,scientifica, ingegneristica, architettonica,culturale del Regno delle Due Sicilie, ammirato dalle altre nazioni tra cui Inghilterra, America, Austria;
dei terribili saccheggi, ad opera dell'esercito Piemontese e dei Mille, nelle case, nei musei, nelle Chiese, nelle Università e dovunque ci fosse bellezza; degli stupri, delle torture e sevizie contro gli inermi DuoSiciliani da parte dei Piemontesi e dei Mille che, successivamente, ebbero "in premio" beni, terre e proprietà in Meridione e onori al Nord;
dei Piemontesi onesti, tra loro, che si dissociarono da quegli orrori e passarono dalla parte delle vittime;
del grande pentimento di Garibaldi per quella spedizione nella quale lui ed altri avevano creduto. A questo proposito verrà trasmesso, nelle sale cinema, il film "Noi credevamo";
dei ribelli che tentarono di opporsi ai soprusi e che vennero fatti passare per briganti;
della politica post-unitaria volta all'impoverimento del Meridione per riempire la vuote casse del Piemonte;
dell' esodo forzato di tantissimi meridionali all'estero dal 1861 in poi, per sfuggire alle violenze ed alla povertà;
della cultura adoperata come "sovrastruttura" di copertura degli intenti economici di pochi, per denigrare il Meridione e giustificare tutte le scelte del Piemonte.
Sta emergendo sempre più potentemente una nuova storiografia ad opera di libri, siti, blog, testate giornalistiche sul Web e sul cartaceo, per esempio " Il Nuovo Sud", che richiede una urgente, onesta ed approfondita revisione della storia dell'Unità d'Italia, per eliminare la secolare e mistificatrice descrizione di un Regno Borbonico ottuso e arretrato e, soprattutto, per rendere giustizia alle tante vittime che non possono più raccontare il proprio dolore e la verità sui fatti.
La Rai è di tutti gli italiani, per cui chiedo che la storia dell'Unità di Italia, voluta dal Piemonte e subita dai Duosiciliani prima e Meridionali dopo, venga esposta con la dovuta correttezza.


Un' orgogliosa siciliana