18 ottobre 2008

Il federalismo bossiano è una scorreggia

Mutuando una battuta del senatur padano Bossi contro Gianfranco Miglio (padre del federalismo alla polenta con gli osèi), potremmo dire che il contenuto del disegno di legge sul federalismo fiscale, sfornato dal consiglio dei ministri del 3 ottobre 2008, è una scorreggia nello spazio.
Il vero federalismo è quello che propugna l’unione di più stati nazionali per raggiungere più facilmente fini comuni. Il disegno di legge italiano invece vuole in pratica smembrare lo stato unitario in regioni autonome, che spendono nei propri confini le entrate fiscali, senza farle confluire al centro.
Eugenio Scalfari ha scritto che quel disegno di legge è soltanto una scatola vuota, che è già costata un bel po’ di soldi agli italiani. La berlusconiana abolizione dell’Ici era una totale sciocchezza populista, che sarebbe caduta sulle spalle di noi contribuenti, come è avvenuto e continuerà ad avvenire. Alla fine del processo, se non viene bloccato prima, avremo un’Italia a doppia velocità: il nord continuerà ad arricchirsi ed il sud diventerà sempre più povero. «Se c’era un momento - scrive Scalfari - in cui sarebbe stato insensato parlare di federalismo fiscale, quel momento è esattamente l’autunno del 2008 cioè i giorni e i mesi che stiamo vivendo».
Paolo Ferrero ha detto che il federalismo fiscale è una storica fregatura, che gli italiani pagheranno a lungo. Forse per sempre, dico io.
Quello che Bossi vuole fare oggi, sarebbe stato bene farlo nel 1860. Quando il sud dei re Borbone era molto più ricco del nord dei Savoia e degli altri stati e staterelli italiani messi assieme. Allora i piemontesi rubarono tutte le ricchezze del sud e se le portarono al nord. Con l’odierno federalismo il nord vuole perpetuare quel ladrocinio.
Negli anni in cui fu fatta l’unità d’Italia, si fronteggiavano due posizioni contrapposte: quella degli unitari, che sostenevano l’esigenza che l’Italia diventasse «una sola repubblica indivisibile» e quella dei federalisti, che ritenevano più opportuno dar vita agli «Stati liberi federati d’Italia».
Il maggiore esponente degli “unitari” fu Mazzini, che sostenne l’esigenza di un’Italia «unita, indipendente, libera e repubblicana». Sul fronte dei “federalisti” si schierarono, da una parte, Gioberti, con il suo progetto di “neoguelfismo”, che immaginava di mettere alla testa di una confederazione degli Stati italiani il Papa Pio IX, e dall’altra parte Balbo, Torelli, Durando, che propugnavano un federalismo nazionale moderato, di cui la monarchia avrebbe costituito l’elemento aggregante e unificatore.
Vinsero, purtroppo potremmo dire con il senno dipoi, gli unitari. Se avessero vinto i federalisti non avremmo avuta la guerra civile, che insanguinò l’Italia per un decennio (1860-1870), e che vide contrapposti gli italiani del sud, appellati spregiativamente “briganti”, e gli italiani del nord, esportatori di civiltà con le armi e con la forza bruta della legge Pica.
Massimo teorico del federalismo fu Carlo Cattaneo, che nel 1860 scriveva: «Io non ho sperato mai nella nuda unità: per me la sola possibil forma d’unità tra liberi popoli è un patto federale». Bisogna contrapporre - diceva ancora Cattaneo - la federazione alla fusione e mostrare che un patto fra popoli è la sola via che può avviarli alla concordia e all’unità: «ogni fusione conduce al divorzio e all’odio». Il sistema federale nasce “dal basso”, non può essere imposto.
Ed ancora Cattaneo, nel luglio del 1860, replicando a Crispi, diceva: «La mia formula è Stati Uniti, se volete Regni Uniti. Per essere amici bisogna che ognuno resti padrone in casa sua». Ed andava ancora oltre: «Avremo pace vera, quando avremo gli Stati Uniti d’Europa».
Le idee sul federalismo del Cattaneo sono d’altra tempra, rispetto alle scorregge di Bossi.

1 commento:

Anonimo ha detto...

infatti io preferisco cattaneo. l'italia era il miglior paese dove creare il federalismo, proprio per la sua storia multisecolare(ed anzi, forse sarebbe dovuto essere un federalismo provinciale...)invece i "padani" savoia da buoni latini si sono presi il sud, lo hanno sfruttato per prendersi le ricchezze, tassando(macinato do you mean?) e non investendo, costringendo ad adottare il sistema culturale sabaudo. alla fine nacquero i briganti che si trasformarono in organizzazioni che divennero le mafie. la colpa delle mafie è di coloro che al nord distrussero qualsiasi possibilità di sviluppo ad un sud che aveva potenzialità. il regno di napoli era ricco, era civile e anche sviluppato.

la lega è razzista e populista, cerca voti senza coerenza. su kilombo è stato postato un video in merito, e si parla di federalismo quando si fa il c ontrario(nella centrale roma dove siedono i padani)come regalare a fondo perduto soldi a sud

p.s.: il tuo blog mi invia la richiesta di installare un codice java, e di solito non sono cose buone ;)