Anche il fumetto si è interessato del fenomeno del grande brigantaggio socio-politico, che ha coinvolto l’intero sud d’Italia negli anni immediatamente successivi all’unità imposta dai Savoia piemontesi; in pratica gli anni che vanno dal 1860 al 1870.
In quegli anni, al brigantaggio che dilagava nel Mezzogiorno, la popolazione intera fornisce uomini e viveri. Nei fatti il brigantaggio è una vera e propria guerra civile dei poveri contro i ricchi, fra i proprietari (galantuomini) e i proletari (cafoni). Le bande dei briganti sono composte, oltre che da contadini e braccianti, anche da soldati ex borbonici sbandati, ex garibaldini delusi, renitenti alla leva obbligatoria introdotta dalle leggi unitarie.
Il re Borbone Francesco II, che era stato cacciato dal trono del Regno delle due Sicilie, diviene automaticamente alleato dei contadini, finanzia la formazione dei comitati borbonici, assolda in qualche modo i briganti, promette la terra ai contadini. Ed allo stesso tempo tenta di organizzare la restaurazione borbonica nel sud d’Italia. L’ultimo serio tentativo di dare un indirizzo filoborbonico agli spontanei moti contadini viene fatto, alla fine del 1861, con l’ingaggio del generale spagnolo don José Borjes. Il fumetto di Alarico Gattia racconta ed illustra appunto questa avventura.
Borjes, al calare della notte del 13 settembre 1861, con appena una ventina di uomini, sbarca in Calabria. Dopo un percorso avventuroso e pericoloso, il 22 ottobre, nei pressi di Lagopesole in Lucania, si incontra con il capo della rivolta contadina: Carmine Crocco Donatelli. Tra i due non vi sarà mai simpatia. Rappresentano due mondi opposti e due modi diversi di vedere la situazione del sud. Borjes vorrebbe condurre una campagna in favore del legittimismo borbonico con onestà e coerenza militare. Crocco invece combatte una lotta di classe, lotta dei contadini contro tutti i proprietari terrieri, per una ridistribuzione delle ricchezze; consente il saccheggio come mezzo per approvvigionare i suoi uomini e loro famiglie. Crocco abbandona al suo destino Borjes, che l’8 dicembre viene catturato e fucilato dai bersaglieri piemontesi.
In questo contesto storico, nel fumetto, si inserisce la verosimile figura di Don Nicola Solinas, ricco possidente di idee liberali, che nutre una certa simpatia per Crocco e Borjes; ma che nei fatti, per salvare la sua pelle e l’onore di suo padre (che commerciava armi con i Borboni), porterà i soldati piemontesi sulle tracce di Borjes fino all’epilogo finale. Il fumetto si chiude con questo commento: «L’eco degli spari accompagnerà per sempre il giovane cavaliere [Don Nicola] che lentamente sta tornando alla sua terra tanto travagliata. Le sue speranze e le sue illusioni sono ormai le stesse dei diseredati e degli oppressi, della sua gente…». Ma questo, forse, è solo il desiderio dell’autore del fumetto. La storia ci dirà altro sul comportamento dei nobili e dei borghesi. Il loro mondo è altro rispetto a quello dei poveri. «Ci rivedremo a dicembre, a Napoli, per l’apertura della stagione al San Carlo», così Don Nicola saluta la nobile signorina Chiara Cantore che aveva salvata dai briganti. Idee più chiare aveva invece il suo colono Pizzicchio: «Ma cosa sanno di noi poveri cafoni i piemontesi che ora ci troviamo in casa? Ci guardano come fossimo selvaggi…». L’esercito piemontese non conosce la pietà… Chiunque venga trovato in possesso di un’arma è fucilato sul posto.
Lisa Baruffi nell’introduzione a L’uomo del Sud, intitolata Briganti e contadini, scrive che è impossibile stabilire il numero esatto dei morti, degli arrestati, dei deportati. Un giornale del 1863 calcola 18.000 fucilati e 14.000 incarcerati in un solo anno.
La spietata repressione del brigantaggio, da parte dei piemontesi, riuscirà infine a spezzare il legame che univa la popolazione e le bande armate. Conclude la Baruffi: «Verso la metà degli anni sessanta del secolo scorso, con la morte o l’arresto degli ultimi capibanda, il contadino meridionale non troverà altra soluzione alla sua miseria se non nella emigrazione».
Il fumetto di Alarico Gattia è un cartonato di grande formato (24x32 cm), di 56 pagine, pubblicato nel 1978 nella collana “Un uomo un’avventura” delle edizioni CEPIM di Milano, che avevano come direttore Sergio Bonelli. I disegni delle vignette sono accattivanti e riproducono spesso fotogarafie originali d'epoca (briganti in posa, ritratti di personaggi storici).
A suo modo questo fumetto contribuisce alla meritoria, e per noi necessaria, impresa di riscrivere la storia di quei tragici anni anche dalla parte dei vinti.
Allego tre link sul fumetto
http://www.ubcfumetti.com/uoa/15.htm
http://www.blogga.name/blog/yellow_baby/nostalgia/2005/11/21/luomo_del_sud
http://digilander.libero.it/trombealvento/altriillustrat/gattia.htm
Alarico Gattia, L'uomo del Sud, Edizioni CEPIM, Milano 1978, Collana "Un uomo un'avventura", n. 15, pp. 56
28 luglio 2007
L’uomo del Sud - Fumetto di Alarico Gattia - I briganti
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