Avvincente romanzo storico, in due volumi, ambientato nelle Calabrie del 1806. All’inizio di quell’anno il re Borbone Ferdinando IV, prima, e la regina Maria Carolina, poi, avevano abbandonato Napoli per rifugiarsi a Palermo. L’esercito francese, capitanato dal generale André Masséna, aveva occupato Napoli. Napoleone Bonaparte proclamò suo fratello Giuseppe re di Napoli. I Borbone per rientrare a Napoli avrebbero dovuto aspettare fino al 1815.
Il romanzo inizia con lo sbarco in Calabria delle truppe inglesi, capitanate dal generale Stuard, avvenuto nella notte tra il 30 giugno ed il 1° luglio nella baia di Sant’Eufemia. Obiettivo degli inglesi era contrastare i francesi, nel tentativo di riportare Ferdinando IV sul trono di Napoli, cooperando con «gl’intrepidi montanari delle Calabrie» che mai si sottomisero al nuovo re Bonaparte e fra di essi vi erano i «briganti più feroci del mondo», che abitavano «le montagne boscose della Calabria».
Autore del libro, che narra i fatti in prima persona, è un certo Claude Dundas, capitano aiutante di campo inglese, che come dice l’Editore nella introduzione al secondo volume è certamente uno pseudonimo, e non si sa se italiano o straniero. Ho notato che in testa al volume, che è una ristampa anastatica di quello pubblicato nel 1863, non è riportata la lingua originale nella quale è stato scritto, né l’eventuale traduttore; ciò potrebbe far supporre che sia stato scritto in italiano.
Inoltrandomi nella lettura mi è venuto spontaneo il collegamento ad un altro libro, ben più famoso, Notre-Dame de Paris di Victor Hugo. Io credo che l’autore, che scriveva nel 1863, avesse letto il romanzo di Hugo uscito nel 1831. Tante cose me lo fanno sospettare; ne cito una per tutte: il «sozzo ceffo del gobbo Gaspare Truffi», che imperversa in tutto il romanzo.
I briganti che sono presenti nel titolo, in realtà nel romanzo sono sullo sfondo. In primo piano vi sono le narrazioni delle battaglie con tantissimi morti ammazzati, a cominciare dalla battaglia di Maida, vi sono le straordinarie avventure amorose fra nobili, militari e bellissime donne: nobili e popolane, vi sono le insistite descrizioni dei meravigliosi paesaggi del territorio calabrese.
Il brigante del quale si narra qualche avventura è Francatrippa, «uno dei cavalieri prediletti della regina Carolina che gli ha conferito il titolo di colonnello», «un uomo non men prode che cavalleresco, un vero eroe da romanzo, quantunque brigante». Altri briganti presenti, quasi solo nominati, sono Scarolla, Frà Diavolo, Benincasa, Mammone.
Dundas dimostra grande stima e ammirazione nei confronti dei briganti. «I briganti erano tutti uomini prestanti ed atletici, con alti cappelli conici ornati d’un nastro rosso ricascante giù per le spalle membrute, sciarpe scarlatte di seta di Palmi ravvolte alla vita, uose di cuoio rilegate alle gambe con fettuccie rosse, fucile pugnale e fiaschetta ad armacollo. I loro capelli nerissimi ondeggiavano sopra le spalle, essendo la copia e lunghezza di essi segno di devozione al re, e di nimicizia ai francesi».
La lettura del romanzo potrà essere, oltre che piacevole, anche utile, perché come dice Angelo Sferrazza nella introduzione «il lettore di oggi potrà così verificare anche di persona l’attualità del passato». Laruffa Editore di Reggio Calabria ripubblicandolo ha fatto un’opera meritoria oltre che intelligente.
I Briganti nel 1806 ovvero una spedizione nelle Calabrie, memorie di un aiutante di campo inglese, ristampa anastatica dell’edizione di Augusto Federico Negro pubblicata in Torino nel 1863, Laruffa Editore, Reggio Calabria 1993/2003,
Vol. I, pp. 277; Vol. II, pp. 255
13 maggio 2007
I Briganti nel 1806 ovvero una spedizione nelle Calabrie
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