3 giugno 2017

Briganti & Saltimbanchi, di Labanca e Lombardi



Questo è un romanzo scritto a quattro mani; i due autori, Vincenzo Labanca e Iuri Lombardi, che in realtà non si conoscono e che non si sono mai incontrati fino alla pubblicazione del libro, scrivono alternativamente un capitolo; comincia, dopo aver tirato a sorte, Vincenzo, che si attribuisce il ruolo femminile (dandole il nome di Marta) e scrive il capitolo I, spedendolo per e-mail a Iuri il quale fa raccontare ad Andrea (protagonista maschile) gli stessi fatti narrati da Marta, visti però da un’angolazione maschile; avremo così due capitoli uno, due capitoli due, e così di seguito fino al capitolo tredicesimo; Iuri però non si limita a far raccontare ad Andrea il contenuto del capitolo I ma fa narrare il contenuto di un capitolo II, andando avanti con il racconto e dando così il contributo della sua fantasia; Vincenzo fa scrivere a Marta il suo capitolo II e un capitolo III; Iuri poi farà scrivere ad Andrea i capitoli III e IV; e così di seguito; il tutto poi viene spedito per e-mail. È un romanzo che si sviluppa quindi via web.
     In comune i due romanzieri avranno l’argomento (il brigantaggio), i personaggi (un uomo e una donna), il mestiere dei due (saltimbanchi), il luogo e l’anno (Lucania 1861). La trama invece si svilupperà capitolo per capitolo.
     La grafia delle lettere di scrittura sarà diversa per Marta e per Andrea. Totalmente in corsivo saranno invece i due capitoli XIII, nei quali si descrive la fine dei personaggi del romanzo ed i nomi veri di Marta ed Andrea e di chi li fa parlare.
     Molto si apprende nel romanzo dei Briganti veramente esistiti.
     All’indomani del 1860, anno nel quale avvenne la cosiddetta Unità d’Italia, che sapeva tanto di annessione o meglio ancora di conquista del Sud da parte del nord, Marta ed Andrea facevano a Perugia (Umbria) i saltimbanchi («artisti di strada che non sanno mai oggi quel che faranno domani»). Decisero nel 1861, a determinate condizioni, di scendere al Sud, dove c’era stata una feroce rivolta contadina con migliaia di morti e per incontrare quindi i Briganti.
     Avevano come compagni di strada e protagonisti degli spettacoli, insieme a loro, un asino di nome Oreste e un cagnolino bianco e nero di nome Napoleone.
     «Il saltimbanco deve saper ridere per finta e piangere per davvero, scrivere sull’acqua e parlare col vento, saltare, ballare, far finta di recitare anche di fronte all’indifferenza del mondo».
     Arrivarono a Sicignano degli Alburni, ora in provincia di Salerno, furono ospiti per qualche giorno di un mugnaio, che raccontò la sua triste storia: il suo figlio maggiore e la moglie erano morti, degli altri due figli uno era diventato soldato con i piemontesi e l’altro brigante.
     Entrarono poi in Lucania, nella terra dei Briganti, che non erano feroci assassini ma solo dei partigiani senza speranza.
     Incontrarono il prete Don Giacomo di Laurenzana, che i saltimbanchi dubitarono sempre se facesse la spia dei piemontesi o dei briganti.
     I primi Briganti che incontrarono furono quelli capitanati da Pasquale Trinchella, soprannominato Malomo, che divenne brigante per non fare il soldato con i piemontesi.
     I saltimbanchi, facendo il loro mestiere, furono ospiti per oltre due mesi del Barone Berlingieri, padrone del Bosco-Pantano. Berlingieri era il più cattivo di tutti i Galantuomini, che inizialmente si erano schierati con i Briganti, sostenendoli finanziariamente e proteggendoli, ma poi erano passati con piemontesi; alcuni galantuomini avevano smesso di finanziare i Briganti ma continuavano a proteggerli ed a nasconderli all’interno delle loro proprietà, altri non solo non li finanziavano ma nemmeno li proteggevano, altri ancora non li finanziavano non li proteggevano e li catturavano per consegnarli alle autorità piemontesi e riscuoterne la taglia. Saltimbanchi veri erano i Galantuomini.
     Fuggono poi dal Barone e vanno a finire nella banda del capobrigante Antonio Franco, che aveva come sua donna Serafina, figlia primogenita di Don Prospero Ciminelli, padrone e sindaco di San Severino Lucano; Serafina aveva gettato all’aria ogni privilegio per seguire il Brigante.
     Nel romanzo poi si parla del Generale spagnolo José Borgés e del Generalissimo dei briganti Carmine Crocco, del loro modo differente di vedere la lotta contro i piemontesi.
     Il libro si chiude con i due capitolo XIII; apprendiamo che Marta (fatta parlare da Vincenzo Labanca) in realtà si chiamava Giuliana e Andrea (fatto parlare da Iuri Lombardi) si chiamava Valerio. I due (Marta e Andrea) torneranno a lavorare insieme a Perugia.
     È un romanzo che si legge piacevolmente dall’inizio alla fine. Merita di essere letto.
Rocco Biondi

Vincenzo Labanca – Iuri Lombardi, Briganti & Saltimbanchi. Due storie in una al tempo dei Briganti, romanzo, SiriS Editore, Rivello (Potenza) 2008, pp. 352

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