1 ottobre 2011

Nicola Zitara appartiene a tutti


Ricorre oggi 1° ottobre 2011 il primo anniversario della morte di Nicola Zitara. Era nato a Siderno (Reggio Calabria) il 16 luglio 1927, dove è morto all'età di 83 anni. Un mio tributo alla sua grandezza l'ho dato recensendo il suo libro forse più bello “Memorie di quand'ero italiano”, scritto quando aveva 67 anni. Qui riporto solo due frasi di quel libro che sintetizzano l'essere di Zitara: «Conosco poche persone che possono dire di essere state libere come me» e «E' stato comunque bello non avere padroni politici, editori-padroni e tutele accademiche».
Il 5 agosto scorso partecipai a Roccella Jonica (Reggio Calabria) alla presentazione dell'ultimo libro di Zitara “L'invenzione del Mezzogiorno. Una storia finanziaria”. Tra gli altri a presentare il libro vi era anche Pino Aprile. Proprio da questa occasione voglio prendere lo spunto per una mia considerazione. Lidia, figlia di Nicola Zitara, a commento di quella presentazione ha scritto un pezzo intitolato “Mio padre, Nicola Zitara, una grande anima. E’ dovuto morire perché ci si ricordasse di lui”, affermando tra l'altro che dall'intervento di Pino Aprile si aspettava di più in termini di contenuti. Era mancata negli interventi dei relatori la dichiarazione delle posizioni decisamente separatiste di Zitara, che vedeva la soluzione dei problemi del Sud solo ed esclusivamente al di fuori dell’Italia e dell’Europa.
Legittimo desiderio della figlia di Zitara. Ma quando ho letto la lettera aperta a Francesco Tassone, scritta da Antonia Capria, moglie di Nicola Zitara, al direttore dei “Quaderni Calabresi”, ho cominciato a capire che vi erano seri problemi e valutazioni contrastanti fra la famiglia di Zitara e gli altri, dove questi ultimi intuivo essere parecchi. Questa mia impressione è stata poi confermata dagli interventi di Lidia Zitara su “Scirocconews” in occasione del premio ottenuto al Festival del Cinema di Venezia dal documentario “In attesa dell'avvento” in qualche modo ispirato a Nicola Zitara. Lidia è stata inopportunamente e in modo poco documentato molto dura contro gli autori del documentario Felice D’Agostino e Arturo Lavorato. Questi ultimi hanno avuto facile gioco a difendersi e chiarire. Tra l'altro in coda all'articolo di Lidia vi era una dichiarazione della madre Antonia di entusiastica favorevole partecipazione al successo conseguito a Venezia.
E' chiaro quindi che la famiglia Zitara difende accanitamente la memoria, gli scritti, l'operato di Nicola Zitara. E questo è legittimo, ma penso che si sbaglia ad esasperarne i toni.
Nicola Zitara ormai appartiene a tutti i meridionali.
Chiudo con una nota personale: ho scritto due volte a Lidia Zitara e non ho mai avuto risposta.
Rocco Biondi

2 commenti:

Anonimo ha detto...

"Gentile" Rocco, casualmente ho trovato questa tuo scritto. Vorrei chiarire a chi ti legge che non solo ti ho risposto, ma ti ho inviato anche dei libri di mio padre senza nulla chiedere in cambio. Speravo che avessi avuto cura di aggiungere tu stesso questa rettifica, ma evidentemente era troppo pretendere.
La buona educazione mi sembra difettare alquanto nei sedicenti sodali di mio padre.

Lidia Zitara

roccobiondi ha detto...

@lidia. Seguo ormai poco o per nulla i commenti a questo mio blog. Comunque questa mia stessa nota su Nicola Zitara l'avevo pubblicata su facebook e lì ho avuto con te uno scambio di commenti.
Però siccome me lo chiedi lo faccio volentieri. Io ti avevo chiesto contrassegno alcuni libri di tuo padre, che non riuscivo a trovare in altro modo. Tu invece me li hai inviati gratuitamente e precisamente: “'O sorece morto”, “Tutta l'égalité”, e un piccolo fascicolo (due copie) con una presentazione di Carlo Beneduci ed uno scritto di Nicola Zitara. I due volumi erano autografati e a me dedicati da tua madre. Ho ringraziato tua madre (spero che questo mio ringraziamento non si sia perso nel maremagnum di internet).
Approfitto per augurarti un felice anno nuovo, che porti anche i meritatissimi riconoscimenti all'opera di tuo padre.
Rocco Biondi