23 agosto 2011

Macroregione del Sud


Un ministro in carica ha rilanciato la proposta per la costituzione in Italia di massimo 6-8 macroregioni, su piattaforma federale, sopprimendo le attuali venti regioni e le province tutte, tagliando tanti microcomuni. Questo - dice il ministro - contribuirebbe ad abbattere i costi della politica, svecchierebbe l'attuale sistema istituzionale e amministrativo, rilancerebbe il Paese. Una grande “Regione delle due Sicilie” - dice ancora il ministro - sarebbe quella regione sud-europea capace di essere la cerniera tra la vecchia Europa e i mondi e i mercati nuovi emergenti. Buona l'idea, ma tantissime sono le resistenze di vecchie clientele e vecchi apparati.
Anch'io, insieme a tanti altri, vado sostenendo da tempo la bontà dell'idea della costituzione di una grande macroregione del Sud. Questo ovviamente contrasta totalmente con chi, anche in Puglia, vorrebbe continuare a dividere, fantasticando della creazione della Regione Salento, mettendo insieme le province di Brindisi, Lecce, Taranto, separandosi da Bari e Foggia, oppure della Regione Moldaunia, accorpando la provincia di Foggia e il Molise. Vogliono continuare a contare sempre meno. Il Nord ignora e sfrutta le Regioni del Sud. Separati noi meridionali abbiamo poca o nessuna forza. Frazionarci ancora peggiora la situazione.
Circa un anno fa scrivevo in una nota che per il Meridione d'Italia sarebbe utile, forse necessario, accorparsi. Questa idea vale ancora più oggi. Allora dicevo che di questa macroregione dovrebbero farne parte Abruzzo, Basilicata, Calabria, Campania, Molise, Puglia, Sicilia. Oggi aggiungo anche gran parte dell'odierno Lazio meridionale ed il Cicolano (l'area orientale dell'attuale provincia di Rieti). In pratica tutto il territorio del vecchio Regno delle Due Sicilie, invaso e annientato dai Piemontesi nel 1860.
Valgono ancora oggi le osservazioni che facevo un anno fa.
Riaccorpare l'intero territorio del Regno non è sogno nostalgico del bel tempo che fu. Ma è risposta all'abbandono, operato della nordica Italia unita, di tutto il Sud. Una regione di circa 20milioni di abitanti (il 35% di tutta l'Italia) farebbe sentire il suo peso.
Do per scontato che tante possono essere le resistenze alla nascita di questa unica macroregione. Scomparendo le attuali esistenti regioni, si perderebbero poteri, clientele, assessorati, consiglieri, apparati. La Sicilia perderebbe la sua "specialità".
Ma tantissimi sarebbero i vantaggi di una gestione unitaria di tutto il Sud. A cominciare da una risposta più forte al contropotere criminale. Ma aumenterebbe anche la forza per poter chiede ai discendenti degli invasori piemontesi il saldo del conto per l'invasione subita, con conseguenti furti e danni, perpetuantisi anche nei successivi centocinquant'anni.
Una simile macroregione del Sud potrebbe ancora avere interesse a rimanere nell'Italia unita, perché cambierebbero i rapporti di forza. Non saremmo più il fanalino di coda dell'economia italiana, ma potremmo diventarne i propulsori.
Ma mal che vada non sarebbe un danno per il meridione diventare autonomo. Saremmo - scrive Pino Aprile nel suo “Terroni” mutuando un concetto di Nicola Zitara - l'ultimo paese dell'Europa unita. Ma, da soli, avremmo la possibilità di trasformare i nostri ritardi in occasioni di sviluppo. Non dovendo più “far media” con il reddito del Nord, diverremmo immediatamente il paese europeo ad avere maggiore diritto agli incentivi economici per lo sviluppo; con un impagabile vantaggio aggiuntivo: che i soldi dell'Europa per il Sud, resterebbero al Sud.

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