La strage degli innocenti. A Cana, nel sud del Libano, un attacco aereo notturno degli israeliani ha fatto 60 morti, di cui 37 bambini.
Il presidente libanese Fuad Siniora ha definito Israele «criminale di guerra». Siniora ha aggiunto di voler «lanciare un grido molto forte a tutti i libanesi, a tutti gli arabi e a tutto il mondo perché stiano al nostro fianco di fronte ai criminali di guerra israeliani».
Tutto il mondo, eccetto gli Stati Uniti di Bush, chiedono ad Israele il cessate il fuoco immediato. Ma il "criminale" Olmert dichiara che «Israele non ha fretta» e chiede un'altra quindicina di giorni per continuare la carneficina. Ma, se facessero fuori lui, forse ci eviteremmo un 600 morti civili (40 morti al giorno per i 15 giorni che Olmert chiede di libertà di uccidere).
E non vi indignate e scandalizzate per quello che scrivo. Perché può morire un piccolo bambino libanese innocente e non può morire un politico israeliano? I morti per violenza sono tutti uguali. Ma non c'è nessuna ragione al mondo che possa giustificare un omicidio.
Fermate Nasrallah (Hezbollah), fermate Olmert (Israele).
Ma intanto non ammazzate i bambini. E per non ammazzare i bambini dovete fermare la guerra.
31 luglio 2006
30 luglio 2006
Le Bande - Film
Nel film agiscono tre tipi di bande: la prima è una banda di contrabbandieri, la seconda è una banda musicale, la terza è una piccola banda delinquenziale nata per vendicare una madre ammazzata dai contrabbandieri. Qust'ultima banda riuscirà a redimersi contribuendo a far annientare la banda dei contrabbandieri.
E' un discreto film artigianale a tema. Soffre di una sceneggiatura con episodi giustapposti in modo un po' confusionario.
Un film senza pretese nato forse con troppe pretese.
Il fatto che il film non abbia trovato una distribuzione per l'Italia la dice lunga sulla qualità (almeno commerciale) del film.
Il film è stato prodotto dalla pugliese Domasyafilm di Conversano.
Il regista Lucio Giordano, anche lui di Conversano, ha girato il film nell’estate del 2004 in Puglia e Abruzzo, tra le coste di Polignano, i trulli di Alberobello, le case di Triggianello e il teatro Fenaroli di Lanciano. Gli attori sono quasi tutti pugliesi.
Il film è stato fortemente voluto e sostenuto dal Comando Generale e regionale pugliese del Corpo della Guardia di Finanza.
In sei anni, dal 1996 al 2002, quindici finanzieri sono caduti in Puglia nel corso di conflitti a fuoco, inseguimenti, sfondamenti e speronamenti con i contrabbandieri.
Trama
Massimo e Federica rimangono orfani di madre a causa dei contrabbandieri. Il veicolo su cui viaggiano insieme ai genitori, scambiata per un’auto civetta della G.d.F. viene infatti intenzionalmente mandato fuori strada dalle auto blindate dei banditi, interessati a salvaguardare i propri traffici anche a costo della vita di poveri innocenti. I superstiti restano ovviamente segnati da questa traumatica esperienza e, crescendo, Massimo si lascia coinvolgere in attività illegali: probabilmente non ha più nulla da perdere. Egli è clarinettista in una famosa banda del sud, insieme a Federica che suona il flauto traverso. Durante le feste di paese cui partecipa la banda, Massimo sfrutta la tipica situazione di gioiosa confusione per compiere furti di preziosi...
Cast
Regia: Lucio Giordano
Attori: Massimo Giordano, Federica Gomma, Frank Lino, Marcello Rubino, Roberto Berardi, Rita Del Piano, Michele Di Virgilio, Vincenzo Monti, Franco Greco
Produzione: Domasya Film
Anno: 2005
Durata: 119'
Data di uscita: Venezia 2005 - 3 Febbraio 2006 (cinema)
Sito ufficiale: www.domasyafilm.it/le_bande/
(Il film è stato proiettato a Villa Castelli, il 26 luglio 2006, nell'ambito del programma delle manifestazioni estive denominate "Viaggi nella cultura, parole immagini e musica")
E' un discreto film artigianale a tema. Soffre di una sceneggiatura con episodi giustapposti in modo un po' confusionario.
Un film senza pretese nato forse con troppe pretese.
Il fatto che il film non abbia trovato una distribuzione per l'Italia la dice lunga sulla qualità (almeno commerciale) del film.
Il film è stato prodotto dalla pugliese Domasyafilm di Conversano.
Il regista Lucio Giordano, anche lui di Conversano, ha girato il film nell’estate del 2004 in Puglia e Abruzzo, tra le coste di Polignano, i trulli di Alberobello, le case di Triggianello e il teatro Fenaroli di Lanciano. Gli attori sono quasi tutti pugliesi.
Il film è stato fortemente voluto e sostenuto dal Comando Generale e regionale pugliese del Corpo della Guardia di Finanza.
In sei anni, dal 1996 al 2002, quindici finanzieri sono caduti in Puglia nel corso di conflitti a fuoco, inseguimenti, sfondamenti e speronamenti con i contrabbandieri.
Trama
Massimo e Federica rimangono orfani di madre a causa dei contrabbandieri. Il veicolo su cui viaggiano insieme ai genitori, scambiata per un’auto civetta della G.d.F. viene infatti intenzionalmente mandato fuori strada dalle auto blindate dei banditi, interessati a salvaguardare i propri traffici anche a costo della vita di poveri innocenti. I superstiti restano ovviamente segnati da questa traumatica esperienza e, crescendo, Massimo si lascia coinvolgere in attività illegali: probabilmente non ha più nulla da perdere. Egli è clarinettista in una famosa banda del sud, insieme a Federica che suona il flauto traverso. Durante le feste di paese cui partecipa la banda, Massimo sfrutta la tipica situazione di gioiosa confusione per compiere furti di preziosi...
Cast
Regia: Lucio Giordano
Attori: Massimo Giordano, Federica Gomma, Frank Lino, Marcello Rubino, Roberto Berardi, Rita Del Piano, Michele Di Virgilio, Vincenzo Monti, Franco Greco
Produzione: Domasya Film
Anno: 2005
Durata: 119'
Data di uscita: Venezia 2005 - 3 Febbraio 2006 (cinema)
Sito ufficiale: www.domasyafilm.it/le_bande/
(Il film è stato proiettato a Villa Castelli, il 26 luglio 2006, nell'ambito del programma delle manifestazioni estive denominate "Viaggi nella cultura, parole immagini e musica")
28 luglio 2006
Moana Pozzi pensiero 5°: sesso e pornografia
L'Italia è un paese moralista? Assolutamente no. Qui tutto è vietato, ma in realtà tutto è possibile.
Ho perso la mia verginità nella primavera 1976 all'età di quindici anni. Lui ne aveva ventitré. Sentii molto dolore, non mi divertii affatto e dopo quell'esperienza passò un anno prima che facessi l'amore di nuovo.
Sono esigente sul sesso. Non raggiungo facilmente l'orgasmo se gli uomini non sono bravissimi.
La lussuria non è un vizio, è un piacere.
Io sono una donna felice perché il sesso lo vivo gioiosamente. Una prostituta fa il suo mestiere per soldi, io per piacere.
Le orge non sono il mio passatempo preferito, amo di più dedicarmi a una sola persona per volta. L'orgia più impegnativa che ricordo è avvenuta sul set del mio film porno Moana, la bella di giorno dove ho fatto l'amore con otto ragazzi neri.
A me non piace scopare per scopare, infatti non scopo tutti i giorni; scopo quando ho la stimolazione giusta; così tanto per farlo, mi annoio.
Io sono contenta di essere donna. Non vorrei essere un uomo, non l'ho mai desiderato. Mi piacerebbe scopare un uomo. Sarebbe bello avere anche il cazzo. Il cazzo è una bella presenza. Ecco, bisognerebbe avere tutt'e due: cazzo e fica; è troppo poco una cosa sola.
Il cazzo mi piace grande, durissimo e lungo quanto basta (diciotto centimetri).
La gente vive male la propria sessualità. La vera perversione è la routine, l'abbrutimento nel lavoro quotidiano. A me piace l'oscenità; mi annoia invece la volgarità, che è cattivo gusto e basta. L'osceno è «il» sublime.
Pornografia. Significa realizzare i propri desideri. La pornografia non è altro che la rappresentazione dei nostri sogni più intimi, dei desideri più segreti.
Per me non esiste differenza tra porno ed erotismo.
Pornografia, erotismo, sesso: perché stare a dannarsi cercando la differenza?
[Marco Giusti, Moana, Mondadori, 2005, pp. 190, € 15,00]
Miei precedenti post su Moana
Moana Pozzi
Via Moana Pozzi - Cronache dal congresso radicale
Satira dissacrante
Moana Pozzi pornostar e spia
Moana tutta la verità - Libro
Moana Pozzi pensiero 1°: Chi sono
Moana Pozzi pensiero 2°: la giovinezza
Moana Pozzi pensiero 3°: la filosofia (collezionare vip)
Moana Pozzi pensiero 4°: educazione e sesso
Ho perso la mia verginità nella primavera 1976 all'età di quindici anni. Lui ne aveva ventitré. Sentii molto dolore, non mi divertii affatto e dopo quell'esperienza passò un anno prima che facessi l'amore di nuovo.
Sono esigente sul sesso. Non raggiungo facilmente l'orgasmo se gli uomini non sono bravissimi.
La lussuria non è un vizio, è un piacere.
Io sono una donna felice perché il sesso lo vivo gioiosamente. Una prostituta fa il suo mestiere per soldi, io per piacere.
Le orge non sono il mio passatempo preferito, amo di più dedicarmi a una sola persona per volta. L'orgia più impegnativa che ricordo è avvenuta sul set del mio film porno Moana, la bella di giorno dove ho fatto l'amore con otto ragazzi neri.
A me non piace scopare per scopare, infatti non scopo tutti i giorni; scopo quando ho la stimolazione giusta; così tanto per farlo, mi annoio.
Io sono contenta di essere donna. Non vorrei essere un uomo, non l'ho mai desiderato. Mi piacerebbe scopare un uomo. Sarebbe bello avere anche il cazzo. Il cazzo è una bella presenza. Ecco, bisognerebbe avere tutt'e due: cazzo e fica; è troppo poco una cosa sola.
Il cazzo mi piace grande, durissimo e lungo quanto basta (diciotto centimetri).
La gente vive male la propria sessualità. La vera perversione è la routine, l'abbrutimento nel lavoro quotidiano. A me piace l'oscenità; mi annoia invece la volgarità, che è cattivo gusto e basta. L'osceno è «il» sublime.
Pornografia. Significa realizzare i propri desideri. La pornografia non è altro che la rappresentazione dei nostri sogni più intimi, dei desideri più segreti.
Per me non esiste differenza tra porno ed erotismo.
Pornografia, erotismo, sesso: perché stare a dannarsi cercando la differenza?
[Marco Giusti, Moana, Mondadori, 2005, pp. 190, € 15,00]
Miei precedenti post su Moana
Moana Pozzi
Via Moana Pozzi - Cronache dal congresso radicale
Satira dissacrante
Moana Pozzi pornostar e spia
Moana tutta la verità - Libro
Moana Pozzi pensiero 1°: Chi sono
Moana Pozzi pensiero 2°: la giovinezza
Moana Pozzi pensiero 3°: la filosofia (collezionare vip)
Moana Pozzi pensiero 4°: educazione e sesso
27 luglio 2006
Fallimento sul Libano
La speranza mia e del mondo intero, eccetto chi la guerra l'ha voluta e la vuole, era che dalla Conferenza di Roma fosse uscita una dichiarazione per il cessate il fuoco immediato sul Libano e su Gaza. Invece è prevalso il veto degli Stati Uniti, spalleggiati dalla Gran Bretagna, che puntavano su un cessate il fuoco «stabile e durevole», contro la posizione di tutti gli altri Stati presenti alla Conferenza (Francia in testa) che volevano un cessate il fuoco «immediato».
In pratica si è preferita una incerta gallina per domani invece del certo uovo di oggi.
E Condoleezza Rice rideva. Non so cosa c'era da ridere.
Il premier libanese Fuad Siniora triste e commosso ha detto: «Quanto a lungo dovremo continuare a pagare i costi umani, sociali, psicologici ed economici di questa situazione? Una vita umana in Libano vale forse meno che in altri posti? Siamo figli di un Dio minore?».
Terribili sono i crimini che la macchina da guerra israeliana sta commettendo in Libano contro le zone abitate da civili innocenti e disarmati.
Siniora, denunciando che i bombardamenti israeliani di queste due settimane hanno già procurato danni sul territorio libanese che superano i 2 miliardi di dollari, ha chiesto che Israele risarcisca questi danni. «Israele non può continuare all'infinito ad ignorare il diritto internazionale - ha detto Siniora. Deve pagare, tenteremo tutte le strade perché Israele risarcisca il popolo libanese».
Questa è la settima aggressione, la settima occupazione del Libano da parte di Israele.
Dopo due settimane di combattimenti Israele è lontano da una vittoria decisiva e i suoi principali obiettivi dichiarati non sono stati raggiunti.
Sarebbe pura follia sperare di poter ammazzare tutti gli hezbollah presenti in Libano. Tenuto conto delle medie dei morti "collaterali" di questi giorni, forse bisognerebbe ammazzare tutti i libanesi.
Si sta ripetendo l'errore dell'Iraq. Dove i quasi 50 morti civili al giorno non fanno più notizia.
Con le armi non si risolvono i problemi.
[Nella foto: Il premier libanese Fuad Siniora]
In pratica si è preferita una incerta gallina per domani invece del certo uovo di oggi.
E Condoleezza Rice rideva. Non so cosa c'era da ridere.
Il premier libanese Fuad Siniora triste e commosso ha detto: «Quanto a lungo dovremo continuare a pagare i costi umani, sociali, psicologici ed economici di questa situazione? Una vita umana in Libano vale forse meno che in altri posti? Siamo figli di un Dio minore?».
Terribili sono i crimini che la macchina da guerra israeliana sta commettendo in Libano contro le zone abitate da civili innocenti e disarmati.
Siniora, denunciando che i bombardamenti israeliani di queste due settimane hanno già procurato danni sul territorio libanese che superano i 2 miliardi di dollari, ha chiesto che Israele risarcisca questi danni. «Israele non può continuare all'infinito ad ignorare il diritto internazionale - ha detto Siniora. Deve pagare, tenteremo tutte le strade perché Israele risarcisca il popolo libanese».
Questa è la settima aggressione, la settima occupazione del Libano da parte di Israele.
Dopo due settimane di combattimenti Israele è lontano da una vittoria decisiva e i suoi principali obiettivi dichiarati non sono stati raggiunti.
Sarebbe pura follia sperare di poter ammazzare tutti gli hezbollah presenti in Libano. Tenuto conto delle medie dei morti "collaterali" di questi giorni, forse bisognerebbe ammazzare tutti i libanesi.
Si sta ripetendo l'errore dell'Iraq. Dove i quasi 50 morti civili al giorno non fanno più notizia.
Con le armi non si risolvono i problemi.
[Nella foto: Il premier libanese Fuad Siniora]
25 luglio 2006
In galera i corruttori, no all'indulto per loro
L'obiettivo morale di una maggioranza di centrosinistra non dovrebbe essere come far uscire Previti e compari dal carcere, ma come farci entrare Berlusconi.
Sto con Antonio Di Pietro che di indulto per i reati finanziari non vuole sentirne parlare.
Non sono d'accordo che escano dal carcere o non vi entrino Cesare Previti, Silvio Marina Piersilvio Berlusconi, Confalonieri, Wanna Marchi, Stefania Nobile, Moggi, Carraro, Giaruado, Galliani, Mazzini, De Sanctis, Pairetto, Bergamo, Fiorani, Gnutti, Ricucci, Coppola, Consorte, Sacchetti, Billè, Palenzona, Brancher, Grillo, Romani, Comincioli, Calderoli, Tarolli, Calisto Tanzi, Cesare Geronzi, Sergio Cragnotti, De Mita, Burlando, Alemanno, Raffaele Fitto, Salvo Sottili, Francesco Proietti Cosimi, Marcello Dell'Utri, Francesco Storace, Vincenzo De Luca, Altero Matteoli, Ugo Martinat, Silvano Moffa, Totò Cuffaro, Vittorio Adolfo, Giampiero Catone, Aldo Patricello, Teresio Delfino, Pino Firrarello, Nuccio Cusumano.
Per mandare in galera tutti questi "signori", se colpevoli, ho votato centrosinistra. Sarebbe una truffa usare il mio voto per mandarli in libertà. In questa impresa non era riuscita nemmeno la maggioranza di Berlusconi. Sarebbe una beffa se ci riuscisse la maggioranza di Prodi.
No al colpo di spugna su dieci anni di malaffare.
Sto con Antonio Di Pietro che di indulto per i reati finanziari non vuole sentirne parlare.
Non sono d'accordo che escano dal carcere o non vi entrino Cesare Previti, Silvio Marina Piersilvio Berlusconi, Confalonieri, Wanna Marchi, Stefania Nobile, Moggi, Carraro, Giaruado, Galliani, Mazzini, De Sanctis, Pairetto, Bergamo, Fiorani, Gnutti, Ricucci, Coppola, Consorte, Sacchetti, Billè, Palenzona, Brancher, Grillo, Romani, Comincioli, Calderoli, Tarolli, Calisto Tanzi, Cesare Geronzi, Sergio Cragnotti, De Mita, Burlando, Alemanno, Raffaele Fitto, Salvo Sottili, Francesco Proietti Cosimi, Marcello Dell'Utri, Francesco Storace, Vincenzo De Luca, Altero Matteoli, Ugo Martinat, Silvano Moffa, Totò Cuffaro, Vittorio Adolfo, Giampiero Catone, Aldo Patricello, Teresio Delfino, Pino Firrarello, Nuccio Cusumano.
Per mandare in galera tutti questi "signori", se colpevoli, ho votato centrosinistra. Sarebbe una truffa usare il mio voto per mandarli in libertà. In questa impresa non era riuscita nemmeno la maggioranza di Berlusconi. Sarebbe una beffa se ci riuscisse la maggioranza di Prodi.
No al colpo di spugna su dieci anni di malaffare.
24 luglio 2006
Dalla parte degli indifesi: con il Libano
Gli israeliani potrebbero avere tutte le ragioni del mondo, ma quello che stanno facendo contro il Libano non lo capisco. Stanno radendo al suolo il Libano, solo perché gli Hezbollah residenti nel Libano non stanno rilasciando due soldati israeliani rapiti. O almeno così dicono.
I bombardieri israeliani stanno abbattendo, insieme ai siti militari ed alle basi di Hezbollah, anche le più importanti infrastrutture civili libanesi.
Hanno colpito caserme, le basi dei servizi segreti, le basi della marina, le basi aeree, impianti radar. Hanno colpito il quartier generale di Hezbollah a Beirut.
Ma le bombe israeliane hanno anche distrutti più di cinquanta ponti, la superstrade e le altre strade che collegano il Libano alla Siria, l'aeroporto internazionale di Beirut, i porti di Beirut e Tripoli. Hanno distrutte o gravemente danneggiate decine di migliaia di case e edifici in tutto il Libano. Hanno colpito decine di impianti e fabbriche. Hanno colpito centrali elettriche, depositi di carburanti, serbatoi idrici, stazioni di servizio. Hanno colpiti ripetitori e impianti di emittenti radio e televisive, impianti di telefonia.
E siamo "solo" al tredicesimo giorno di guerra, ma se continuano così non rimarrà più nulla da distruggere.
In questi tredici giorni di guerra sono stati ammazzati circa 370 libanesi e 120 palestinesi, quasi tutti civili, contro circa 35 israeliani.
Il vicepremier israeliano Shimon Peres ha detto di avere simpatia per il popolo palestinese. E meno male, altrimenti che avrebbe fatto? L'avrebbe bombardato con la bomba atomica?
Il poeta siriano Adonis, che è vissuto per molti anni a Beirut, considerato il più grande poeta di lingua araba, ha detto che il Libano viene attaccato perché è l'unico paese di quella regione che, sotto il profilo umano e culturale, è in grado di realizzare un progetto democratico all'interno di un mondo antidemocratico. Il Libano vuole permettere la libertà di pensiero, vuol dare vita ad una società civile laica che separa la religione dallo Stato E' questa la specificità del Libano. Se esso crolla, dice Adonis, l'intera regione regredirà di 3 mila anni, col rischio di ricadere nell'epoca delle profezie, delle apocalissi, delle guerre e della desolazione. Un ritorno, insomma, all'epoca delle tenebre.
I bombardieri israeliani stanno abbattendo, insieme ai siti militari ed alle basi di Hezbollah, anche le più importanti infrastrutture civili libanesi.
Hanno colpito caserme, le basi dei servizi segreti, le basi della marina, le basi aeree, impianti radar. Hanno colpito il quartier generale di Hezbollah a Beirut.
Ma le bombe israeliane hanno anche distrutti più di cinquanta ponti, la superstrade e le altre strade che collegano il Libano alla Siria, l'aeroporto internazionale di Beirut, i porti di Beirut e Tripoli. Hanno distrutte o gravemente danneggiate decine di migliaia di case e edifici in tutto il Libano. Hanno colpito decine di impianti e fabbriche. Hanno colpito centrali elettriche, depositi di carburanti, serbatoi idrici, stazioni di servizio. Hanno colpiti ripetitori e impianti di emittenti radio e televisive, impianti di telefonia.
E siamo "solo" al tredicesimo giorno di guerra, ma se continuano così non rimarrà più nulla da distruggere.
In questi tredici giorni di guerra sono stati ammazzati circa 370 libanesi e 120 palestinesi, quasi tutti civili, contro circa 35 israeliani.
Il vicepremier israeliano Shimon Peres ha detto di avere simpatia per il popolo palestinese. E meno male, altrimenti che avrebbe fatto? L'avrebbe bombardato con la bomba atomica?
Il poeta siriano Adonis, che è vissuto per molti anni a Beirut, considerato il più grande poeta di lingua araba, ha detto che il Libano viene attaccato perché è l'unico paese di quella regione che, sotto il profilo umano e culturale, è in grado di realizzare un progetto democratico all'interno di un mondo antidemocratico. Il Libano vuole permettere la libertà di pensiero, vuol dare vita ad una società civile laica che separa la religione dallo Stato E' questa la specificità del Libano. Se esso crolla, dice Adonis, l'intera regione regredirà di 3 mila anni, col rischio di ricadere nell'epoca delle profezie, delle apocalissi, delle guerre e della desolazione. Un ritorno, insomma, all'epoca delle tenebre.
23 luglio 2006
Crash contatto fisico - Film
Le sconfitte e le frustrazioni personali diventano violenza sugli altri. Viviamo in un mondo senza speranza. Siamo destinati ad essere sconfitti. Eppure aneliamo ad uscire dall'inferno quotidiano. Vorremmo che dei santi, degli angeli, dei mantelli fatati ci salvassero. Ma solo dentro di noi possiamo veramente trovare la forza per redimerci e sopravvivere. Si vive con i nervi a fior di pelle, pronti a premere il grilletto prima che gli altri possano farlo contro di noi. Ma la paura è tanta che anche quando qualcuno vuol solo tenderci la mano crediamo che voglia aggredirci.
Ma forse la vita vera è meno cupa di come viene descritta nel film. Almeno per alcuni i fiocchi di neve cadono più di frequente.
Ottima fotografia.
Premio Oscar 2006 come miglior film, migliore sceneggiatura, miglior montaggio.
Trama
Una casalinga di Brentwood e il marito procuratore. Un iraniano proprietario di un 24hours shop. Due detective della polizia, amanti occasionali. Il regista nero di un canale televisivo e la moglie. Un fabbro latinoamericano. Due ladri di automobili. Una recluta della polizia. Una coppia coreana di mezza età… Vivono tutti a Los Angeles. E nelle prossime 36 ore per loro sarà inevitabile scontrarsi…
Cast
Regia: Paul Haggis
Attori: Sandra Bullock, Don Cheadle, Matt Dillon, Jennifer Esposito, William Fichtner, Brendan Fraser, Ryan Phillippe, Thandie Newton, Terrence Howard
Titolo originale: Crash
Nazione: U.S.A., Germania
Anno: 2004
Genere: Drammatico
Durata: 113'
Sito italiano: www.crashcontattofisico.it
Produzione: Bull's Eye Entertainment, Paul Haggis per Paul Haggis Productions
Distribuzione: Filmauro
Data di uscita: 11 Novembre 2005 (cinema)
(Il film è stato proiettato a Villa Castelli, il 22 luglio 2006, nell'ambito del programma delle manifestazioni estive denominate "Viaggi nella cultura, parole immagini e musica")
Ma forse la vita vera è meno cupa di come viene descritta nel film. Almeno per alcuni i fiocchi di neve cadono più di frequente.
Ottima fotografia.
Premio Oscar 2006 come miglior film, migliore sceneggiatura, miglior montaggio.
Trama
Una casalinga di Brentwood e il marito procuratore. Un iraniano proprietario di un 24hours shop. Due detective della polizia, amanti occasionali. Il regista nero di un canale televisivo e la moglie. Un fabbro latinoamericano. Due ladri di automobili. Una recluta della polizia. Una coppia coreana di mezza età… Vivono tutti a Los Angeles. E nelle prossime 36 ore per loro sarà inevitabile scontrarsi…
Cast
Regia: Paul Haggis
Attori: Sandra Bullock, Don Cheadle, Matt Dillon, Jennifer Esposito, William Fichtner, Brendan Fraser, Ryan Phillippe, Thandie Newton, Terrence Howard
Titolo originale: Crash
Nazione: U.S.A., Germania
Anno: 2004
Genere: Drammatico
Durata: 113'
Sito italiano: www.crashcontattofisico.it
Produzione: Bull's Eye Entertainment, Paul Haggis per Paul Haggis Productions
Distribuzione: Filmauro
Data di uscita: 11 Novembre 2005 (cinema)
(Il film è stato proiettato a Villa Castelli, il 22 luglio 2006, nell'ambito del programma delle manifestazioni estive denominate "Viaggi nella cultura, parole immagini e musica")
22 luglio 2006
Moana Pozzi pensiero 4°: educazione e sesso
Moana quando parlava di sesso forse lo faceva con poca ironia. Si era dato un compito arduo: educare sessualmente gli italiani. Per lei il sesso era una cosa nobile. O almeno così cercava di convincere se stessa e avrebbe voluto convincere gli altri. Ma forse voleva solo giustificare il suo modo di essere e di fare. E diceva talvolta cose scontate e altre volte cose un po' forzate.
Se non si dà l'educazione giusta sul sesso quando i bambini sono ancora piccoli, dopo tutto diventa difficile. Ci sono indicazione sull'amore che occorre dare prestissimo, sui sentimenti, sul modo di vedere la vita.
Il sesso va vissuto serenamente, come un gioco. Bisogna essere un po' come degli animali, ascoltare solo i propri istinti e per farlo è necessario conoscerlo da giovanissimi.
Sto preparando un libro didattico per i ragazzi delle scuole medie, Il sesso secondo Moana. Lo considero un corso di educazione sessuale: insegno cosa sono la masturbazione, il bacio, l'amore in tre, la prevenzione... Spero che a qualcuno possa essere utile. Ho scelto qualche brano di scrittori autorevoli per fare dire a loro quello che in bocca a me non avrebbe nessuna autorevolezza: Sade, Anaïs Nin, Moravia, Pasolini...
Masturbarsi fa bene alla salute e scarica le tensioni.
Il bacio per me è lo scambio più intimo che può avvenire fra due persone.
Terrò anche un seminario sulle zone erogene, sul piacere di scoprire i punti sensibili del partner.
Io non devo insegnare niente a nessuno. Faccio questi spettacoli perché sono un'esibizionista e mi piace da matti. Ci provo gusto. In ogni caso, visto che vengono in tanti a vedermi, vuol dire che qualcosa riesco a comunicare.
I video porno che mi piacciono sono quelli più crudi possibili, con persone fisicamente poco belle; devono essere persone molto normali per stimolare la mia fantasia. Amo infatti i film casalinghi, girati dalla gente comune.
Il sesso è diventato un lusso, richiede molta concentrazione, un cervello disponibile.
Per me il sesso deve partire dalle immagini; è la testa che deve vedere. Riesco a creare tutto con l'immaginazione.
Secondo me fare l'amore è una forma di meditazione.
[Marco Giusti, Moana, Mondadori, 2005, pp. 190, € 15,00]
Miei precedenti post su Moana
Moana Pozzi
Via Moana Pozzi - Cronache dal congresso radicale
Satira dissacrante
Moana Pozzi pornostar e spia
Moana tutta la verità - Libro
Moana Pozzi pensiero 1°: Chi sono
Moana Pozzi pensiero 2°: la giovinezza
Moana Pozzi pensiero 3°: la filosofia (collezionare vip)
Se non si dà l'educazione giusta sul sesso quando i bambini sono ancora piccoli, dopo tutto diventa difficile. Ci sono indicazione sull'amore che occorre dare prestissimo, sui sentimenti, sul modo di vedere la vita.
Il sesso va vissuto serenamente, come un gioco. Bisogna essere un po' come degli animali, ascoltare solo i propri istinti e per farlo è necessario conoscerlo da giovanissimi.
Sto preparando un libro didattico per i ragazzi delle scuole medie, Il sesso secondo Moana. Lo considero un corso di educazione sessuale: insegno cosa sono la masturbazione, il bacio, l'amore in tre, la prevenzione... Spero che a qualcuno possa essere utile. Ho scelto qualche brano di scrittori autorevoli per fare dire a loro quello che in bocca a me non avrebbe nessuna autorevolezza: Sade, Anaïs Nin, Moravia, Pasolini...
Masturbarsi fa bene alla salute e scarica le tensioni.
Il bacio per me è lo scambio più intimo che può avvenire fra due persone.
Terrò anche un seminario sulle zone erogene, sul piacere di scoprire i punti sensibili del partner.
Io non devo insegnare niente a nessuno. Faccio questi spettacoli perché sono un'esibizionista e mi piace da matti. Ci provo gusto. In ogni caso, visto che vengono in tanti a vedermi, vuol dire che qualcosa riesco a comunicare.
I video porno che mi piacciono sono quelli più crudi possibili, con persone fisicamente poco belle; devono essere persone molto normali per stimolare la mia fantasia. Amo infatti i film casalinghi, girati dalla gente comune.
Il sesso è diventato un lusso, richiede molta concentrazione, un cervello disponibile.
Per me il sesso deve partire dalle immagini; è la testa che deve vedere. Riesco a creare tutto con l'immaginazione.
Secondo me fare l'amore è una forma di meditazione.
[Marco Giusti, Moana, Mondadori, 2005, pp. 190, € 15,00]
Miei precedenti post su Moana
Moana Pozzi
Via Moana Pozzi - Cronache dal congresso radicale
Satira dissacrante
Moana Pozzi pornostar e spia
Moana tutta la verità - Libro
Moana Pozzi pensiero 1°: Chi sono
Moana Pozzi pensiero 2°: la giovinezza
Moana Pozzi pensiero 3°: la filosofia (collezionare vip)
21 luglio 2006
Sto con la Ferilli contro i tassinari
Sabrina Ferilli ha avuto coraggio e possibilità di ascolto per poter dire le cose che quasi tutti gli italiani pensiamo, eccetto i lobbisti. Infatti sui giornali e telegiornali trovano ampio spazio quattro gatti di tassinari che fanno casino bloccando abusivamente il traffico e farmacisti e avvocati che se ne vanno al mare, anziché lavorare, e non milioni e milioni di italiani che sarebbero contenti di trovare più taxi in giro a minor costo, di pagare di meno le medicine da banco nei supermercati, di non essere svenati dagli avvocati.
I consumatori, cioè tutti gli italiani, molti dei quali avevano firmato sottoscrizione per chiedere le liberalizzazioni, che Bersani timidamente ha cercato di realizzare, non fanno notizia.
Ci voleva un'attrice famosa per farsi pubblicare il proprio grido di indignazione: «Ricordo un'Italia - ha scritto la Ferilli - in cui le piazze si riempivano per difendere i diritti dei più deboli. Un'Italia in cui i lavoratori, guidati dai sindacati protestavano contro i privilegi, dove si lottava perché gli anziani, i pensionati, potessero arrivare con dignità alla fine del mese». Oggi invece le piazze, reali o telematiche, sono ostaggio delle lobbies: tassisti, avvocati, farmacisti, notai. Lavoratori pure loro, ma arroganti e difensori dei loro privilegi di casta, contro e a danno di tutti gli altri lavoratori.
E il sindacato dei pensionati - si chiede la Ferilli -, e i sindacati tutti, dove sono? Perché non parlano, perché non scendono in piazza per tutelare gli interessi degli iscritti?
E più candidamente ancora la Ferilli osserva: «Non ho mai visto le auto bianche arrivare al Circo Massimo da tutta Italia per protestare contro gli abusivi, i mafiosi che controllano gli aeroporti come Fiumicino». Qualche giorno fa avevo scritto in questo blog che l'Italia per risollevarsi avrebbe bisogno di sognatori. Io sono uno di questi, ora si aggiunge la Ferilli. Sono in buona compagnia. Se anche altri venissero con noi non se ne pentirebbero.
Se i cittadini capissero bene che a trarre beneficio dai provvedimenti Bersani sono in primo luogo le loro tasche, forse l'effetto ricatto di quelle caste sarebbe più debole.
Ma intanto una piccola soddisfazione. Dopo i blocchi nella Capitale i parcheggi dei taxi sono rimasti pieni di auto bianche e nessuno ci saliva. «Vuoi vedere che alla fine a tirare troppo la corda si ottiene l'effetto contrario?»
(Il commento della Ferilli è stato pubblicato in prima pagina su l'Unità di oggi 21 luglio 2006)
I consumatori, cioè tutti gli italiani, molti dei quali avevano firmato sottoscrizione per chiedere le liberalizzazioni, che Bersani timidamente ha cercato di realizzare, non fanno notizia.
Ci voleva un'attrice famosa per farsi pubblicare il proprio grido di indignazione: «Ricordo un'Italia - ha scritto la Ferilli - in cui le piazze si riempivano per difendere i diritti dei più deboli. Un'Italia in cui i lavoratori, guidati dai sindacati protestavano contro i privilegi, dove si lottava perché gli anziani, i pensionati, potessero arrivare con dignità alla fine del mese». Oggi invece le piazze, reali o telematiche, sono ostaggio delle lobbies: tassisti, avvocati, farmacisti, notai. Lavoratori pure loro, ma arroganti e difensori dei loro privilegi di casta, contro e a danno di tutti gli altri lavoratori.
E il sindacato dei pensionati - si chiede la Ferilli -, e i sindacati tutti, dove sono? Perché non parlano, perché non scendono in piazza per tutelare gli interessi degli iscritti?
E più candidamente ancora la Ferilli osserva: «Non ho mai visto le auto bianche arrivare al Circo Massimo da tutta Italia per protestare contro gli abusivi, i mafiosi che controllano gli aeroporti come Fiumicino». Qualche giorno fa avevo scritto in questo blog che l'Italia per risollevarsi avrebbe bisogno di sognatori. Io sono uno di questi, ora si aggiunge la Ferilli. Sono in buona compagnia. Se anche altri venissero con noi non se ne pentirebbero.
Se i cittadini capissero bene che a trarre beneficio dai provvedimenti Bersani sono in primo luogo le loro tasche, forse l'effetto ricatto di quelle caste sarebbe più debole.
Ma intanto una piccola soddisfazione. Dopo i blocchi nella Capitale i parcheggi dei taxi sono rimasti pieni di auto bianche e nessuno ci saliva. «Vuoi vedere che alla fine a tirare troppo la corda si ottiene l'effetto contrario?»
(Il commento della Ferilli è stato pubblicato in prima pagina su l'Unità di oggi 21 luglio 2006)
20 luglio 2006
Omaggio a Tenco
Pubblico oggi in questo mio blog un ritaglio di giornale su un grande cantautore che ho amato: Luigi Tenco.
S'inaugura oggi a Ricaldone (Alessandria) dove il grande cantautore nacque ed è sepolto. Oggetti e curiosità
Un museo per Luigi Tenco
dal primo tema a "Ciao amore"
di MARIO SERENELLINI
RICALDONE (ALESSANDRIA) - "La persona che amo di più è la mamma, si chiama Teresa. È alta di statura, ha i capelli color castagno e gli occhi dello stesso colore". Da quel temino del 1946 a "Ciao amore", passano 21 anni. Una vita di cantautore, gli alti e bassi del successo e del cuore, le ribalte ribollenti d'applausi e le camere d'albergo dove si ripiomba nel silenzio e, a volte, si muore. La vita di Luigi Tenco è da oggi un affettuoso flashback, un museo solitario sulle colline dell'Alessandrino solcate dalle vigne. Nato per iniziativa dell'Associazione Luigi Tenco e del Comune di Ricaldone, dove Tenco è cresciuto ed è sepolto, è il primo museo in Italia dedicato a un cantautore. Non solo dischi, anche se l'occhio corre subito al primo 45 giri (del 1959) e al primo dei rari lp (1962), ai molti 33 giri postumi e ai 45 giri a pioggia di "Ciao amore", editi nel '67 in tutto il mondo all'indomani del suicidio in hotel al Festival di Sanremo.
Copertine quasi identiche: primi piani o mezzi busti del "cantore della malinconia", come recitano i titoli dei rotocalchi, che non hanno mai disgiunto le seduzioni poetiche di Tenco dai richiami d'un look bello e ribelle né dai conseguenti assedi di "amori travolgenti quanto fulminei", evocati nel "TV Sorrisi e Canzoni" del dopo-suicidio, che in copertina fa sovrastare l'immagine di Tenco da Claudio Villa e Iva Zanicchi, vincitori con "Non pensare a me".
Ma tra gossip, curiosità, enigmi - come la misteriosa avventura sudamericana rispolverata da Carlo Lucarelli in "Tenco a tempo di tango", stasera a Ricaldone dopo il successo della prima a Borgio Verezzi - , affiorano nelle stanze del museo, che s'inaugura oggi, schegge più private e sconosciute, come il vezzo di Tenco di nascondersi sotto lo pseudonimo Gordon Cliff per interpretare canzoni della mamma, tipo "Parlami d'amore Mariù", in inglese ("Tell me that you love me"). Tra manoscritti rimasti senza musica e altri frammenti di vita incompiuta, si scoprono due commoventi testimonianze d'amicizia: Fabrizio De André e Giorgio Gaber. Nel film "La cuccagna" di Luciano Salce, dove Tenco è un arrabbiato negli anni del boom, riesce a imporre "Fabrizio" (non ancora De André) come autore d'una delle tre canzoni (le altre due sono di Morricone), "La ballata dell'eroe". Da Gaber, con cui s'è esibito nel '59-60 al Santa Tecla a Milano riceve, in una lettera del 26 settembre '60, una sconfortante contabilità ("il saldo delle tue percentuali è di 2.397 lire") ma anche un buffetto d'ironica profezia: "Pochino, eh? Consoliamoci pensando che siamo... due geni incompresi".
(la Repubblica, 20 luglio 2006)
S'inaugura oggi a Ricaldone (Alessandria) dove il grande cantautore nacque ed è sepolto. Oggetti e curiosità
Un museo per Luigi Tenco
dal primo tema a "Ciao amore"
di MARIO SERENELLINI
RICALDONE (ALESSANDRIA) - "La persona che amo di più è la mamma, si chiama Teresa. È alta di statura, ha i capelli color castagno e gli occhi dello stesso colore". Da quel temino del 1946 a "Ciao amore", passano 21 anni. Una vita di cantautore, gli alti e bassi del successo e del cuore, le ribalte ribollenti d'applausi e le camere d'albergo dove si ripiomba nel silenzio e, a volte, si muore. La vita di Luigi Tenco è da oggi un affettuoso flashback, un museo solitario sulle colline dell'Alessandrino solcate dalle vigne. Nato per iniziativa dell'Associazione Luigi Tenco e del Comune di Ricaldone, dove Tenco è cresciuto ed è sepolto, è il primo museo in Italia dedicato a un cantautore. Non solo dischi, anche se l'occhio corre subito al primo 45 giri (del 1959) e al primo dei rari lp (1962), ai molti 33 giri postumi e ai 45 giri a pioggia di "Ciao amore", editi nel '67 in tutto il mondo all'indomani del suicidio in hotel al Festival di Sanremo.
Copertine quasi identiche: primi piani o mezzi busti del "cantore della malinconia", come recitano i titoli dei rotocalchi, che non hanno mai disgiunto le seduzioni poetiche di Tenco dai richiami d'un look bello e ribelle né dai conseguenti assedi di "amori travolgenti quanto fulminei", evocati nel "TV Sorrisi e Canzoni" del dopo-suicidio, che in copertina fa sovrastare l'immagine di Tenco da Claudio Villa e Iva Zanicchi, vincitori con "Non pensare a me".
Ma tra gossip, curiosità, enigmi - come la misteriosa avventura sudamericana rispolverata da Carlo Lucarelli in "Tenco a tempo di tango", stasera a Ricaldone dopo il successo della prima a Borgio Verezzi - , affiorano nelle stanze del museo, che s'inaugura oggi, schegge più private e sconosciute, come il vezzo di Tenco di nascondersi sotto lo pseudonimo Gordon Cliff per interpretare canzoni della mamma, tipo "Parlami d'amore Mariù", in inglese ("Tell me that you love me"). Tra manoscritti rimasti senza musica e altri frammenti di vita incompiuta, si scoprono due commoventi testimonianze d'amicizia: Fabrizio De André e Giorgio Gaber. Nel film "La cuccagna" di Luciano Salce, dove Tenco è un arrabbiato negli anni del boom, riesce a imporre "Fabrizio" (non ancora De André) come autore d'una delle tre canzoni (le altre due sono di Morricone), "La ballata dell'eroe". Da Gaber, con cui s'è esibito nel '59-60 al Santa Tecla a Milano riceve, in una lettera del 26 settembre '60, una sconfortante contabilità ("il saldo delle tue percentuali è di 2.397 lire") ma anche un buffetto d'ironica profezia: "Pochino, eh? Consoliamoci pensando che siamo... due geni incompresi".
(la Repubblica, 20 luglio 2006)
19 luglio 2006
Leggere fa bene all'economia (e Berlusconi?)
Si è tenuto ieri 18 luglio 2006 a Milano il prologo degli Stati Generali dell'editoria 2006, che si svolgeranno a Roma il 21 e 22 settembre prossimi.
E' stata presentata una ricerca effettuata dalle Università di Trento e Bologna, per conto dell'Associazione italiana editori (Aie), intitolata Investire per crescere. Quando la lettura produce competitività economica? I promotori affermano che la ricerca dimostra chiaramente come incrementi significativi dei tassi di lettura producono tassi di crescita della produttività di assoluto rilievo.
Le regioni in cui c'è un più alto tasso di lettura sono quelle che ottengono i risultati economici più positivi.
Le regioni del Nord contribuiscono ad esempio per il 54,02% al PIL nazionale e raccolgono il 53,4% dei lettori; quelle del Centro contribuiscono al PIL per il 21,03% e hanno il 20,24% dei lettori; quelle del Sud contribuiscono per il restante 24,94% al PIL nazionale e contano il 26,2% dei lettori.
Prendendo in esame le singole regioni vien fuori che la Lombardia, ponendosi al gradino più alto, contribuisce per il 18,9% al PIL nazionale e ha il 20% di lettori, mentre è ultima la Valle d'Aosta che contribuisce al PIL per lo 0,3% ed ha lo 0,3% dei lettori. Sorprendentemente è una regione del Nord a trovarsi all'ultimo posto in questa speciale classifica.
Tra i quindici paesi europei l'Italia è al terz'ultimo posto per quantità di libri comprati, solo prima del Portogallo e della Grecia. Sembrerebbe che Italia e Grecia, che hanno dato la civiltà e cultura al mondo intero, ora vogliano vivere di rendita.
La spesa pro capite annua degli italiani per l'acquisto di libri è di 64,95 euro, contro i 208,75 euro della Norvegia, che si trova appunto al primo posto nella spesa per libri. Io allora potrei vantarmi di essere norvegese e forse qualcosa di più.
Nel 2005 gli italiani con più di sei anni di età che dichiarano di aver letto almeno un libro non scolastico nei dodici mesi precedenti erano il 42,3% della popolazione ultraseienne. Un valore che colloca il Paese – e in definitiva il nostro sistema industriale in termini di ampliamento e valorizzazione delle conoscenze e del capitale umano, della produttività e della capacità di generare innovazione – alle spalle delle altre grandi economie europee e nord americane.
In pratica con il risultato della ricerca si vuol dimostrare che chi più legge più riesce a fare soldi. A me qualche dubbio è venuto e nella mente è frullata la domanda: e se è vero il contrario, cioè se a leggere di più è chi ha più soldi per poter acquistare più libri? Ma il dubbio si è subito fugato ricordandomi di Berlusconi, che si è vantato di non aver letto un libro negli ultimi venti anni. Ma allora nasce spontanea un'altra domanda: e come ha fatto a fare tanti soldi senza leggere un libro? Ma forse il Berlusca è l'eccezione che conferma la regola.
“Più cultura, più lettura, più Paese”
E' stata presentata una ricerca effettuata dalle Università di Trento e Bologna, per conto dell'Associazione italiana editori (Aie), intitolata Investire per crescere. Quando la lettura produce competitività economica? I promotori affermano che la ricerca dimostra chiaramente come incrementi significativi dei tassi di lettura producono tassi di crescita della produttività di assoluto rilievo.
Le regioni in cui c'è un più alto tasso di lettura sono quelle che ottengono i risultati economici più positivi.
Le regioni del Nord contribuiscono ad esempio per il 54,02% al PIL nazionale e raccolgono il 53,4% dei lettori; quelle del Centro contribuiscono al PIL per il 21,03% e hanno il 20,24% dei lettori; quelle del Sud contribuiscono per il restante 24,94% al PIL nazionale e contano il 26,2% dei lettori.
Prendendo in esame le singole regioni vien fuori che la Lombardia, ponendosi al gradino più alto, contribuisce per il 18,9% al PIL nazionale e ha il 20% di lettori, mentre è ultima la Valle d'Aosta che contribuisce al PIL per lo 0,3% ed ha lo 0,3% dei lettori. Sorprendentemente è una regione del Nord a trovarsi all'ultimo posto in questa speciale classifica.
Tra i quindici paesi europei l'Italia è al terz'ultimo posto per quantità di libri comprati, solo prima del Portogallo e della Grecia. Sembrerebbe che Italia e Grecia, che hanno dato la civiltà e cultura al mondo intero, ora vogliano vivere di rendita.
La spesa pro capite annua degli italiani per l'acquisto di libri è di 64,95 euro, contro i 208,75 euro della Norvegia, che si trova appunto al primo posto nella spesa per libri. Io allora potrei vantarmi di essere norvegese e forse qualcosa di più.
Nel 2005 gli italiani con più di sei anni di età che dichiarano di aver letto almeno un libro non scolastico nei dodici mesi precedenti erano il 42,3% della popolazione ultraseienne. Un valore che colloca il Paese – e in definitiva il nostro sistema industriale in termini di ampliamento e valorizzazione delle conoscenze e del capitale umano, della produttività e della capacità di generare innovazione – alle spalle delle altre grandi economie europee e nord americane.
In pratica con il risultato della ricerca si vuol dimostrare che chi più legge più riesce a fare soldi. A me qualche dubbio è venuto e nella mente è frullata la domanda: e se è vero il contrario, cioè se a leggere di più è chi ha più soldi per poter acquistare più libri? Ma il dubbio si è subito fugato ricordandomi di Berlusconi, che si è vantato di non aver letto un libro negli ultimi venti anni. Ma allora nasce spontanea un'altra domanda: e come ha fatto a fare tanti soldi senza leggere un libro? Ma forse il Berlusca è l'eccezione che conferma la regola.
“Più cultura, più lettura, più Paese”
Partito Democratico
Finora non avevo mai parlato in questo mio blog del Partito Democratico che si vuol fare. Semplicemente perché non sono ancora convinto della bontà di questa operazione.
Ma intanto la maggioranza dei Ds e la Margherita sono incamminati verso questo approdo e lo danno per scontato.
Fassino cerca di non chiudere le porte alla sinistra interna del suo partito, la quale non è per niente entusiasta della nascita del Partito Democratico, anzi sostanzialmente è contraria. Quel che serve oggi, dice Fassino, «non è precipitarsi in una conta referendaria, ma aprire un cantiere di ricerca e discussione». Ma le posizioni sono molte distanti. Mussi, Salvi, Spini ed altri non ci stanno.
Non è facile trovare posizioni comuni, su temi fondamentali, con la Margherita di Rutelli. Non è certo di buon auspicio l'intenzione di quelli della Margherita di non voler entrare a far parte del Partito Socialista Europeo, che io ritengo essere strumento essenziale di collegamento con il campo progressista internazionale, che ha alla base la laicità delle istituzioni pubbliche. In questa direzione però si sentono voci convergenti anche nella Margherita. Ciriaco De Mita ha affermato che la laicità deve essere fondamento della vita politica; non si può essere d'accordo con le pressioni dell'autorità ecclesiale nel tentativo di trasformare automaticamente ogni valore in norma; niente di più sbagliato. Ma non tutti la pensano in questo modo.
Io ritengo che siano più le cose che dividono i Democratici di Sinistra e la Margherita, rispetto a quelle che li uniscono.
Non bisogna sottovalutare i contraccolpi negativi che potrebbe esserci nella sinistra più radicale con la nascita di questo nuovo superpartito .
Gavino Angius ha detto, e io concordo con lui, che il problema dell'oggi non è il Partito Democratico, ma la tenuta della coalizione, ed ha aggiunto: «Se la nascita del Partito democratico è scontata, non è scontata la mia adesione». La penso come lui.
Ma intanto la maggioranza dei Ds e la Margherita sono incamminati verso questo approdo e lo danno per scontato.
Fassino cerca di non chiudere le porte alla sinistra interna del suo partito, la quale non è per niente entusiasta della nascita del Partito Democratico, anzi sostanzialmente è contraria. Quel che serve oggi, dice Fassino, «non è precipitarsi in una conta referendaria, ma aprire un cantiere di ricerca e discussione». Ma le posizioni sono molte distanti. Mussi, Salvi, Spini ed altri non ci stanno.
Non è facile trovare posizioni comuni, su temi fondamentali, con la Margherita di Rutelli. Non è certo di buon auspicio l'intenzione di quelli della Margherita di non voler entrare a far parte del Partito Socialista Europeo, che io ritengo essere strumento essenziale di collegamento con il campo progressista internazionale, che ha alla base la laicità delle istituzioni pubbliche. In questa direzione però si sentono voci convergenti anche nella Margherita. Ciriaco De Mita ha affermato che la laicità deve essere fondamento della vita politica; non si può essere d'accordo con le pressioni dell'autorità ecclesiale nel tentativo di trasformare automaticamente ogni valore in norma; niente di più sbagliato. Ma non tutti la pensano in questo modo.
Io ritengo che siano più le cose che dividono i Democratici di Sinistra e la Margherita, rispetto a quelle che li uniscono.
Non bisogna sottovalutare i contraccolpi negativi che potrebbe esserci nella sinistra più radicale con la nascita di questo nuovo superpartito .
Gavino Angius ha detto, e io concordo con lui, che il problema dell'oggi non è il Partito Democratico, ma la tenuta della coalizione, ed ha aggiunto: «Se la nascita del Partito democratico è scontata, non è scontata la mia adesione». La penso come lui.
18 luglio 2006
Le armi per difendersi
Ma sono matti questi israeliani, più matti di quelli del partito Hezbollah. Più pericolosi i primi perché posseggono più armi (e più potenti) dei secondi.
Per gli uni e per gli altri la vita umana non conta niente. Non c'è cervello ma solo muscoli.
E i potenti (?) del G8 si fanno le vacanze a San Pietroburgo, ridendo e scherzando e dicendo cazzate. Li vorrei vedere come reagirebbero se fossero minacciati loro direttamente di morte, come sono minacciati (e muoiono) quotidianamente poveri cittadini inermi in Iraq, in Libano, in Palestina, in Israele. A loro pare non fregare niente di quelli che muoiono sotto le bombe, siano esse intelligenti o terroriste.
Forse l'unico veramente e seriamente un po' preoccupato è parso l'italiano Prodi. Significa qualcosa la sua assenza dalla foto di gruppo finale? Lui ha detto che stava telefonando. Forse credeva, in buona fede, che qualcosa di positivo contro la guerra potesse essere fatto. E non si rassegnava al nulla di fatto con il quale si stava chiudendo il G8.
Anch'io credo che si possa fare qualcosa per fermare la carneficina assurda di uomini innocenti. I potenti del mondo dovrebbero fornire al Libano potenti armi di difesa per bloccare ed abbattere gli aerei, gli elicotteri, i missili degli israeliani. Dovrebbero fornire agli israeliani armi più efficienti per intercettare e distruggere i missili di Hezbollah.
Voglio la pace e non la guerra. Ma ritengo che le armi possano e debbano essere usate per difendersi dagli attacchi dei matti incoscienti. Sono d'accordo con le armi degli israeliani che intercettano e neutralizzano le armi offensive di Hezbollah, ma sono contrario alle armi degli israeliani che colpiscono strutture, case e uomini nel Libano. Sono d'accordo con le armi dei libanesi e dei palestinesi (chiunque essi siano) che intercettano e neutralizzano le armi israeliane, ma sono contrario alle armi dei palestinesi e dei libanesi (chiunque essi siano) che attaccano la nazione israeliana.
Ma forse io sono un sognatore. Ma forse solo i sognatori potranno salvare il mondo.
E questa è la cronaca di oggi: «Cento caccia dell´aviazione israeliana bombardano a rotazione il Libano. E per la prima volta dall'inizio degli scontri, truppe di terra israeliane sono entrate nel sud del Paese per attaccare le postazioni di Hezbollah lungo il confine. I morti si contano a decine anche in questo lunedì 17 luglio, sesto giorno di guerra. Nuovi lanci di missili Hezbollah verso Haifa, dove è stato chiuso il porto».
Ma quando finirà?
Per gli uni e per gli altri la vita umana non conta niente. Non c'è cervello ma solo muscoli.
E i potenti (?) del G8 si fanno le vacanze a San Pietroburgo, ridendo e scherzando e dicendo cazzate. Li vorrei vedere come reagirebbero se fossero minacciati loro direttamente di morte, come sono minacciati (e muoiono) quotidianamente poveri cittadini inermi in Iraq, in Libano, in Palestina, in Israele. A loro pare non fregare niente di quelli che muoiono sotto le bombe, siano esse intelligenti o terroriste.
Forse l'unico veramente e seriamente un po' preoccupato è parso l'italiano Prodi. Significa qualcosa la sua assenza dalla foto di gruppo finale? Lui ha detto che stava telefonando. Forse credeva, in buona fede, che qualcosa di positivo contro la guerra potesse essere fatto. E non si rassegnava al nulla di fatto con il quale si stava chiudendo il G8.
Anch'io credo che si possa fare qualcosa per fermare la carneficina assurda di uomini innocenti. I potenti del mondo dovrebbero fornire al Libano potenti armi di difesa per bloccare ed abbattere gli aerei, gli elicotteri, i missili degli israeliani. Dovrebbero fornire agli israeliani armi più efficienti per intercettare e distruggere i missili di Hezbollah.
Voglio la pace e non la guerra. Ma ritengo che le armi possano e debbano essere usate per difendersi dagli attacchi dei matti incoscienti. Sono d'accordo con le armi degli israeliani che intercettano e neutralizzano le armi offensive di Hezbollah, ma sono contrario alle armi degli israeliani che colpiscono strutture, case e uomini nel Libano. Sono d'accordo con le armi dei libanesi e dei palestinesi (chiunque essi siano) che intercettano e neutralizzano le armi israeliane, ma sono contrario alle armi dei palestinesi e dei libanesi (chiunque essi siano) che attaccano la nazione israeliana.
Ma forse io sono un sognatore. Ma forse solo i sognatori potranno salvare il mondo.
E questa è la cronaca di oggi: «Cento caccia dell´aviazione israeliana bombardano a rotazione il Libano. E per la prima volta dall'inizio degli scontri, truppe di terra israeliane sono entrate nel sud del Paese per attaccare le postazioni di Hezbollah lungo il confine. I morti si contano a decine anche in questo lunedì 17 luglio, sesto giorno di guerra. Nuovi lanci di missili Hezbollah verso Haifa, dove è stato chiuso il porto».
Ma quando finirà?
17 luglio 2006
Noa: una voce di speranza
Una voce di speranza per il medioriente arriva dal mondo dello spettacolo. La cantante Noa verrà insignita con il titolo di "Cavaliere della Repubblica" e dell'onorificenza dell'"Ordine della Stella della Solidarietà Italiana". Lo ha deciso il Presidente della Repubblica Napolitano, volendo premiare l'impegno costante dell'israeliana Noa a favore della pace in Medio Oriente e nel mondo.
Nata in Israele ma vissuta fino a 17 anni negli Stati Uniti, sin dagli esordi della sua carriera non ha mai perso occasione per sostenere le ragioni della pace fra israeliani e palestinesi. E' stata arruolata per due anni nell'esercito israeliano.
E' convinta che sia fra gli israeliani che tra i palestinesi vi sono stati uomini disponibili al dialogo, ma purtroppo quelli che hanno voluto veramente la pace non si sono mai trovati al potere negli stessi tempi.
Noa non smette di credere e testimoniare che la pace è possibile. Questo impegno le è valso molti riconoscenti. In Italia ha ottenuto il «Prize for Peace 2005», le sono state consegnate le chiavi della città di Firenze.
Nicola Piovani l'ha chiamata a scrivere il testo e ad interpretare la canzone La vita è bella per il film di Benigni.
Ha collaborato con molti artisti arabi.
In Italia ha lavorato con Pino Daniele, Zucchero, Radiodervish e tanti altri.
Ha dichiarato: «Sono molto legata all'Italia, dove ho cominciato la mia carriera europea. L'Italia è il paese che mi ha offerto maggiori possibilità di suonare con artisti palestinesi. In Italia è nata la mia collaborazione con Nabil, cantante dei Radiodervish».
Io l'ho vista e sentita cantare dal vivo. E' stata un'emozione indimenticabile. Riesce a coinvolgerti e a prenderti fino all'emozione. Il mondo avrebbe bisogno di più artisti come lei. Forse ci sarebbero meno guerre.
Nata in Israele ma vissuta fino a 17 anni negli Stati Uniti, sin dagli esordi della sua carriera non ha mai perso occasione per sostenere le ragioni della pace fra israeliani e palestinesi. E' stata arruolata per due anni nell'esercito israeliano.
E' convinta che sia fra gli israeliani che tra i palestinesi vi sono stati uomini disponibili al dialogo, ma purtroppo quelli che hanno voluto veramente la pace non si sono mai trovati al potere negli stessi tempi.
Noa non smette di credere e testimoniare che la pace è possibile. Questo impegno le è valso molti riconoscenti. In Italia ha ottenuto il «Prize for Peace 2005», le sono state consegnate le chiavi della città di Firenze.
Nicola Piovani l'ha chiamata a scrivere il testo e ad interpretare la canzone La vita è bella per il film di Benigni.
Ha collaborato con molti artisti arabi.
In Italia ha lavorato con Pino Daniele, Zucchero, Radiodervish e tanti altri.
Ha dichiarato: «Sono molto legata all'Italia, dove ho cominciato la mia carriera europea. L'Italia è il paese che mi ha offerto maggiori possibilità di suonare con artisti palestinesi. In Italia è nata la mia collaborazione con Nabil, cantante dei Radiodervish».
Io l'ho vista e sentita cantare dal vivo. E' stata un'emozione indimenticabile. Riesce a coinvolgerti e a prenderti fino all'emozione. Il mondo avrebbe bisogno di più artisti come lei. Forse ci sarebbero meno guerre.
16 luglio 2006
Fermiamo Israele
Questa volta non sono per niente d'accordo su quanto ha scritto Furio Colombo sulla guerra in atto Israele-Palestina-Libano, su l'Unità del 15 luglio 2006. Ed è la prima volta che ciò avviene da cinque anni ad oggi; finora avevo sempre apprezzato incondizionatamente quanto detto da Colombo. Lui accusa noi, che riteniamo che Israele stia esagerando, di disinformazione, ma la stessa cosa possiamo fare noi contro di lui. Se per lui è frutto di disinformazione «credere che sia Israele a portare la guerra e non reagire a una guerra», noi possiamo ritenere che sia frutto di prevenzione credere, come fa lui, che siano stati Israele ed il Libano ad iniziare la guerra contro Israele.
A noi sembra strano credere che il rapimento di un caporale israeliano da parte di gruppi palestinesi sia un atto di guerra. Ed allora viene spontaneo chiedere a Colombo: cosa è l'arresto (o meglio, per dare il giusto nome ai fatti, il rapimento) da parte di Israele di 64 leader politici e 8 ministri palestinesi, anche se in reazione al primo rapimento? Forse giocare a rimpiattino? Qualche giorno fa avevo scritto, su questo mio blog, che mi sembrava quasi irreale che gli israeliani avessero potuto fare questo senza suscitare la condanna e l'indignazione mondiale.
Io che sono lontano dalle posizioni di Rifondazione comunista, questa volta sono pienamente d'accordo su quanto ha detto il segretario di quel partito, Franco Giordano: «Per noi è decisivo rilanciare la mobilitazione democratica per strappare impegni veri all’esecutivo. Impegni per fermare il governo israeliano, che occupa Gaza, la Cisgiordania, che minaccia il Libano [ndr ora Israele con i suoi bombardamenti sta distruggendo il Libano]. Per fermare l’esercito israeliano che rischia di produrre un’inaccettabile tragedia. Sì, li dobbiamo fermare. Dobbiamo provare tutte le forme di pressione per ricostruire le condizioni favorevoli al negoziato, per riprendere la strada che porti alla costruzione di due popoli e due Stati».
Bisogna fermare la strage di civili che gli israeliani stanno facendo in Libano ed in Palestina. Solo nel Libano con i 30 di oggi si superano i 100 morti civili dall'inizio dell'offensiva israeliana. L'episodio più sanguinoso è avvenuto ieri nel sud del Paese. Un missile israeliano ha colpito un pulmino vicino al porto meridionale di Tiro uccidendo 21 passeggeri, tra i quali 15 bambini. Complessivamente tredici sono bruciati vivi. Erano tutti componenti di due famiglie evacuate dal villaggio di Marwaheen dopo che Israele aveva invitato i civili a lasciare le loro abitazioni. Centrato anche un radar militare nei pressi della cittadina di Batrun, nel nord. Ci sarebbe un numero ancora imprecisato di vittime tra i soldati della base.
A Colombo, al quale abbiamo sempre riconosciuto finora una grande onestà intellettuale, chiediamo: chi è che ha scatenato e sta facendo la guerra?
Fermiamo Israele prima che sia troppo tardi (e forse già lo è tardi).
[A Colombo non piace nemmeno la vignetta di Staino che ho messa ad illustrazione di questo post]
15 luglio 2006
Moana Pozzi pensiero 3°: la filosofia (collezionare vip)
Il collezionismo di vip era una pratica molto cara a Moana. Se ne fece un buon numero. Raccolse e raccontò di queste conquiste nel suo primo ed unico libro La filosofia di Moana. Molti editori si mostrarono interessati alla pubblicazione, ma chiedevano aggiustamenti. C'erano i nomi di amanti troppo potenti che dovevano essere coperti. C'erano voti bassi per le prestazioni di diversi vip. Moana non cedette e si pubblicò il libro a sue spese. Ma diede la sufficienza a tutti. Il voto più alto l'assegnò a Tardelli, il più basso a Falcao.
Intanto Luciano De Crescenzo assegnò a lei «110 e lode, e anche il bacio accademico».
Il libro non parla solo della «collezione» (che anzi è la minima parte), ma fu questa che suscitò un grande clamore.
Il mio libro, che si intitola La filosofia di Moana, non è un'autobiografia. E' invece una sorta di dizionario personale, che raccoglie impressioni, appunti, pensieri scritti in modo semplice, buttati giù senza nessuna ricerca stilistica.
Io non dico bugie, racconto la verità. Il mio è un libro di cronaca: la cronaca di vicende d'amore che ho vissuto personalmente.
Il libro lo pubblico a mie spese. Non è certo un libro che ho fatto per guadagnare dei soldi, anzi, finora ce ne ho solo messi di tasca mia: più di sessanta milioni per stampare ventimila copie, mi sembra una follia.
Ci sono soltanto venti nomi, in un indice che contiene oltre novanta voci.
RENZO ARBORE
Lo conobbi in casa di amici e si dimostrò subito molto gentile. Mi aiutò in un provino alla Rai (dove poi fui scritturata), mi fece fare l'attrice nel video della sua canzone Smorza 'e lights e andammo a letto insieme... Non molto fantasioso e forse un po' timido.
Voto: sei.
LUCIANO DE CRESCENZO
Mi sembrò un uomo affascinate, ironico e intelligente. Presto scoprii che il sesso era il suo chiodo fisso e che avrebbe voluto scopare dalla mattina alla sera.
Voto: sette
PAULO ROBERTO FALCAO
Ho sempre avuto un debole per gli sportivi perché di solito fanno bene l'amore e hanno una mentalità pulita e infantile che adoro, però da Paulo Roberto mi sarei aspettata qualcosa di più, era carino e con un bel corpo, ma decisamente troppo sbrigativo...
Voto: cinque
GIUESEPPE GRILLO
Mi piacciono gli uomini spiritosi. A letto ci sapeva fare ed era dolcissimo...
Voto: sette meno
ENRICO MONTESANO
Rimasi intenerita dall'aspetto mingherlino del corpo nudo di Montesano.
Voto: sei meno
FRANCESCO NUTI
Un vero sentimentale. Fa l'amore per ore senza stancarsi mai ed è un amante del sesso orale.
Voto: sette
NICOLA PIETRANGELI
Facemmo l'amore piuttosto velocemente.
Voto: sei
IL POLITICO (CRAXI)
Non facemmo l'amore come avrei voluto, ma si masturbò accarezzandomi. Poi mi disse che aveva troppi pensieri per riuscire a «concentrarsi» (come quasi sempre successe in seguito).
E' una persona cui sono molto grata: mi ha aiutato a lavorare in televisione, mi dava consigli, si era molto affezionato.
Voto: sette e mezzo
RENATO POZZETTO
Malgrado fisicamente non fosse il massimo, aveva un non so che di erotico.
Voto: sei più
ANDREA RONCATO
Era simpatico, generoso e aveva un bel cazzo.
Voto: sette
MARCO TARDELLI
Nel periodo in cui ci siamo frequentati facevamo raramente l'amore, a causa dei suoi continui viaggi e ritiri con la Juventus, però stavamo al telefono per ore parlando soprattutto di sesso.
Mi piaceva molto fare l'amore con Marco e trovavo eccitante il suo comportamento spontaneo e dolce, come un ragazzo alle prime armi.
Voto: otto
MASSIMO TROISI
Era un bel ragazzo timido e feci subito dei pensieri su di lui... Ci dormii tre volte e ci feci l'amore qualche volta di più...
Voto: sei
[Marco Giusti, Moana, Mondadori, 2005, pp. 190, € 15,00]
Miei precedenti post su Moana
Moana Pozzi
Via Moana Pozzi - Cronache dal congresso radicale
Satira dissacrante
Moana Pozzi pornostar e spia
Moana tutta la verità - Libro
Moana Pozzi pensiero 1°: Chi sono
Moana Pozzi pensiero 2°: la giovinezza
Intanto Luciano De Crescenzo assegnò a lei «110 e lode, e anche il bacio accademico».
Il libro non parla solo della «collezione» (che anzi è la minima parte), ma fu questa che suscitò un grande clamore.
Il mio libro, che si intitola La filosofia di Moana, non è un'autobiografia. E' invece una sorta di dizionario personale, che raccoglie impressioni, appunti, pensieri scritti in modo semplice, buttati giù senza nessuna ricerca stilistica.
Io non dico bugie, racconto la verità. Il mio è un libro di cronaca: la cronaca di vicende d'amore che ho vissuto personalmente.
Il libro lo pubblico a mie spese. Non è certo un libro che ho fatto per guadagnare dei soldi, anzi, finora ce ne ho solo messi di tasca mia: più di sessanta milioni per stampare ventimila copie, mi sembra una follia.
Ci sono soltanto venti nomi, in un indice che contiene oltre novanta voci.
RENZO ARBORE
Lo conobbi in casa di amici e si dimostrò subito molto gentile. Mi aiutò in un provino alla Rai (dove poi fui scritturata), mi fece fare l'attrice nel video della sua canzone Smorza 'e lights e andammo a letto insieme... Non molto fantasioso e forse un po' timido.
Voto: sei.
LUCIANO DE CRESCENZO
Mi sembrò un uomo affascinate, ironico e intelligente. Presto scoprii che il sesso era il suo chiodo fisso e che avrebbe voluto scopare dalla mattina alla sera.
Voto: sette
PAULO ROBERTO FALCAO
Ho sempre avuto un debole per gli sportivi perché di solito fanno bene l'amore e hanno una mentalità pulita e infantile che adoro, però da Paulo Roberto mi sarei aspettata qualcosa di più, era carino e con un bel corpo, ma decisamente troppo sbrigativo...
Voto: cinque
GIUESEPPE GRILLO
Mi piacciono gli uomini spiritosi. A letto ci sapeva fare ed era dolcissimo...
Voto: sette meno
ENRICO MONTESANO
Rimasi intenerita dall'aspetto mingherlino del corpo nudo di Montesano.
Voto: sei meno
FRANCESCO NUTI
Un vero sentimentale. Fa l'amore per ore senza stancarsi mai ed è un amante del sesso orale.
Voto: sette
NICOLA PIETRANGELI
Facemmo l'amore piuttosto velocemente.
Voto: sei
IL POLITICO (CRAXI)
Non facemmo l'amore come avrei voluto, ma si masturbò accarezzandomi. Poi mi disse che aveva troppi pensieri per riuscire a «concentrarsi» (come quasi sempre successe in seguito).
E' una persona cui sono molto grata: mi ha aiutato a lavorare in televisione, mi dava consigli, si era molto affezionato.
Voto: sette e mezzo
RENATO POZZETTO
Malgrado fisicamente non fosse il massimo, aveva un non so che di erotico.
Voto: sei più
ANDREA RONCATO
Era simpatico, generoso e aveva un bel cazzo.
Voto: sette
MARCO TARDELLI
Nel periodo in cui ci siamo frequentati facevamo raramente l'amore, a causa dei suoi continui viaggi e ritiri con la Juventus, però stavamo al telefono per ore parlando soprattutto di sesso.
Mi piaceva molto fare l'amore con Marco e trovavo eccitante il suo comportamento spontaneo e dolce, come un ragazzo alle prime armi.
Voto: otto
MASSIMO TROISI
Era un bel ragazzo timido e feci subito dei pensieri su di lui... Ci dormii tre volte e ci feci l'amore qualche volta di più...
Voto: sei
[Marco Giusti, Moana, Mondadori, 2005, pp. 190, € 15,00]
Miei precedenti post su Moana
Moana Pozzi
Via Moana Pozzi - Cronache dal congresso radicale
Satira dissacrante
Moana Pozzi pornostar e spia
Moana tutta la verità - Libro
Moana Pozzi pensiero 1°: Chi sono
Moana Pozzi pensiero 2°: la giovinezza
14 luglio 2006
Campionato serie super A
Il Berlusca ha deciso, si comprerà 20 squadre e si farà giocare un suo campionato di serie super A.
«Noi tutti non accetteremo sanzioni ai tifosi e alle squadre. Sarebbero danneggiati tutti: i tifosi compresi quelli delle altre squadre e chi lavora sulle Tv». E' ovvio che quando il Berlusca dice "noi" intende "io", lui infatti usa il pluralis maiestatis; le altre squadre sono quelle al di fuori del Milan; le tv sono le sue.
Della possibilità di far retrocedere Milan, Juventus, Fiorentina e Lazio in serie B o C, non se ne parli nemmeno. Chi potrebbe deciderlo contro di lui? "Il calcio sono io".
Nel processo sullo scandalo del calcio «non c'è alcuna garanzia di arrivare a conclusioni fondate sui fatti da parte dei giudici, perché mancano indispensabili caratteristiche di certezza. I giudici non hanno ascoltato tutte le telefonate né tutti i testimoni». Ipse dixit.
Il presidente rossonero su una sola cosa è d'accordo con i giudici, quando hanno detto che devono essere tolti due scudetti alla Juventus; con la condizionale però: quei due scudetti devono andare al Milan.
Su queste cazzate sparate dal Berlusca il commissario straordinario della Figc, Guido Rossi, ha tagliato corto e sarcastico: «A me quello che dice Berlusconi non interessa, io faccio un altro mestiere».
Saverio Borrelli, capo dell'Ufficio indagini della Federcalcio, ha rincarato la dose: «Non mi aspettavo che Berlusconi potesse applaudire a una cosa che sto facendo. Anche se mi accendo una sigaretta Berlusconi pensa che lo faccio contro Forza Italia o contro il Milan. E' prevenuto». Poi ha assicurato: «Non mi turba minimamente».
Insomma tutti prendono tranquillamente il Berlusca a merda in faccia e gli tirano testate sul petto.
«Noi tutti non accetteremo sanzioni ai tifosi e alle squadre. Sarebbero danneggiati tutti: i tifosi compresi quelli delle altre squadre e chi lavora sulle Tv». E' ovvio che quando il Berlusca dice "noi" intende "io", lui infatti usa il pluralis maiestatis; le altre squadre sono quelle al di fuori del Milan; le tv sono le sue.
Della possibilità di far retrocedere Milan, Juventus, Fiorentina e Lazio in serie B o C, non se ne parli nemmeno. Chi potrebbe deciderlo contro di lui? "Il calcio sono io".
Nel processo sullo scandalo del calcio «non c'è alcuna garanzia di arrivare a conclusioni fondate sui fatti da parte dei giudici, perché mancano indispensabili caratteristiche di certezza. I giudici non hanno ascoltato tutte le telefonate né tutti i testimoni». Ipse dixit.
Il presidente rossonero su una sola cosa è d'accordo con i giudici, quando hanno detto che devono essere tolti due scudetti alla Juventus; con la condizionale però: quei due scudetti devono andare al Milan.
Su queste cazzate sparate dal Berlusca il commissario straordinario della Figc, Guido Rossi, ha tagliato corto e sarcastico: «A me quello che dice Berlusconi non interessa, io faccio un altro mestiere».
Saverio Borrelli, capo dell'Ufficio indagini della Federcalcio, ha rincarato la dose: «Non mi aspettavo che Berlusconi potesse applaudire a una cosa che sto facendo. Anche se mi accendo una sigaretta Berlusconi pensa che lo faccio contro Forza Italia o contro il Milan. E' prevenuto». Poi ha assicurato: «Non mi turba minimamente».
Insomma tutti prendono tranquillamente il Berlusca a merda in faccia e gli tirano testate sul petto.
13 luglio 2006
Arte in bilico (Galleria d'Arte a Villa Castelli)
Nel mio paese Villa Castelli, in terra di Brindisi, avaro di iniziative, e non solo culturali, talvolta spunta qualcosa come un fiore nel deserto.
Iniziativa interessante e meritoria è stata prodotta dalla "Galleria Civica di Arte Contemporanea" allestendo una mostra che accoglie quindici giovani artisti creativi operanti tra Puglia Lucania e Calabria. «Diversi per linguaggi e tecniche - come ha scritto nel catalogo il sindaco avvocato Francesco Nigro - sono accomunati dalle stesse radici e dalla stessa formazione artistica». Sono tutti del sud d'Italia e si sono formati nelle Accademie di Belle Arti (Catanzaro, Bari, Lecce, Napoli e Bologna).
Ideatore ed animatore della mostra è stato l'artista Giulio De Mitri, Ordinario di Tecniche Pittoriche all'Accademia di Belle Arti di Catanzaro, già docente di Pedagogia e didattica dell'arte e di Antropologia culturale all'Accademia di Viterbo.
Gli artisti sono stati presentati in catalogo dai critici d'arte Guglielmo Gigliotti e Lara Caccia.
«In bilico tra sud e nord, tra qui e lì, tra passato e futuro, tra arte e vita - ha scritto Gigliotti. L'arte non conosce nessun sud, e non si colloca mai a nord; l'arte semmai, è un bilico. Nell'odierna unificazione globalizzante dei mezzi e degli spostamenti, nel compattamento telematico, il bilico diviene una condizione essenziale del proprio stare qui stando anche altrove».
«A che cosa possono rivolgere la propria arte i giovani artisti? - si domanda Lara Caccia. Alle nuove tecnologie o alle antiche tradizioni? Al mondo "tremendamente" terreno, o al richiamo consolante della fantasia? Denunciare o assecondare? Rimanere in bilico o scivolare da una parte?» Le risposte sono variegate, l'uso di nuove tecniche non ha oscurato del tutto il sapore antico della pittura.
I quindici artisti che espongono (un'opera a testa) sono: Daniele D'Acquisto, Danilo De Mitri, Giovanni Felle, Patrizia Piarulli, Antonia Giuse Sanasi, Massimo Lovisco, Maseda, Marcello Samela, Michele Santarsiere, Domenico Tedone, Stefano Cava, Maria Elena Diaco, Giovanni Duro, Gianfranco Presta, Maria Puleo.
Fra questi Giovanni Felle è di Villa Castelli. Nella sua opera sembrano affiorare scene di un'altra realtà in cui gli oggetti divengono altro da se stessi. Un luogo - scrive la Caccia - in cui le certezze non sono verità e dove la "leggerezza" delle cose meno probabili viene ad invadere lo spazio "sospeso" dell'opera: i massi volano nel cielo, e il racconto sembra prendere movenze quasi ironiche.
La mostra, inaugurata l'8 luglio, resterà aperta fino al 9 agosto 2006.
Iniziativa interessante e meritoria è stata prodotta dalla "Galleria Civica di Arte Contemporanea" allestendo una mostra che accoglie quindici giovani artisti creativi operanti tra Puglia Lucania e Calabria. «Diversi per linguaggi e tecniche - come ha scritto nel catalogo il sindaco avvocato Francesco Nigro - sono accomunati dalle stesse radici e dalla stessa formazione artistica». Sono tutti del sud d'Italia e si sono formati nelle Accademie di Belle Arti (Catanzaro, Bari, Lecce, Napoli e Bologna).
Ideatore ed animatore della mostra è stato l'artista Giulio De Mitri, Ordinario di Tecniche Pittoriche all'Accademia di Belle Arti di Catanzaro, già docente di Pedagogia e didattica dell'arte e di Antropologia culturale all'Accademia di Viterbo.
Gli artisti sono stati presentati in catalogo dai critici d'arte Guglielmo Gigliotti e Lara Caccia.
«In bilico tra sud e nord, tra qui e lì, tra passato e futuro, tra arte e vita - ha scritto Gigliotti. L'arte non conosce nessun sud, e non si colloca mai a nord; l'arte semmai, è un bilico. Nell'odierna unificazione globalizzante dei mezzi e degli spostamenti, nel compattamento telematico, il bilico diviene una condizione essenziale del proprio stare qui stando anche altrove».
«A che cosa possono rivolgere la propria arte i giovani artisti? - si domanda Lara Caccia. Alle nuove tecnologie o alle antiche tradizioni? Al mondo "tremendamente" terreno, o al richiamo consolante della fantasia? Denunciare o assecondare? Rimanere in bilico o scivolare da una parte?» Le risposte sono variegate, l'uso di nuove tecniche non ha oscurato del tutto il sapore antico della pittura.
I quindici artisti che espongono (un'opera a testa) sono: Daniele D'Acquisto, Danilo De Mitri, Giovanni Felle, Patrizia Piarulli, Antonia Giuse Sanasi, Massimo Lovisco, Maseda, Marcello Samela, Michele Santarsiere, Domenico Tedone, Stefano Cava, Maria Elena Diaco, Giovanni Duro, Gianfranco Presta, Maria Puleo.
Fra questi Giovanni Felle è di Villa Castelli. Nella sua opera sembrano affiorare scene di un'altra realtà in cui gli oggetti divengono altro da se stessi. Un luogo - scrive la Caccia - in cui le certezze non sono verità e dove la "leggerezza" delle cose meno probabili viene ad invadere lo spazio "sospeso" dell'opera: i massi volano nel cielo, e il racconto sembra prendere movenze quasi ironiche.
La mostra, inaugurata l'8 luglio, resterà aperta fino al 9 agosto 2006.
12 luglio 2006
Caos calmo - Propaganda del Vaticano
Se qualcuno che si interessa di libri aveva deciso, per conto suo, di non leggersi l'ultimo vincitore del Premio Strega, ora che il giornale del Vaticano L'Osservatore Romano lo ha scomunicato, quel libro dovrà leggerselo per forza. Non riesco a capire se chi scrive una stroncatura di un libro, per conto della Chiesa, lo faccia in cattiva o buona fede. Ritengo inverosimile che lo "sforbiciatore" non sappia che il suo intervento porterà più lettori a quel libro. Si ottiene quindi esattamente l'effetto contrario di quello che teoricamente ci si prefigge. E' banale osservare che l'arma migliore in questi casi dovrebbe essere il silenzio.
Il critico dell'Osservatore bolla le pagine di Caos calmo come «voyeuristiche, squallide descrizioni di performance sessuali. Il leitmotiv del sesso, le cui incontrollate derivazioni, con un ulteriore sovraccarico, ne rendono alquanto pesante la lettura. Visto con una lente di ingrandimento il sesso è diventato oggi il passaporto per vendere e far leggere un romanzo». In pratica è un invito a leggere il romanzo.
E' ovvio però che i meriti che hanno portato a far vincere quel libro sono altri.
Vincitore della 60/a edizione del Premio Strega, col romanzo Caos calmo (Bompiani), è Sandro Veronesi, che con 177 voti ha superato, anche se non di molto, le memorie di Rossana Rossanda La ragazza del secolo scorso (Einaudi) che ne ha ottenuti 150; gli altri tre della cinquina dei finalisti erano Massimiliano Palmese che Con l'amante proibita (Newton&Compton) ha avuto 18 voti; mentre 15 sono andati a Pietro Grossi con Pugni (Sellerio) e 7 a Giorgio De Santis con Cronache dalla città dei crolli (Avagliano).
Sandro Veronesi è nato a Firenze nel 1959 e dopo molti anni romani, è andato a vivere a Prato. Il suo esordio avvenne nell'88 con Per dove parte questo treno allegro, che fu subito salutato come opera molto promettente. Tra gli altri suoi romanzi ricordiamo Gli sfiorati, Venite venite B-52 e quindi quel La forza del passato che lo ha reso popolare ed è diventato anche un film.
Qualcuno ha detto che in quest'ultimo Strega ha vinto Veltroni che si è speso per l’amico Veronesi, piuttosto che D’Alema che aveva parteggiato per la compagna Rossanda. Ma questa era solo un’abile finzione da gossip letterario. In realtà ha vinto la letteratura contro la memoria saggistica.
A SANDRO VERONESI IL PREMIO STREGA 2006
"In quel libro c'è troppo sesso" - L'Osservatore 'scomunica' Veronesi
Uno ''Strega'' senza duelli
10 luglio 2006
Campioni del mondo
Zidane vergogna del calcio mondiale. Qualsiasi cosa gli abbia detto Materazzi non doveva reagire così. Ad un "figlio di puttana!", poteva rispondere con un "merda!". Violenza verbale contro violenza verbale. Ma mai violenza fisica contro violenza verbale. Se non avesse deciso lui di ritirarsi bisognerebbe squalificarlo a vita. Non condivido per niente che sia stato giudicato dalla Fifa come migliore giocatore dei Mondiali 2006. Per me è stato il peggiore esempio di violenza che sia stato dato nel mondiale. Concordo con quanto ha scritto oggi Claude Droussent in un editoriale su L'Equipe, il principale quotidiano sportivo francese: «Vedi Zinedine, stamattina la cosa più difficile non è cercare di capire perché Les Bleus, i tuoi Bleus, abbiano perso la finale dei Mondiali ieri sera, bensì spiegare a decine di milioni di persone nel mondo come hai potuto lasciarti andare così e colpire Marco Materazzi con una testata a dieci minuti dalla fine dei tempi supplementari: cosa dovremmo dire ai nostri bambini e a tutti quelli per cui sei diventato un modello da imitare?».
La più grande vendetta che Trezeguet si sia potuto prendere nei confronti dell'allenatore francese Domenech, che non l'aveva fatto mai giocare prima della finale, è stata quella di sbagliare il rigore decisivo, facendo così perdere la Francia.
Noi italiani abbiamo vinto il campionato del mondo 2006 nonostante Totti, sempre impiegato da Lippi, nonostante le sue pessime condizioni fisiche. L'Italia era una squadra così forte che ha potuto vincere il mondiale pur giocando in dieci.
Io ho seguito tutto il mondiale con sofferenza perché non si faceva giocare Del Piero. Penalizzato prima nella Juventus da Capello, penalizzato ora da Lippi in nazionale. In questo campionato del mondo ha giocato solo 171 minuti, contro i 466 di Totti, sui 790 possibili. Nonostante il sottoutilizzo, e la fatica per riuscire ad entrare in partita, per me è stato determinante per la vittoria di questo mondiale. Spero che in futuro sia valorizzato per quello che merita. E' un uomo completo in campo e fuori campo. Forse è questo che dà fastidio e lo frega.
La più grande vendetta che Trezeguet si sia potuto prendere nei confronti dell'allenatore francese Domenech, che non l'aveva fatto mai giocare prima della finale, è stata quella di sbagliare il rigore decisivo, facendo così perdere la Francia.
Noi italiani abbiamo vinto il campionato del mondo 2006 nonostante Totti, sempre impiegato da Lippi, nonostante le sue pessime condizioni fisiche. L'Italia era una squadra così forte che ha potuto vincere il mondiale pur giocando in dieci.
Io ho seguito tutto il mondiale con sofferenza perché non si faceva giocare Del Piero. Penalizzato prima nella Juventus da Capello, penalizzato ora da Lippi in nazionale. In questo campionato del mondo ha giocato solo 171 minuti, contro i 466 di Totti, sui 790 possibili. Nonostante il sottoutilizzo, e la fatica per riuscire ad entrare in partita, per me è stato determinante per la vittoria di questo mondiale. Spero che in futuro sia valorizzato per quello che merita. E' un uomo completo in campo e fuori campo. Forse è questo che dà fastidio e lo frega.
8 luglio 2006
Moana Pozzi pensiero 2°: la giovinezza
Di Moana è stato scritto che le cose che diceva di sé (e parlava molto) facevano parte del personaggio che era diventato. Forse non tutto era vero. Talvolta si contraddiceva. Ma diceva le cose che gli altri volevano sentirsi dire. E questo forse è capitato principalmente sui racconti della sua vita da bambina e ragazza. O sarà tutto vero?
L'amore per la famiglia è solo un'imposizione culturale. Non l'ho scelta e quindi non ho colpe.
Mi piace chi ha il senso del dovere, come mio padre. Un uomo che, se serve, c'è. Mia madre è più spontanea, meno lontana. Parenti. Mi stufo presto.
Mi mandarono all'asilo dalle suore, le Orsoline di Genova. L'asilo era vicino a casa.
Da ragazzina avevo i capelli lunghi e biondi, il seno prosperoso e gli uomini mi guardavano. Questo mi faceva piacere e mi vestivo in modo da suscitare le loro fantasie con gonne corte e magliette attillate.
I miei genitori di sera non mi facevano uscire e io scappavo dalla finestra, mi proibivano di leggere libri spinti (Moravia era osceno) e io lo facevo di nascosto, mi obbligavano a vestire da collegiale e io, uscita di casa, correvo da una mia amica a mettermi minigonna e tacchi alti.
Quando andavo al mare con i miei compagni di scuola mi toglievo il reggiseno e mi divertivo a farmi fotografare con una Polaroid che portavo sempre con me.
Ho frequentato il liceo artistico a Genova. Ero scapestrata. La notte fuggivo di casa e tornavo al mattino. Che facevo la notte? Facevo l'amore con tutti i ragazzi che mi piacevano. E me ne piacevano tanti. Della scuola non mi importava niente. Io ero interessata ad altro: al mio divertimento.
Quando gli altri dormivano mi calavo dalla finestra, tornavo alle cinque del mattino e un'ora dopo ero pronta per la scuola. Passavo le notti in giro con gli amici, tutti maschi. Non facevamo niente di male, era bello, divertente, in discoteca, a fumare, chiacchierare.
Fui rimandata e i miei mi fecero trasferire dai Padri Scolopi, vicino a casa, a Ovada. Era un liceo scientifico.
Il mio primo uomo aveva otto anni più di me.
I miei genitori sono molto religiosi. Papà, dopo il lavoro, insegna catechismo ai ragazzini, la mamma raccoglie carta per aiutare i poveri.
[Marco Giusti, Moana, Mondadori, 2005, pp. 190, € 15,00]
Miei precedenti post su Moana
Moana Pozzi
Via Moana Pozzi - Cronache dal congresso radicale
Satira dissacrante
Moana Pozzi pornostar e spia
Moana tutta la verità - Libro
Moana Pozzi pensiero 1°: Chi sono
L'amore per la famiglia è solo un'imposizione culturale. Non l'ho scelta e quindi non ho colpe.
Mi piace chi ha il senso del dovere, come mio padre. Un uomo che, se serve, c'è. Mia madre è più spontanea, meno lontana. Parenti. Mi stufo presto.
Mi mandarono all'asilo dalle suore, le Orsoline di Genova. L'asilo era vicino a casa.
Da ragazzina avevo i capelli lunghi e biondi, il seno prosperoso e gli uomini mi guardavano. Questo mi faceva piacere e mi vestivo in modo da suscitare le loro fantasie con gonne corte e magliette attillate.
I miei genitori di sera non mi facevano uscire e io scappavo dalla finestra, mi proibivano di leggere libri spinti (Moravia era osceno) e io lo facevo di nascosto, mi obbligavano a vestire da collegiale e io, uscita di casa, correvo da una mia amica a mettermi minigonna e tacchi alti.
Quando andavo al mare con i miei compagni di scuola mi toglievo il reggiseno e mi divertivo a farmi fotografare con una Polaroid che portavo sempre con me.
Ho frequentato il liceo artistico a Genova. Ero scapestrata. La notte fuggivo di casa e tornavo al mattino. Che facevo la notte? Facevo l'amore con tutti i ragazzi che mi piacevano. E me ne piacevano tanti. Della scuola non mi importava niente. Io ero interessata ad altro: al mio divertimento.
Quando gli altri dormivano mi calavo dalla finestra, tornavo alle cinque del mattino e un'ora dopo ero pronta per la scuola. Passavo le notti in giro con gli amici, tutti maschi. Non facevamo niente di male, era bello, divertente, in discoteca, a fumare, chiacchierare.
Fui rimandata e i miei mi fecero trasferire dai Padri Scolopi, vicino a casa, a Ovada. Era un liceo scientifico.
Il mio primo uomo aveva otto anni più di me.
I miei genitori sono molto religiosi. Papà, dopo il lavoro, insegna catechismo ai ragazzini, la mamma raccoglie carta per aiutare i poveri.
[Marco Giusti, Moana, Mondadori, 2005, pp. 190, € 15,00]
Miei precedenti post su Moana
Moana Pozzi
Via Moana Pozzi - Cronache dal congresso radicale
Satira dissacrante
Moana Pozzi pornostar e spia
Moana tutta la verità - Libro
Moana Pozzi pensiero 1°: Chi sono
7 luglio 2006
Il Berlusca oppresso
A credere al Berlusca c'è rimasto solo Bondi.
Non gliene va più bene una. Era attesa e scontata la coglioneria sulle liberalizzazioni. «Più che un decreto di liberalizzazioni, è il via all'oppressione fiscale e burocratica».
Il buon Prodi a queste uscite si diverte: «Mi sto divertendo troppo...».
L'impavido Mussi chiarisce: «Per chi ha passato la vita ad eludere ed evadere il fisco, far pagare le tasse è visto come una dittatura».
Luca Cordero di Montezemolo sviolina: «Le liberalizzazioni operate dal governo sono un buon inizio, aprono spazi di concorrenza e puntano alla riduzione dei costi per tutti, cittadini e imprese, e Confindustria non può non riconoscersi in questi provvedimenti».
Bondi a corto di argomenti, come sempre, sproloquia prendendosela con Mussi: «In un paese serio un ministro che rilascia una dichiarazione come quella di Mussi nei confronti del leader e degli elettori dell'opposizione sarebbe immediatamente costretto alle dimissioni».
E' molto facile ribadire a Bondi: «In un paese normale non sarebbe mai stato possibile un presidente del consiglio come Berlusconi ed un Bondi non sarebbe mai esistito».
Berlusconi: questa è oppressione fiscale
Non gliene va più bene una. Era attesa e scontata la coglioneria sulle liberalizzazioni. «Più che un decreto di liberalizzazioni, è il via all'oppressione fiscale e burocratica».
Il buon Prodi a queste uscite si diverte: «Mi sto divertendo troppo...».
L'impavido Mussi chiarisce: «Per chi ha passato la vita ad eludere ed evadere il fisco, far pagare le tasse è visto come una dittatura».
Luca Cordero di Montezemolo sviolina: «Le liberalizzazioni operate dal governo sono un buon inizio, aprono spazi di concorrenza e puntano alla riduzione dei costi per tutti, cittadini e imprese, e Confindustria non può non riconoscersi in questi provvedimenti».
Bondi a corto di argomenti, come sempre, sproloquia prendendosela con Mussi: «In un paese serio un ministro che rilascia una dichiarazione come quella di Mussi nei confronti del leader e degli elettori dell'opposizione sarebbe immediatamente costretto alle dimissioni».
E' molto facile ribadire a Bondi: «In un paese normale non sarebbe mai stato possibile un presidente del consiglio come Berlusconi ed un Bondi non sarebbe mai esistito».
Berlusconi: questa è oppressione fiscale
Ferrara condannato
Questa notizia ve la passo senza commento. Ovviamente sono contento.
L'Unità versus Ferrara. Condannato per diffamazione
Aveva definito l'Unità «un giornale tecnicamente omicida». Giuliano Ferrara è stato condannato per questa sua affermazione, per altro ripetuta e confermata. Il direttore de Il Foglio, superconsigliere dell'allora primo ministro Silvio Berlusconi, lo aveva detto durante una puntata di "Porta a Porta" dell'ottobre del 2003 in cui si parlava di giustizia. Ospiti insieme a lui della trasmissione di Bruno Vespa, Anna Finocchiaro e Carlo Giovanardi. Contro Ferrara sporsero denuncia la maggior parte dei redattori dell'Unità, a tutela della propria dignità professionale, dell'onore della testata storica della sinistra italiana e dei suoi lettori e quindi in autonomia rispetto alle normali querele dell'azienda editoriale e della direzione del giornale. Dopo tre anni di udienze, testimonianze, acquisizioni di prove video e scritte il giudice monocratico del tribunale penale di Roma dottoressa Pavone ha condannato venerdì Giuliano Ferra per il reato di diffamazione per aver offeso la reputazione dei giornalisti de l'Unità. Ferrara è stato condannato a una multa di 5 mila euro e al risarcimento di tutti i redattori de l'Unità che si sono costituiti parte civile nel processo per una somma di 5 mila euro a testa. Le motivazioni della sentenza saranno divulgate entro 60 giorni.
Pubblicato il 07.07.06 su l'Unità
L'Unità versus Ferrara. Condannato per diffamazione
Aveva definito l'Unità «un giornale tecnicamente omicida». Giuliano Ferrara è stato condannato per questa sua affermazione, per altro ripetuta e confermata. Il direttore de Il Foglio, superconsigliere dell'allora primo ministro Silvio Berlusconi, lo aveva detto durante una puntata di "Porta a Porta" dell'ottobre del 2003 in cui si parlava di giustizia. Ospiti insieme a lui della trasmissione di Bruno Vespa, Anna Finocchiaro e Carlo Giovanardi. Contro Ferrara sporsero denuncia la maggior parte dei redattori dell'Unità, a tutela della propria dignità professionale, dell'onore della testata storica della sinistra italiana e dei suoi lettori e quindi in autonomia rispetto alle normali querele dell'azienda editoriale e della direzione del giornale. Dopo tre anni di udienze, testimonianze, acquisizioni di prove video e scritte il giudice monocratico del tribunale penale di Roma dottoressa Pavone ha condannato venerdì Giuliano Ferra per il reato di diffamazione per aver offeso la reputazione dei giornalisti de l'Unità. Ferrara è stato condannato a una multa di 5 mila euro e al risarcimento di tutti i redattori de l'Unità che si sono costituiti parte civile nel processo per una somma di 5 mila euro a testa. Le motivazioni della sentenza saranno divulgate entro 60 giorni.
Pubblicato il 07.07.06 su l'Unità
6 luglio 2006
Abbasso i tassinari e gli avvocati
Essendo io un consumatore è ovvio che sono dalla parte dei consumatori e contro i tassinari e gli avvocati. Queste due ultime sono le categorie più incazzate contro il decreto legge varato venerdì scorso dal Consiglio dei ministri. Decreto contenente il "pacchetto Bersani" con le norme sulla competitività e la tutela del consumatore.
Sono le due categorie che più fregano soldi a noi poveri cittadini impotenti.
Vivo in un piccolo paese dove i taxi non esistono, perché non ce n'è bisogno, ci si sposta a piedi da una parte all'altra; ma quando vado nelle città le mie finanze personali non mi permettono di poterli usare, uso mezzi più popolari e più economici. Ed allora ben vengano strumenti e mezzi che facciano aumentare il numero dei taxi ed abbassare il costo delle corse.
Per quanto riguarda gli avvocati, purtroppo per difendermi da soprusi ho avuto bisogno di loro. Mi hanno svenato. Ed allora ben venga la concorrenza e la contrattazione preventiva. Voglio pagare a risultati conseguiti e non prima.
Sono andato on line a dare uno sguardo ai giornali dei consumatori. E' tutto un inneggiare al decreto Bersani. Era ora! Lo chiedevamo da sempre! Ora non bisogna fermarsi!
Il Salvagente, in edicola da oggi, ha una copertina che dice più di un lungo articolo: "Liberalizzazioni, che ventata". Una ventata che porta freschezza e tante speranze.
Altroconsumo parla di «un decreto, non solo dalla parte dei consumatori, quindi, ma anche nell’interesse generale del Paese e del rilancio economico che sarà in questi mesi contrastato in tutti i modi da coloro che vogliono difendere gli interessi di categoria e i privilegi di corporazione». Altroconsumo lancia anche una petizione in favore del Pacchetto Bersani, alla quale io ho già aderito; fatelo anche voi.
Cittadinanzattiva inneggia ad «una riforma che recependo in larga misura istanze e proposte avanzate da anni da Cittadinanzattiva e da diverse altre Organizzazioni dei consumatori, ha il grande pregio di introdurre misure in grado di dare finalmente voce ad una vasta maggioranza di cittadini consumatori che in questi anni hanno visto progressivamente ridursi sempre di più il proprio potere di acquisto – già prima dell’introduzione euro e ancora di più dopo – anche a causa dell’ingiustificato consolidarsi di interessi fortemente corporativi rispetto all’interesse generale del Paese. E’ grande auspicio di Cittadinanzattiva che il Governo prima e il Parlamento poi, s’impegnino affinché la strada intrapresa venga percorsa fino in fondo».
Codacons lancia a Bersani la sua parola d'ordine: «Non cedere di un millimetro sul decreto che favorisce anche gli stessi tassisti, e andare avanti sulla strada delle liberalizzazioni».
Sono le due categorie che più fregano soldi a noi poveri cittadini impotenti.
Vivo in un piccolo paese dove i taxi non esistono, perché non ce n'è bisogno, ci si sposta a piedi da una parte all'altra; ma quando vado nelle città le mie finanze personali non mi permettono di poterli usare, uso mezzi più popolari e più economici. Ed allora ben vengano strumenti e mezzi che facciano aumentare il numero dei taxi ed abbassare il costo delle corse.
Per quanto riguarda gli avvocati, purtroppo per difendermi da soprusi ho avuto bisogno di loro. Mi hanno svenato. Ed allora ben venga la concorrenza e la contrattazione preventiva. Voglio pagare a risultati conseguiti e non prima.
Sono andato on line a dare uno sguardo ai giornali dei consumatori. E' tutto un inneggiare al decreto Bersani. Era ora! Lo chiedevamo da sempre! Ora non bisogna fermarsi!
Il Salvagente, in edicola da oggi, ha una copertina che dice più di un lungo articolo: "Liberalizzazioni, che ventata". Una ventata che porta freschezza e tante speranze.
Altroconsumo parla di «un decreto, non solo dalla parte dei consumatori, quindi, ma anche nell’interesse generale del Paese e del rilancio economico che sarà in questi mesi contrastato in tutti i modi da coloro che vogliono difendere gli interessi di categoria e i privilegi di corporazione». Altroconsumo lancia anche una petizione in favore del Pacchetto Bersani, alla quale io ho già aderito; fatelo anche voi.
Cittadinanzattiva inneggia ad «una riforma che recependo in larga misura istanze e proposte avanzate da anni da Cittadinanzattiva e da diverse altre Organizzazioni dei consumatori, ha il grande pregio di introdurre misure in grado di dare finalmente voce ad una vasta maggioranza di cittadini consumatori che in questi anni hanno visto progressivamente ridursi sempre di più il proprio potere di acquisto – già prima dell’introduzione euro e ancora di più dopo – anche a causa dell’ingiustificato consolidarsi di interessi fortemente corporativi rispetto all’interesse generale del Paese. E’ grande auspicio di Cittadinanzattiva che il Governo prima e il Parlamento poi, s’impegnino affinché la strada intrapresa venga percorsa fino in fondo».
Codacons lancia a Bersani la sua parola d'ordine: «Non cedere di un millimetro sul decreto che favorisce anche gli stessi tassisti, e andare avanti sulla strada delle liberalizzazioni».
4 luglio 2006
Grazie Del Piero
L'avevo già scritto in questo blog: senza Del Piero per me non c'è mondiale.
Ho dovuto aspettare e soffrire. Ma l'attesa mi è stata ripagata. Entra Del Piero e la partita cambia volto.
Quando tutto ormai sembrava portare verso la roulette russa dei calci di rigore.
Ma l'estro ed il genio di Alex ce li ha evitati.
Per merito di Del Piero i tedeschi le hanno buscate. Ma non voglio esagerare, per merito di tutta la squadra italiana i tedeschi l'hanno preso in quel posto.
Ci avevano insultati sui loro giornali. Ora hanno avuto quello che si meritano.
Aveva ragione Gianni Brera quando, dopo il 4 a 3 a nostro favore di Messico '70, scriveva: «I tedeschi sono proprio tonti: ecco perché li abbiamo quasi sempre battuti. Nel calcio vale anche l'astuzia tattica e non solo la truculenza, l'impegno, il fondo atletico e la bravura tecnica».
Si consolino ora andando a mangiare una pizza in qualche ristorante italiano. Per un giorno offriamola gratis. Bisognerebbe istituire in Germania presso i ristoranti italiani, a commemorazione della vittoria di oggi, una giornata della pizza gratis per tutti i tedeschi.
Tedeschi, fra quattro anni ricordatevelo: non vi conviene insultarci.
Anzi, domenica prossima forse vi conviene tifare per noi.
Grazie Del Piero.
Italia gran finale
Ho dovuto aspettare e soffrire. Ma l'attesa mi è stata ripagata. Entra Del Piero e la partita cambia volto.
Quando tutto ormai sembrava portare verso la roulette russa dei calci di rigore.
Ma l'estro ed il genio di Alex ce li ha evitati.
Per merito di Del Piero i tedeschi le hanno buscate. Ma non voglio esagerare, per merito di tutta la squadra italiana i tedeschi l'hanno preso in quel posto.
Ci avevano insultati sui loro giornali. Ora hanno avuto quello che si meritano.
Aveva ragione Gianni Brera quando, dopo il 4 a 3 a nostro favore di Messico '70, scriveva: «I tedeschi sono proprio tonti: ecco perché li abbiamo quasi sempre battuti. Nel calcio vale anche l'astuzia tattica e non solo la truculenza, l'impegno, il fondo atletico e la bravura tecnica».
Si consolino ora andando a mangiare una pizza in qualche ristorante italiano. Per un giorno offriamola gratis. Bisognerebbe istituire in Germania presso i ristoranti italiani, a commemorazione della vittoria di oggi, una giornata della pizza gratis per tutti i tedeschi.
Tedeschi, fra quattro anni ricordatevelo: non vi conviene insultarci.
Anzi, domenica prossima forse vi conviene tifare per noi.
Grazie Del Piero.
Italia gran finale
3 luglio 2006
Anche la Chiesa pagherà
Nella "manovrina" approvata venerdì dal Consiglio dei Ministri per risanare i nostri disastrati conti pubblici è stato previsto che la Chiesa tornerà a pagare l´Ici, almeno per gli immobili ad uso commerciale.
Cosa buona e giusta che cancella il regalo che Berlusconi aveva fatto alla Chiesa con l'ultima finaziaria, sperando in un voto di scambio. Ma gli andò male.
Viene così salvaguardato non solo il concetto di laicità dello Stato, ma vengono riportati nelle casse dello Stato 500 miliioni di euro. 50 milioni sarebbero stati tolti al Comune di Roma.
L´esenzione Ici per le confessioni religiose era stata introdotta nel ´92, bocciata dalla Consulta nel 2004 e poi reintrodotta nell´ultima Finanziaria di Tremonti.
Per ora niente regalo alla Chiesa.
La decisione del governo Prodi è stata comunque presa dopo grandi discussioni interne. Ma alla fine anche l'ala cattolica della maggioranza ha dato l'ok al provvedimento.
In un'intervista al Corriere il senatore della Margherita Luigi Bobba ha sottolineato: «i cattolici non vogliono privilegi, quindi mi sembra una decisione giusta».
Pare che lo stesso ministro dell´Economia Padoa Schioppa avesse incontrato preventivamente il cardinale Ruini, segretario della Conferenza Episcopale Italiana, per comunicargli la decisione.
Siamo sulla buona strada, nonostante il blocco dei tassisti.
Cosa buona e giusta che cancella il regalo che Berlusconi aveva fatto alla Chiesa con l'ultima finaziaria, sperando in un voto di scambio. Ma gli andò male.
Viene così salvaguardato non solo il concetto di laicità dello Stato, ma vengono riportati nelle casse dello Stato 500 miliioni di euro. 50 milioni sarebbero stati tolti al Comune di Roma.
L´esenzione Ici per le confessioni religiose era stata introdotta nel ´92, bocciata dalla Consulta nel 2004 e poi reintrodotta nell´ultima Finanziaria di Tremonti.
Per ora niente regalo alla Chiesa.
La decisione del governo Prodi è stata comunque presa dopo grandi discussioni interne. Ma alla fine anche l'ala cattolica della maggioranza ha dato l'ok al provvedimento.
In un'intervista al Corriere il senatore della Margherita Luigi Bobba ha sottolineato: «i cattolici non vogliono privilegi, quindi mi sembra una decisione giusta».
Pare che lo stesso ministro dell´Economia Padoa Schioppa avesse incontrato preventivamente il cardinale Ruini, segretario della Conferenza Episcopale Italiana, per comunicargli la decisione.
Siamo sulla buona strada, nonostante il blocco dei tassisti.
2 luglio 2006
Unioni di fatto: Puglia in prima fila
Servizi sociali anche per le coppie di fatto e le unioni gay. La Puglia è, da oggi, una regione all'avanguardia.
Il disegno di legge è stato approvato in consiglio regionale, il 30/6/2006, a maggioranza.
Nichi Vendola (Prc) ha tenacemente voluto l’approvazione di questa legge, svolgendo un’opera certosina di mediazione fino a far crollare il muro di emendamenti (oltre 6000) presentati dalla opposizione di centrodestra.
«Il fatto che questa vicenda si chiuda senza ostruzionismo, con soddisfazioni di tutti perché ciascuna parte - ha detto Vendola - ha potuto far vivere utilmente la propria sensibilità è per me un momento molto importante: la politica in Puglia ha scritto una pagina alta ed è una pagina che può aiutare la politica nazionale ad uscire fuori dai propri attorcimenti».
Il disegno di legge che disciplina i servizi sociali in Puglia metterà a disposizione delle famiglie e delle persone legate da «vincoli solidaristici» 170 milioni circa di euro, somme provenienti da fondi regionali e nazionali.
«E' una legge - spiega Vendola - d'avanguardia in tutta Italia per tre ragioni. Difende fino in fondo la famiglia, così come protetta dall'articolo 29 della Costituzione; estende i servizi sociali alle coppie di fatto, cioè accetta il principio dell'eguaglianza dei cittadini di fronte alla legge; ridisegna il sistema dei servizi e mette l'accento non sul bisogno di assistenza, che talvolta rappresenta una sorta di pietas pubblica, ma sui percorsi di autodeterminazione, valorizzando la soggettività».
La nuova leggge è frutto del lavoro dell’assessore regionale alle politiche sociali della Regione Puglia, Elena Gentile (Ds), dal mese di novembre impegnata nel faticosissimo iter del testo e anche alle prese con i contrasti che emergevano all’interno del centrosinistra, in particolare con la Margherita, tutta tesa a veder favorita nel disegno di legge la famiglia tradizionale, quella cioè descritta dall’art. 29 della Costituzione. «È una legge innovativa - ha sottolineato Elena Gentile - diretta a combattere le povertà e a difendere la dignità delle persone all’interno delle famiglie e delle formazioni in cui queste vivono».
La nuova fisionomia del welfare nella regione consente dunque a famiglie tradizionali e a persone legate da "vincoli solidaristici", e che vivono insieme, di poter accedere ai servizi, da quelli per la prima infanzia (asili nido, centri ludici, centri di aggregazione per ragazzi, buoni scuola e buoni libro), ai centri antiviolenza, alla mediazione familiare, ai centri per il reinserimento dei detenuti, alle strutture per la salute mentale, ai servizi per chi ha in famiglia problemi di disabilità, ai bandi per le case popolari.
Puglia - Passa la legge sulla famiglia
Pacs in Puglia
Il disegno di legge è stato approvato in consiglio regionale, il 30/6/2006, a maggioranza.
Nichi Vendola (Prc) ha tenacemente voluto l’approvazione di questa legge, svolgendo un’opera certosina di mediazione fino a far crollare il muro di emendamenti (oltre 6000) presentati dalla opposizione di centrodestra.
«Il fatto che questa vicenda si chiuda senza ostruzionismo, con soddisfazioni di tutti perché ciascuna parte - ha detto Vendola - ha potuto far vivere utilmente la propria sensibilità è per me un momento molto importante: la politica in Puglia ha scritto una pagina alta ed è una pagina che può aiutare la politica nazionale ad uscire fuori dai propri attorcimenti».
Il disegno di legge che disciplina i servizi sociali in Puglia metterà a disposizione delle famiglie e delle persone legate da «vincoli solidaristici» 170 milioni circa di euro, somme provenienti da fondi regionali e nazionali.
«E' una legge - spiega Vendola - d'avanguardia in tutta Italia per tre ragioni. Difende fino in fondo la famiglia, così come protetta dall'articolo 29 della Costituzione; estende i servizi sociali alle coppie di fatto, cioè accetta il principio dell'eguaglianza dei cittadini di fronte alla legge; ridisegna il sistema dei servizi e mette l'accento non sul bisogno di assistenza, che talvolta rappresenta una sorta di pietas pubblica, ma sui percorsi di autodeterminazione, valorizzando la soggettività».
La nuova leggge è frutto del lavoro dell’assessore regionale alle politiche sociali della Regione Puglia, Elena Gentile (Ds), dal mese di novembre impegnata nel faticosissimo iter del testo e anche alle prese con i contrasti che emergevano all’interno del centrosinistra, in particolare con la Margherita, tutta tesa a veder favorita nel disegno di legge la famiglia tradizionale, quella cioè descritta dall’art. 29 della Costituzione. «È una legge innovativa - ha sottolineato Elena Gentile - diretta a combattere le povertà e a difendere la dignità delle persone all’interno delle famiglie e delle formazioni in cui queste vivono».
La nuova fisionomia del welfare nella regione consente dunque a famiglie tradizionali e a persone legate da "vincoli solidaristici", e che vivono insieme, di poter accedere ai servizi, da quelli per la prima infanzia (asili nido, centri ludici, centri di aggregazione per ragazzi, buoni scuola e buoni libro), ai centri antiviolenza, alla mediazione familiare, ai centri per il reinserimento dei detenuti, alle strutture per la salute mentale, ai servizi per chi ha in famiglia problemi di disabilità, ai bandi per le case popolari.
Puglia - Passa la legge sulla famiglia
Pacs in Puglia
1 luglio 2006
Moana Pozzi pensiero 1°: Chi sono
Inizio con questo post una raccolta di pensieri scritti e detti dalla stessa Moana Pozzi. Sono riflessioni libere e forti, che non sopportano mediazioni. O le si accetta o le si rifiuta. Senza se e senza ma. Certamente sono per palati forti e fini. Chi non ha il gusto ed il piacere di questi aspetti della vita può fare a meno di leggere; domani, forse, ritornerò a parlare di Prodi e Berlusconi.
Ho raccolto e mixato, a modo mio, frasi dette e scritte in occasioni diverse da Moana. Quasi tutte raccolte nel libro di Marco Giusti, Moana, edito da Mondadori.
Ne verrà fuori un ritratto della mia Moana, così come lei voleva che fosse e così come lei è per me.
Ne avrò per molte puntate.
Io mi chiamo Anna Moana Rosa Pozzi.
Moana è il nome di un'isola delle Hawaii e in dialetto polinesiano significa «il punto dove il mare è più profondo». I miei genitori lo hanno scoperto sfogliando un atlante geografico e quando mi hanno battezzato hanno dovuto insistere molto con il prete che non voleva darmi un nome senza «santo protettore». Io sono contenta della loro scelta perché Moana ha un suono dolce ed è originale, per il mio lavoro è perfetto e tutti pensano che sia inventato.
Molti mi dicono: «Sei una puttana, una prostituta pubblica». Non mi importa di quello che la gente pensa di me e comunque nell'essere puttana non ci vedo niente di male.
Sì, anche usando la fica, si può essere un'artista. C'è modo e modo di usare la fica, di usare il corpo.
Io le gambe, nella vita e nel lavoro, le ho sempre aperte con dei risultati.
Sono una persona molto timida e mi imbarazzo con facilità. Mi accade anche quando faccio delle conferenze stampa. Mi sento molto più a mio agio quando sono su un palcoscenico e mi esibisco nuda oppure sul set di un film porno.
La mia vita è il porno. Non c'è una Moana pubblica e una privata. Perché una pornostar non può rimanere bambina, perché una puttana non può essere una donna?
Mi è sempre piaciuto scivolare oltre. Superare i limiti, le regole. Il porno è arrivato come un grido di libertà.
I miei non sanno niente della mia vita privata. Pensano a me come quando ero nel collegio delle Orsoline.
Ho cominciato a viaggiare sin da piccola per seguire mio padre nei suoi spostamenti di lavoro. Ho abitato in Spagna, in Canada, in Brasile, in Argentina e ogni volta ero felice di cambiare abitudini e tipo di vita.
Figli. Non posso permettermelo. In questo mondo è difficile crescere senza che qualcuno ti sbatta in faccia i film porno di tua madre. Non sopporterei di essere giudicata per le mie scelte. A me piace essere quello che sono, difficilmente piacerebbe ai miei figli. Voglio restare sola con me stessa. Va bene così.
Quando morirò (l'ho già detto alla mamma) voglio essere bruciata e la cenere deve andare per metà alla persona che mi amava e per metà, che so, alle Maldive. Non voglio finire sottoterra. Non voglio fotografie sulla mia tomba. Ecco cosa odio dei cimiteri: quelle foto sulle tombe. Il mio modo di morire mi dà un po' il senso dell'eternità. Essere sparsa, non lasciare più tracce.
[Marco Giusti, Moana, Mondadori, 2005, pp. 190, € 15,00]
Miei precedenti post su Moana
Moana Pozzi
Via Moana Pozzi - Cronache dal congresso radicale
Satira dissacrante
Moana Pozzi pornostar e spia
Moana tutta la verità - Libro
Ho raccolto e mixato, a modo mio, frasi dette e scritte in occasioni diverse da Moana. Quasi tutte raccolte nel libro di Marco Giusti, Moana, edito da Mondadori.
Ne verrà fuori un ritratto della mia Moana, così come lei voleva che fosse e così come lei è per me.
Ne avrò per molte puntate.
Io mi chiamo Anna Moana Rosa Pozzi.
Moana è il nome di un'isola delle Hawaii e in dialetto polinesiano significa «il punto dove il mare è più profondo». I miei genitori lo hanno scoperto sfogliando un atlante geografico e quando mi hanno battezzato hanno dovuto insistere molto con il prete che non voleva darmi un nome senza «santo protettore». Io sono contenta della loro scelta perché Moana ha un suono dolce ed è originale, per il mio lavoro è perfetto e tutti pensano che sia inventato.
Molti mi dicono: «Sei una puttana, una prostituta pubblica». Non mi importa di quello che la gente pensa di me e comunque nell'essere puttana non ci vedo niente di male.
Sì, anche usando la fica, si può essere un'artista. C'è modo e modo di usare la fica, di usare il corpo.
Io le gambe, nella vita e nel lavoro, le ho sempre aperte con dei risultati.
Sono una persona molto timida e mi imbarazzo con facilità. Mi accade anche quando faccio delle conferenze stampa. Mi sento molto più a mio agio quando sono su un palcoscenico e mi esibisco nuda oppure sul set di un film porno.
La mia vita è il porno. Non c'è una Moana pubblica e una privata. Perché una pornostar non può rimanere bambina, perché una puttana non può essere una donna?
Mi è sempre piaciuto scivolare oltre. Superare i limiti, le regole. Il porno è arrivato come un grido di libertà.
I miei non sanno niente della mia vita privata. Pensano a me come quando ero nel collegio delle Orsoline.
Ho cominciato a viaggiare sin da piccola per seguire mio padre nei suoi spostamenti di lavoro. Ho abitato in Spagna, in Canada, in Brasile, in Argentina e ogni volta ero felice di cambiare abitudini e tipo di vita.
Figli. Non posso permettermelo. In questo mondo è difficile crescere senza che qualcuno ti sbatta in faccia i film porno di tua madre. Non sopporterei di essere giudicata per le mie scelte. A me piace essere quello che sono, difficilmente piacerebbe ai miei figli. Voglio restare sola con me stessa. Va bene così.
Quando morirò (l'ho già detto alla mamma) voglio essere bruciata e la cenere deve andare per metà alla persona che mi amava e per metà, che so, alle Maldive. Non voglio finire sottoterra. Non voglio fotografie sulla mia tomba. Ecco cosa odio dei cimiteri: quelle foto sulle tombe. Il mio modo di morire mi dà un po' il senso dell'eternità. Essere sparsa, non lasciare più tracce.
[Marco Giusti, Moana, Mondadori, 2005, pp. 190, € 15,00]
Miei precedenti post su Moana
Moana Pozzi
Via Moana Pozzi - Cronache dal congresso radicale
Satira dissacrante
Moana Pozzi pornostar e spia
Moana tutta la verità - Libro