Dopo la terza buca che riceve, si spera che Rutelli si rassegni. Berlusconi non vuol proprio parlare con lui. Ma questa terza volta non è tanto chiaro chi è il gatto e chi è il topo.
E' certo però che Berlusconi da quando ha perso il potere ha perso pure la voce. E' caduto in depressione. E per uscirne si è ritirato in Sardegna, come Napoleone a Sant'Elena, a meditare una ormai improbabile rivincita.
Ed intanto si consola abbracciando veline, facendo eruttare vulcani finti, cantando con Apicella, mascherandosi da carnevale.
Il potere logora chi non ce l'ha, diceva quel vecchio volpone di Andreotti. Niente potere, niente parole.
«Il dibattito proprio no», diceva l'acerrimo nemico regista del Caimano, Nanni Moretti. Il rischio di buscarle è troppo grosso. Allora è meglio lasciare la sedia vuota. In certi casi ci si fa notare di più non essendoci che essendoci. Meglio meditare che essere sconfitto.
Ed allora è facile perdere la voce, diventare afoni. «Lo stress da fine del potere fa crollare il sistema immunitario», ha sentenziato Giuseppe Fioroni.
E poi la sfida fra capocomici, tra lui e Benigni, a due feste della sinistra, era persa in partenza. Non c'era partita. Tanto valeva inventarsi una tracheite.
Non ci si poteva fidare nemmeno delle ferree regole d'ingaggio che erano state pattuite con Rutelli.
E Mentana si è presa una pizzicata: «Guardate che la tracheite è un disturbo molto serio per un cantante».
Ma la migliore battuta l'ha fatta Antonio Socci su Libero, descrivendo Berlusconi sul «caviale del tramonto».
I ragazzi margheritini possono ammainare lo striscione: «Silvio, quando arrivano le ragazze?». Sarà per un'altra volta. Forse mai.
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