8 ottobre 2004

Il Papa e la politica

Il vecchio e malato papa Giovanni Paolo Secondo non perde occasione per richiamare i cattolici all’ordine; essi devono attenersi alla verità cristiana, che è ritenuta “il miglior antidoto contro i fanatismi ideologici, in ambito scientifico, politico o anche religioso”. Occorre che i cattolici siano presenti “in quegli ambienti in cui si formano decisioni collettive significative e in quello della politica”. I cattolici devono trasferire e cercare di imporre la dottrina sociale della Chiesa nelle decisioni politiche. E’ questa la sintesi del messaggio che il Papa ha inviato alla 44^ Settimana Sociale dei cattolici che si sta svolgendo a Bologna.
Noi laici democratici che apprezziamo la coraggiosa posizione del Papa sui temi della guerra e della pace e su quelli dei rapporti economici tra i paesi industrializzati e quelli sottosviluppati, non possiamo non dissentire sulle posizioni integraliste che cercano di bloccare o addirittura cancellare le grandi conquiste democratiche raggiunte dalla nostra società. Rivendichiamo la laicità dello Stato. Riteniamo non ammissibile l’ingerenza della Chiesa nella gestione dello Stato. Non accettiamo, e lotteremo per cambiarla, la legge sulla procreazione assistita, tanto caldeggiata dalla Chiesa. Non possiamo condividere le condanne papali della fecondazione eterologa ed il divieto di ricerca scientifica sulle cellule staminali.
Come, d’altro canto, non ci rassegneremo mai allo smantellamento della scuola pubblica finalizzato a favorire la scuola privata e confessionale.

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