28 maggio 2018

Il brigante di Tacca del Lupo, di Riccardo Bacchelli


Questo racconto lungo dà il titolo ad un libro di Riccardo Bacchelli, che raccoglie complessivamente undici racconti, definiti disperati. Il titolo originario del racconto era Campagna contro i briganti e apparve sulla rivista “L’Illustrazione Italiana”, nel 1936 (così leggiamo nello Scaffale pugliese in internet). Tacca del Lupo è il luogo dove si svolgono i fatti. Si trova sul Gargàno, in provincia di Foggia.
     I personaggi del racconto sono di fantasia. L’azione si svolge tra il 1863 e il 1864.
     Protagonista del racconto è il capitano piemontese Sgaralli, che con i suoi bersaglieri dà la caccia al brigante Raffa-raffa.
     Il brigante di Bacchelli aveva un buon numero di seguaci ben armati ed era sostanzialmente un delinquente, che aveva rapita per lussuria per otto giorni Zitamaria, moglie del carbonaio Scianguglia. Bisognava vendicarla. Quest’ultimo si offrì al capitano nella ricerca del brigante. Lo trovò e in un duello rusticano col coltello lo uccise.
     Bacchelli non ha una buona considerazione dei briganti e giustifica le rappresaglie dei piemontesi. Ma «anche la rappresaglia, benché giusta, era stata troppo atroce».
     Altri episodi ed altri personaggi vengono narrati. L’autore ha simpatia per i legittimisti stranieri. Don José Borges, «cascato con un manipolo di brava gente sua fedele nella sciagurata compagnia dell’immondo ladrone Crocco, era riuscito a scampare fino al confine pontificio», dove venne preso e fucilato dai piemontesi. Bacchelli scrive e riporta che Borges stava andando a dire al Re di Napoli che era difeso soltanto da sciagurati e scellerati. Nel racconto, don Diego Silvestre, gentiluomo catalano che era stato agli ordini del generale Borges, viene giustiziato, ma Sgaralli gli riserva un trattamento speciale.
     Altro personaggio è don Filippo Sicèli, già spia e uomo della polizia borbonica. Le autorità superiori avevano ordinato a Sgaralli di servirsi del suo aiuto. Don Filippo era attivo, astuto, zelante, ambizioso.
     Le famiglie “bene” del Gargàno appartenevano, come altrove, ai galantuomini (avvocati, medici, liberali ambiziosi), ai nobili (poveri in canna, ignoranti, fanatici reazionari), ai mezzi galantuomini (bottegai e piccoli proprietari); tutti badavano ai loro interessi ed erano, per la maggior parte, delusi e scontenti del nuovo regime piemontese.
     Si racconta anche la storia dell’Eremita, che per la gente era per metà un sant’uomo e per metà un mentecatto. Viveva in un convento disabitato ed in rovina. La sua storia è legata al fazzoletto carpito dalla testa della donna che si doveva sposare. Con quel sistema Scianguglia aveva sposato Zitamaria.
     Quando il brigantaggio finì, i soldati tornarono alle loro case, nel nord.
     Bacchelli in pratica prende spunto dai briganti per raccontare una storia col suo stile.
     Nel 1952 Pietro Germi da questo racconto trasse un omonimo film.
Rocco Biondi

Riccardo Bacchelli, Il brigante di Tacca del Lupo, ed altri racconti disperati, Garzanti, 1942 (terza edizione), pp. 258

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