Il ministro Brunetta dice di voler licenziare tutti i fannulloni dalla pubblica amministrazione. Non pare chiaro però cosa intenda per fannulloni e quali siano i parametri di misurazione. Per intanto i rappresentanti dei lavoratori sono già sul piede di guerra e non certamente per difendere i fannulloni ma sperabilmente per difendere i lavoratori, anche dagli abusi dei dirigenti.
In questo blog non ho mai parlato del mio ambiente di lavoro, e di cose da dire ne avrei avute parecchie. Ma ciò che sta avvenendo nella scuola dove lavoro merita un’eccezione. Tanto da spingermi a consigliare a Brunetta di riflettere e proporre interventi contro i dirigenti incapaci ed incompetenti.
Una preside neo assunta sta distruggendo tutto quello che di positivo è stato fatto da quando questa scuola è stata fondata, e nessuno interviene.
Il cinquanta per cento degli insegnanti del plesso centrale ha chiesto il trasferimento, a causa della «sopravvenuta mancata condizione di serenità che fino ad ora ci aveva consentito di operare al meglio con i nostri alunni e colleghi. Abbiamo cercato con tutta la delicatezza il dialogo aperto con la nuova Dirigente, al fine di mantenere nella nostra scuola due importanti aspetti consolidati negli anni: la legalità e la disponibilità... Resici conto delle anomalie venutesi a verificare…, non potendo più perseguire questi due essenziali punti, la decisione di trasferirci in altra scuola, resta irrevocabile». Questo è stato fatto presente agli organismi superiori scolastici e non è successo niente.
Le due insegnanti collaboratrici-vicarie hanno presentato le loro dimissioni da tutti gli incarichi, motivando la prima che «non vi sono più le condizioni per agire serenamente e proficuamente» e la seconda «non sussistendo più le condizioni per lavorare serenamente», a causa dei comportamenti della preside dirigente. E non è successo niente.
Cinquantotto lavoratori della scuola, circa il settanta per cento fra insegnanti, personale di segreteria e bidelli, hanno sottoscritto un documento di cinque pagine di accuse contro la dirigente; documento che si concludeva con queste affermazioni: «La nostra Istituzione scolastica ha bisogno di un Dirigente che rifugga dall’arroganza, per rendersi disponibile all’ascolto, al dialogo ed al confronto ad ogni livello, che sia alla ricerca dell’autorevolezza e che rifiuti la cultura dell’autorità, che ascolti le possibili sinergie e che rifugga dall’isolamento. I Docenti auspicano di poter ritornare al loro ruolo di promotori di cultura, di formazione e di valori e non essere considerati anonimi intestatari delle missive del Dirigente Scolastico, ma soprattutto sperano di potersi riappropriare della serenità e della tranquillità perduta». Questo documento è stato inviato ai Dirigenti degli Uffici scolastici provinciali e regionali. E non è successo niente.
I cinque segretari provinciali dei sindacati-Scuola più rappresentativi a livello nazionale (FLC CGIL, CISL Scuola, UIL Scuola, SNALS Confsal, GILDA Unams) hanno inoltrato unitariamente (fatto quasi unico nella storia sindacale) un ricorso avanti il Tribunale – Sezione Lavoro – contro questa preside. Gli stessi sindacati avevano proclamato lo stato di agitazione di tutto il personale della scuola.
L’ultimo atto, ad oggi 29 settembre 2008, del tragico clima di terrore che la preside vuol creare nella scuola è la diffida che ha inoltrata contro il Presidente e tutti i componenti del Consiglio della Scuola a svolgere la riunione, regolarmente convocata per oggi, nei locali della Scuola. I consiglieri hanno trovato tutte le porte della Scuola chiuse. Dopo l’intervento dei Carabinieri e Vigili Urbani è stata trovata la soluzione di far svolgere la seduta del Consiglio scolastico presso l’aula consiliare del Comune. Erano presenti quindici consiglieri scolastici sul totale di diciannove. E’ stato predisposto e sottoscritto, non solo dai consiglieri ma anche da molti genitori e docenti presenti, un documento di tre pagine di dettagliate accuse contro la dirigente preside. Decidendo di inviarlo ancora una volta al Direttore Generale dell’Ufficio Scolastico Regionale ed al Dirigente Scolastico Provinciale (già Provveditore agli Studi). Sperando che questa volta sortisca qualche effetto.
Brunetta aiutaci tu. Inventati qualcosa per cacciare una dirigente, che certamente sta facendo più danni di un lavoratore fannullone.
P.S. Lavoro nella Scuola Elementare di Villa Castelli, in provincia di Brindisi, nella Puglia. La Puglia è la Regione dove tre funzionari dell’ufficio scolastico regionale sono indagati, nell’inchiesta sull’ultimo concorso per presidi, per reato di falso. Nella stesura degli elenchi dei candidati presidi avrebbero commesso irregolarità non solo di carattere amministrativo ma anche penale.
29 maggio 2008
24 maggio 2008
Berlusconi buzzurro
Dello scrittore spagnolo Javier Marías [nella foto] finora non ho letto nulla. Mi tocca farlo. Da molto tempo va dicendo su Berlusconi cose che molti pensano, ma non hanno il coraggio di dire. Ecco l’ultima: «È deprimente che un paese sotto tanti aspetti squisito abbia votato – per la terza volta – per un simile buzzurro». Fonte della citazione è la Repubblica del 19 maggio 2008 pag. 7.
Secondo il Vocabolario della lingua italiana Treccani il termine buzzurro, dall’etimo incerto, si dava in Toscana ai montanari che scendevano dal cantone dei Grigioni e dal Canton Ticino a vendere castagne arrostite, dolciumi, ecc. A Roma invece dopo il 1870 furono così chiamati gli Italiani delle regioni settentrionali che vi presero residenza per il trasferimento della capitale. In seguito il termine è passato a significare persona rozza, zotica. Penso che Marías usi il termine in quest’ultimo senso.
Già nel 2002 Javier Marías così scriveva di Berlusconi: «Di fronte a questo tipo di individuo, la maggior parte delle persone è inerme, perché quasi nessuno è preparato a trattare con una persona tanto seccante e insistente (una palla al piede che non sta ferma un secondo, una di quelle persone a cui si dice di sì pur di levarseli di torno o di fermare il loro sproloquio, di riuscire a farli stare zitti), formalmente cordiale e persino affettuosa e che allo stesso tempo non osserva norme o regole d'alcun tipo. Non le considera nemmeno per disattenderle, e neanche i principi, neppure per tradirli; non ha la consapevolezza di stare esagerando o oltrepassando i limiti o trasgredendo».
Marías ne ha anche per Umberto Bossi, che accomuna a Berlusconi, ed insieme li qualifica come «molto zotici». Di Gentilini, ex sindaco di Treviso, ed Alemanno, attuale sindaco di Roma, Marías scrive: «Che i politici comincino a esprimersi come nelle taverne suole essere il primo passo verso un fascismo reale».
Ma anche altri spagnoli non sono teneri nei confronti degli attuali governanti italiani. Javier Moreno, direttore di El Pais, il giornale più letto in Spagna, a proposito della linea governativa italiana sull’immigrazione dice: «Quello che accade in Italia è assolutamente abominevole e inaccettabile». Maria Teresa Fernandez, vice premier spagnola, accusa il capo del governo italiano Berlusconi di seguire una politica sull’immigrazione «razzista e ispirata alla xenofobia». Bibiana Aido, ministro per le Pari opportunità, si dice pronta «a pagare uno psichiatra per Berlusconi», anche se non sa se sarebbe efficace e certamente ci vorrebbero molte sedute. Quasi quasi dobbiamo unirci alla colletta.
Secondo il Vocabolario della lingua italiana Treccani il termine buzzurro, dall’etimo incerto, si dava in Toscana ai montanari che scendevano dal cantone dei Grigioni e dal Canton Ticino a vendere castagne arrostite, dolciumi, ecc. A Roma invece dopo il 1870 furono così chiamati gli Italiani delle regioni settentrionali che vi presero residenza per il trasferimento della capitale. In seguito il termine è passato a significare persona rozza, zotica. Penso che Marías usi il termine in quest’ultimo senso.
Già nel 2002 Javier Marías così scriveva di Berlusconi: «Di fronte a questo tipo di individuo, la maggior parte delle persone è inerme, perché quasi nessuno è preparato a trattare con una persona tanto seccante e insistente (una palla al piede che non sta ferma un secondo, una di quelle persone a cui si dice di sì pur di levarseli di torno o di fermare il loro sproloquio, di riuscire a farli stare zitti), formalmente cordiale e persino affettuosa e che allo stesso tempo non osserva norme o regole d'alcun tipo. Non le considera nemmeno per disattenderle, e neanche i principi, neppure per tradirli; non ha la consapevolezza di stare esagerando o oltrepassando i limiti o trasgredendo».
Marías ne ha anche per Umberto Bossi, che accomuna a Berlusconi, ed insieme li qualifica come «molto zotici». Di Gentilini, ex sindaco di Treviso, ed Alemanno, attuale sindaco di Roma, Marías scrive: «Che i politici comincino a esprimersi come nelle taverne suole essere il primo passo verso un fascismo reale».
Ma anche altri spagnoli non sono teneri nei confronti degli attuali governanti italiani. Javier Moreno, direttore di El Pais, il giornale più letto in Spagna, a proposito della linea governativa italiana sull’immigrazione dice: «Quello che accade in Italia è assolutamente abominevole e inaccettabile». Maria Teresa Fernandez, vice premier spagnola, accusa il capo del governo italiano Berlusconi di seguire una politica sull’immigrazione «razzista e ispirata alla xenofobia». Bibiana Aido, ministro per le Pari opportunità, si dice pronta «a pagare uno psichiatra per Berlusconi», anche se non sa se sarebbe efficace e certamente ci vorrebbero molte sedute. Quasi quasi dobbiamo unirci alla colletta.
18 maggio 2008
Ci tocca stare con Di Pietro
Non credo per niente alla conversione lampo di Berlusconi. Di botto si è fatto agnello. Sono convinto che stia tramando per fregare Veltroni. Ci tocca stare con Di Pietro, che è l’unico in Parlamento che non si è fatto incantare dalla sirena berlusconiana.
Di Pietro al caramelloso Berlusconi ha ricordato senza peli sulla lingua: «Lei è entrato in politica per i suoi interessi, privati e giudiziari. Ha portato i suoi amici e i suoi avvocati in Parlamento per fare i suoi affari». E a Veltroni: «Siamo l’unica opposizione, noi non abboccheremo, non cadremo nella tela del ragno».
E mentre Di Pietro diceva queste cose, interrotto dai berlusconiani, è venuta fuori l’anima fascista del presidente Fini. A Di Pietro che si lamentava delle interruzioni del centrodestra, Fini risponde che quelle interruzioni dipendevano unicamente da quello che lui (Di Pietro) stava dicendo.
In un’altra occasione, e precisamente il 30 maggio del 1924, il presidente della Camera Alfredo Rocco apostrofò con una frase similare il deputato Giacomo Matteotti [nella foto], che dieci giorni dopo fu sequestrato dagli sgherri di Mussolini e ammazzato a pugnalate.
Questa volta la conclusione non sarà così tragica. Il fascismo di oggi non usa più manganelli, olio di ricino, pugnali e fucili, ma metodi più subdoli.
Veltroni pare che ne sia consapevole, ma non fa nulla per contrastarlo. Nella sua dichiarazione di voto, in occasione della fiducia, ha promesso un’opposizione forte e responsabile ed ha ricordato che il centrodestra aveva ottenuto 17 milioni di voti, mentre le opposizioni ne avevano ottenuti 19 milioni di voti e cioè il 53%, la maggioranza. Berlusconi quindi governa solo con il 47% dei voti, la minoranza. Ma il giorno dopo Veltroni andava a colazione da Berlusconi.
Di Pietro al caramelloso Berlusconi ha ricordato senza peli sulla lingua: «Lei è entrato in politica per i suoi interessi, privati e giudiziari. Ha portato i suoi amici e i suoi avvocati in Parlamento per fare i suoi affari». E a Veltroni: «Siamo l’unica opposizione, noi non abboccheremo, non cadremo nella tela del ragno».
E mentre Di Pietro diceva queste cose, interrotto dai berlusconiani, è venuta fuori l’anima fascista del presidente Fini. A Di Pietro che si lamentava delle interruzioni del centrodestra, Fini risponde che quelle interruzioni dipendevano unicamente da quello che lui (Di Pietro) stava dicendo.
In un’altra occasione, e precisamente il 30 maggio del 1924, il presidente della Camera Alfredo Rocco apostrofò con una frase similare il deputato Giacomo Matteotti [nella foto], che dieci giorni dopo fu sequestrato dagli sgherri di Mussolini e ammazzato a pugnalate.
Questa volta la conclusione non sarà così tragica. Il fascismo di oggi non usa più manganelli, olio di ricino, pugnali e fucili, ma metodi più subdoli.
Veltroni pare che ne sia consapevole, ma non fa nulla per contrastarlo. Nella sua dichiarazione di voto, in occasione della fiducia, ha promesso un’opposizione forte e responsabile ed ha ricordato che il centrodestra aveva ottenuto 17 milioni di voti, mentre le opposizioni ne avevano ottenuti 19 milioni di voti e cioè il 53%, la maggioranza. Berlusconi quindi governa solo con il 47% dei voti, la minoranza. Ma il giorno dopo Veltroni andava a colazione da Berlusconi.
13 maggio 2008
L’incompetenza al governo: persino Bondi ministro
Siamo finiti proprio male. Gli uomini e le donne portati da Berlusconi al governo dell’Italia forse (o senza forse) ci devono far vergognare di essere italiani. Ma si dice anche che ogni popolo ha i governanti che si merita. Ed allora siamo doppiamente messi male.
Di Berlusconi si ricordano le corna, gli insulti e le barzellette, oltre al macroscopico conflitto d’interessi.
Sandro Bondi, dalla fulgida carriera politica cominciata da sindaco comunista del suo paese e finita a servo del capo di Forza Italia, diventa Ministro dei Beni Culturali per aver scritto una biografia di Berlusconi e poesie dai critici stroncate e sbeffeggiate.
Mara Carfagna [nella foto] diventa Ministra delle Pari Opportunità, per dimostrare che tutte possono diventare potenti, purché piacciano a Berlusconi, che alla Carfagna dichiarò: «Ti sposerei subito, se non fossi già sposato». Basta portare addosso due santini di Padre Pio. Folgorante carriera: sesta al concorso di Miss Italia nel 1997, valletta televisiva, ministro.
Il pentito Roberto Calderoni pur di fare il ministro si venderebbe pure sua madre. E’ l’inventore della porcata elettorale e del Maiale Day. Ministro alla Semplificazione legislativa. Certamente ci divertiremo.
La carneade Maria Stella Gelmini è addirittura Ministra all’Istruzione e all’Università. Vuol dare ai presidi il potere di nominare direttamente i docenti, dalle Materne all’Università. La scuola diventerà una parentopoli legalizzata. Verranno reintrodotti gli esami di riparazione. Per accedere a qualsiasi tipo di Università bisogna sostenere esami preliminari.
Raffaele Fitto, sconfitto per la presidenza della Regione Puglia dal rifondarolo gay Nichi Vendola, è Ministro agli Affari Regionali.
Angelino Alfano sarà il prestanome di Berlusconi al Ministero della Giustizia.
Maria Novella Oppo ha scritto di Ignazio La Russa che è stato fatto Ministro della Difesa perché basta la sua faccia per far scappare i nemici.
Anche a Michela Vittoria Brambilla è stato assegnato uno strapuntino come sottosegretaria.
Di Berlusconi si ricordano le corna, gli insulti e le barzellette, oltre al macroscopico conflitto d’interessi.
Sandro Bondi, dalla fulgida carriera politica cominciata da sindaco comunista del suo paese e finita a servo del capo di Forza Italia, diventa Ministro dei Beni Culturali per aver scritto una biografia di Berlusconi e poesie dai critici stroncate e sbeffeggiate.
Mara Carfagna [nella foto] diventa Ministra delle Pari Opportunità, per dimostrare che tutte possono diventare potenti, purché piacciano a Berlusconi, che alla Carfagna dichiarò: «Ti sposerei subito, se non fossi già sposato». Basta portare addosso due santini di Padre Pio. Folgorante carriera: sesta al concorso di Miss Italia nel 1997, valletta televisiva, ministro.
Il pentito Roberto Calderoni pur di fare il ministro si venderebbe pure sua madre. E’ l’inventore della porcata elettorale e del Maiale Day. Ministro alla Semplificazione legislativa. Certamente ci divertiremo.
La carneade Maria Stella Gelmini è addirittura Ministra all’Istruzione e all’Università. Vuol dare ai presidi il potere di nominare direttamente i docenti, dalle Materne all’Università. La scuola diventerà una parentopoli legalizzata. Verranno reintrodotti gli esami di riparazione. Per accedere a qualsiasi tipo di Università bisogna sostenere esami preliminari.
Raffaele Fitto, sconfitto per la presidenza della Regione Puglia dal rifondarolo gay Nichi Vendola, è Ministro agli Affari Regionali.
Angelino Alfano sarà il prestanome di Berlusconi al Ministero della Giustizia.
Maria Novella Oppo ha scritto di Ignazio La Russa che è stato fatto Ministro della Difesa perché basta la sua faccia per far scappare i nemici.
Anche a Michela Vittoria Brambilla è stato assegnato uno strapuntino come sottosegretaria.
4 maggio 2008
Aria pesante di Berlusconi
Comincia a farsi risentire l’aria pesante di Berlusconi. E ancora non ha preso il potere.
Il libico Gheddafi Junior ha proclamato: «Se Calderoli ridiventasse ministro, si avrebbero ripercussioni catastrofiche nelle relazioni fra Italia e Libia». D’Alema, ancora Ministro degli Esteri, è dovuto ricorrere ai ripari. Ma la presenza della Lega nel governo italiano è oggettivamente un grosso problema. E Calderoli, forse, sta cercando di farsi furbo. Ha dichiarato: «Non sono xenofobo, ma dico cose xenofobe perché se vuoi farti sentire devi spararle grosse». Quasi quasi fa tenerezza. Ma ancora non ha smentito le sue uscite anti Islam. Tutti i paesi arabi sono in allarme.
Se Berlusconi non avesse vinto, la reazione alla pubblicazione online delle dichiarazione dei redditi non sarebbe stata così violenta e spropositata. Ci ho provato anch’io a darci una sbirciatina, ma non ci sono riuscito. Mio figlio mi ha assicurato che provvederà lui a scaricarmele da e-mule. Non ne farò però un uso improprio. Intanto il viceministro Visco ha incassato la solidarietà di due ministri: Paolo Ferrero e Antonio Di Pietro. Ed in un sondaggio su Repubblica.it il 68% (nella percentuale ci sono anche io) si è dichiarato d’accordo sulla divulgazione.
All’estero anche gi amici ritengono che sia assurdo che Berlusconi possa diventare primo ministro. Boris Johnson, il neoeletto sindaco conservatore di Londra, ha dichiarato: «Sono un ammiratore di Berlusconi, ma è strano che un imprenditore con i suoi mezzi possa diventare primo ministro, in Gran Bretagna non potrebbe accadere e se accadesse mi farebbe orrore». Boris Johnson è il giornalista al quale Berlusconi dichiarò: «In Italia il fascismo non ha mai ammazzato nessuno».
Il libico Gheddafi Junior ha proclamato: «Se Calderoli ridiventasse ministro, si avrebbero ripercussioni catastrofiche nelle relazioni fra Italia e Libia». D’Alema, ancora Ministro degli Esteri, è dovuto ricorrere ai ripari. Ma la presenza della Lega nel governo italiano è oggettivamente un grosso problema. E Calderoli, forse, sta cercando di farsi furbo. Ha dichiarato: «Non sono xenofobo, ma dico cose xenofobe perché se vuoi farti sentire devi spararle grosse». Quasi quasi fa tenerezza. Ma ancora non ha smentito le sue uscite anti Islam. Tutti i paesi arabi sono in allarme.
Se Berlusconi non avesse vinto, la reazione alla pubblicazione online delle dichiarazione dei redditi non sarebbe stata così violenta e spropositata. Ci ho provato anch’io a darci una sbirciatina, ma non ci sono riuscito. Mio figlio mi ha assicurato che provvederà lui a scaricarmele da e-mule. Non ne farò però un uso improprio. Intanto il viceministro Visco ha incassato la solidarietà di due ministri: Paolo Ferrero e Antonio Di Pietro. Ed in un sondaggio su Repubblica.it il 68% (nella percentuale ci sono anche io) si è dichiarato d’accordo sulla divulgazione.
All’estero anche gi amici ritengono che sia assurdo che Berlusconi possa diventare primo ministro. Boris Johnson, il neoeletto sindaco conservatore di Londra, ha dichiarato: «Sono un ammiratore di Berlusconi, ma è strano che un imprenditore con i suoi mezzi possa diventare primo ministro, in Gran Bretagna non potrebbe accadere e se accadesse mi farebbe orrore». Boris Johnson è il giornalista al quale Berlusconi dichiarò: «In Italia il fascismo non ha mai ammazzato nessuno».
1 maggio 2008
Il calice è colmo. Anche Roma alla destra
Nei giorni precedenti le elezioni comunali a Roma speravo di potermi consolare dalla cocente sconfitta nelle elezioni nazionali che avevano consegnato l’Italia a Berlusconi ed alla destra con la vittoria di Rutelli. [Mettete le virgole dove volete, ma credo che il concetto sia molto chiaro]. Ed invece no. Anche Roma è stata consegnata dagli elettori alla destra. Il calice amaro è ormai colmo, bisogna berlo tutto. Morire per forse poi risorgere.
Mi sento un po’ romano, per esser vissuto in quella città per nove anni. Ci illudevamo, dopo Rutelli e Veltroni sindaci, di essere eterni. Mi illudevo, leggendo le affollatissime petizioni pro sinistra della intellighenzia italiana e straniera, di vincere ancora una volta, nonostante l’inflazionato Rutelli. Ed invece no. Gli ex camerati ci hanno sbeffeggiato.
Di chi è la colpa? Nostra che non abbiamo saputo intercettare le vere esigenze diffuse dei cittadini? Della valanga di errori che ha fatto il governo Prodi? Del suono del pifferaio Berlusconi che con le sue televisioni e i suoi giornali è riuscito a portare nel burrone la maggioranza degli italiani? Di Veltroni per essersi creduto Sansone? Bla bla bla. Ma consoliamoci: oggi tocca a noi, domani a loro. Bellezza, è la democrazia! Ma cos’è la democrazia?
L’ultima vendetta di Visco, le dichiarazioni dei redditi online, è durata solo poche ore. Tanto quanto è bastato per apprendere che il pifferaio Beppe Grillo ha dichiarato di aver incassato in un solo anno euro 4.272.591,00 (calcolate voi quanti miliardi sono delle vecchie lire). Un paperone del genere come fa ad incazzarsi a favore dei senzatetto, degli immigrati, dei morti di fame? E solo un bravo (forse) attore. A me l’idea delle dichiarazioni online non dispiaceva.
Forse non riuscirò a vedere a Roma la teca che custodisce l’Ara Pacis, opera dell’architetto amricano Richard Meier; il neosindaco Alemanno ha deciso di demolirla perché non gli piace. A nulla varranno le opinioni degli architetti Fuskas, Portoghesi, Gregotti, che dicono di non apprezzare l’opera ma ritengono la sua demolizione una cosa assurda. Prevarrà l’opinione di Aymonino che dice di non capirne un cazzo di quell’opera. La teca di Meier è costata 14 milioni di euro ed è stata inaugurata nel 2006.
Fini nel suo discorso di investitura come presidente della Camera dei deputati dice che il 25 aprile è la festa della libertà; confondendo libertà con Liberazione. E Alessandra Mussolini, fino a ieri sua acerrima nemica, oggi se lo bacia. Ed Ingrao gli ricorda che è bene chiedere la pacificazione, ma che la Resistenza non si può cancellare.
Bla bla bla.
Mi sento un po’ romano, per esser vissuto in quella città per nove anni. Ci illudevamo, dopo Rutelli e Veltroni sindaci, di essere eterni. Mi illudevo, leggendo le affollatissime petizioni pro sinistra della intellighenzia italiana e straniera, di vincere ancora una volta, nonostante l’inflazionato Rutelli. Ed invece no. Gli ex camerati ci hanno sbeffeggiato.
Di chi è la colpa? Nostra che non abbiamo saputo intercettare le vere esigenze diffuse dei cittadini? Della valanga di errori che ha fatto il governo Prodi? Del suono del pifferaio Berlusconi che con le sue televisioni e i suoi giornali è riuscito a portare nel burrone la maggioranza degli italiani? Di Veltroni per essersi creduto Sansone? Bla bla bla. Ma consoliamoci: oggi tocca a noi, domani a loro. Bellezza, è la democrazia! Ma cos’è la democrazia?
L’ultima vendetta di Visco, le dichiarazioni dei redditi online, è durata solo poche ore. Tanto quanto è bastato per apprendere che il pifferaio Beppe Grillo ha dichiarato di aver incassato in un solo anno euro 4.272.591,00 (calcolate voi quanti miliardi sono delle vecchie lire). Un paperone del genere come fa ad incazzarsi a favore dei senzatetto, degli immigrati, dei morti di fame? E solo un bravo (forse) attore. A me l’idea delle dichiarazioni online non dispiaceva.
Forse non riuscirò a vedere a Roma la teca che custodisce l’Ara Pacis, opera dell’architetto amricano Richard Meier; il neosindaco Alemanno ha deciso di demolirla perché non gli piace. A nulla varranno le opinioni degli architetti Fuskas, Portoghesi, Gregotti, che dicono di non apprezzare l’opera ma ritengono la sua demolizione una cosa assurda. Prevarrà l’opinione di Aymonino che dice di non capirne un cazzo di quell’opera. La teca di Meier è costata 14 milioni di euro ed è stata inaugurata nel 2006.
Fini nel suo discorso di investitura come presidente della Camera dei deputati dice che il 25 aprile è la festa della libertà; confondendo libertà con Liberazione. E Alessandra Mussolini, fino a ieri sua acerrima nemica, oggi se lo bacia. Ed Ingrao gli ricorda che è bene chiedere la pacificazione, ma che la Resistenza non si può cancellare.
Bla bla bla.