Di che si tratta? Una galleria d’arte romana sta organizzando una mostra di “cento libere interpretazioni” di altrettanti artisti sullo storico simbolo del Partito Comunista. La galleria è la Horti-Lamiani Bettivò, che purtroppo non ha un suo sito internet.
Il progetto pare in avanzato stato di attuazione. Ma si è ancora in cerca di un appropriato spazio espositivo. Saranno esposte opere sul tema firmate da Andy Warhol, Jean-Michel Basquiat, Jannis Kounellis, Gianfranco Baruchello, Mario Schifano, Francesco Clemente, Massimiliano Fuksas, Tobia Ravà, Mimmo Paladino, Sergio Premoli, Giosetta Fioroni (nella foto), Daniele Arzenta, Bruno Ceccobelli, Gisella Pietrosanti, Alessandro Cannistrà, ecc.
Perché proprio ora una mostra del genere? Scrive Luca Lancise che non si tratta di una semplice retrospettiva grafica del simbolo/segno del socialismo e comunismo, ma di una vera e propria «interpretazione e riflessione artistica» in un momento in cui, nella ridefinizione dei soggetti politici italiani, la faccenda dei simboli e in particolare di quello dell’ex Pci, oscilla tra la revisione politica e culturale di sostanza e la tattica elettoralistica e formale.
A chi come me (e siamo tantissimi) si è formato all’ombra di quel simbolo fa un certo effetto vederlo scomparire dal panorama politico italiano.
Ognuno se ne fa una sua ragione di questa scomparsa. Bertinotti dice che il vecchio simbolo se lo porta «dentro il cuore, ma non sul nuovo simbolo, perché nel XXI secolo serve altro». Oliviero Diliberto pensa che oggi forse quegli attrezzi (la falce ed il martello) sarebbero un computer e una tastiera. Veltroni e D’Alema quel simbolo l’hanno rimosso completamente.
Ed allora forse a quel simbolo rimarremo aggrappati, insieme agli artisti, solo pochi sognatori.
Ed allora forse a quel simbolo rimarremo aggrappati, insieme agli artisti, solo pochi sognatori.
Non capisco come si possa sognare all'ombra di un simbolo che proprio contro i sogni si è accanito!!! E continua ad accanirsi ancora...
RispondiEliminaCome se qualcuno, domani, scrivesse delle piacevoli e dolci romanticherie sulla svastica o sulle SS: non voglio fare il solito paragone banale sulla base delle vittime, dei crimini etc etc.. Piuttosto mi fa male, da parente di vittime del "comunismo", rendermi conto che i vostri "sogni", la vostra "arte", esaltino un simbolo che finora, con sè, ha portato soltanto morte e distuzione.. Un simbolo diabolicamente accettato ed inneggiato proprio da chi, quel simbolo, non lo ha mai "ammirato" da vicino! Troppo da vicino...