15 ottobre 2004

Mario Luzi: la poesia in Senato

Il novantenne poeta Mario Luzi è stato nominato senatore a vita dal presidente Ciampi.
Il fiorentino Luzi con Ungaretti, Montale e Caproni è tra i più grandi poeti del Novecento. Elementi caratterizzanti della sua poesia sono l'ermetismo e la religiosità.
Ma Luzi ha travasato anche nella sua poesia il suo essere uomo di pace. Luzi si è schierato contro tutte le guerre: quella del Golfo, quella del Kossovo, quella dell'Afganistan, quella dell'Iraq. In un intervista Luzi ha detto: «C’è uno sfasamento totale fra i concetti che per generazioni ci siamo tramandati e la realtà che ci circonda. I carnefici oggi passano per vittime e viceversa. È uno stato di caos pericoloso. Sembra di camminare sulle sabbie mobili».
Gianni D'Elia ha scritto: «Prendiamolo come il Nobel italiano, questo onore senatoriale, nell'illusione che la poesia conti ancora qualcosa, nell'orribile e noiosissima sottocultura televisiva degli italiani. Se la poesia fosse senatrice a vita, davvero, potrebbe cambiare la scuola, proporre un poeta come ministro della cultura, favorire la visita costante di scrittori e artisti nelle università e nelle scuole, e riportare la questione della cultura dalla parte della cultura, e non dell'industria o dello spettacolo, come oggi è impero feroce... La poesia è utile, come l'amore... E' entrato in Parlamento un uomo di pace, oggi è festa».
Per i suoi 90 anni, che compirà il 20 ottobre, Luzi verrà festeggiato a Firenze, a Verona, a Ravenna; si faranno convegni, si leggeranno sue poesie. Sentiamo ancora Luzi: «Io ho sempre pensato all’Italia come a un disegno, come a un sogno, ora volgarmente interrotto, soprattutto in questa fase che produce una simile classe di governo».

Leggiamo una poesia di Mario Luzi.

Ménage
La rivedo ora non più sola, diversa,

nella stanza più interna della casa,
nella luce unita, senza colore né tempo, filtrata dalle [tende,
con le gambe tirate sul divano, accoccolata
accanto al giradischi tenuto basso.
«Non in questa vita, in un'altra» folgora il suo sguardo [gioioso
eppure più evasivo e come offeso
dalla presenza dell'uomo che la limita e la schiaccia.
«Non in questa vita, in un'altra» le leggo bene in fondo alle [pupille.
E' donna non solo da pensarlo, da esserne fieramente
[certa.
E non è questa l'ultima sua grazia.
in un tempo come il nostro che pure non le è estraneo né [avverso.
«Conosci mio marito, mi sembra» e lui sciorina un sorriso [importunato,

pronto quanto fuggevole, quasi voglia scrollarsela di dosso
e ricacciarla indietro, di là da una parete di nebbia e [d'anni;
e mentre mi s'accosta ha l'aria di chi viene
da solo a solo, tra uomini, al dunque.
«C'è qualcosa da cavare dai sogni?» mi chiede fissando [su di me i suoi occhi vuoti
e bianchi, non so se di seviziatore, in qualche "villa triste",
[o di guru.
«Qualcosa di che genere?» e guardo lei che raggia
[tenerezza
verso di me dal biondo del suo sguardo fluido e arguto
e un poco mi compiange, credo, d'essere sotto quelle
[grinfie.
«I sogni di un'anima matura ad accogliere il divino
sono sogni che fanno luce; ma a un livello più basso
sono indegni, espressione dell'animale e basta» aggiunge
e punta i suoi occhi impenetrabili che non so se guardano [e dove.
Ancora non intendo se m'interroga
o continua per conto suo un discorso senza origine né fine
e neppure se parla con orgoglio
o qualcosa buio e inconsolabile gli piange dentro.
«Ma perché parlare di sogni» penso
e cerco per la mia mente un nido
in lei che è qui, presente in questo attimo del mondo.
«E lei non sta facendo un sogno?» riprende mentre sale
[dalla strada
un grido di bambini, vitreo, che agghiaccia il sangue.
«Forse, il confine tra il reale e il sogno...» mormoro
e ascolto la punta di zaffiro
negli ultimi solchi senza note e lo scatto.
«Non in questa vita, in un'altra» esulta più che mai
sgorgando una luce insostenibile
lo sguardo di lei fiera che ostenta altri pensieri
dall'uomo di cui porta, e forse li desidera, le carezze e il
[giogo.

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