Il poeta Giovanni Raboni, nato a Milano nel 1932, è morto ieri, 16 settembre 2004, a Parma in seguito ad un attacco cardiaco.
È stato poeta, saggista, critico letterario e traduttore. Tra i suoi principali lavori di traduzione spiccano "I fiori del male" di Baudelaire e la versione integrale di "Alla ricerca del tempo perduto"di Proust.
Ha ricoperto anche l'incarico di direttore editoriale negli anni Settanta per la casa editrice Guanda. Era critico del “Corriere della Sera”, dove si occupava anche di teatro.
Tutte le poesie di Raboni sono state raccolte in un volume nel 1997 dall’editore Garzanti. Nel 2002 è uscita la raccolta di versi Barlumi di storia. Nel 1980 era stato pubblicato il volume di prose narrative La fossa di Cherubino.
La sua produzione poetica alterna modi colloquiali e modi alti su tematiche che comprendono l’introspezione lirica e lo sdegno civile, per approdare a un raffinato manierismo. Raboni ha utilizzato la forma chiusa e recuperato la metrica tradizionale e la rima.
Ha vinto nel 2003 il premio Librex Montale e il premio Vitaliano Brancati. Da due anni presiedeva il premio Bagutta.
Voglio ricordare Giovanni Raboni con una sua poesia tratta da Barlumi di storia.
E per tutto il resto, per quello
che in tutto questo tempo
ho sprecato o frainteso, per l'amore
preso e non dato, avuto e non ridato
nella mia ingloriosa carriera
di marito, di padre e di fratello
ci sarà giustizia, là, un altro appello?
Niente più primavera,
mi viene da pensare, se allo sperpero
non ci fosse rimedio, se morire
fosse dolce soltanto per chi muore.
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