Per aver dato dell’imbecille all’avvocato difensore del boss mafioso Tano Badalamenti gli è stata confiscata la pizzeria che gestisce a Cinisi, paese di 10 mila abitanti, in provincia di Palermo, poco distante dall’aeroporto di Punta Raisi.
E’ capitato a Giovanni Impastato, fratello di Peppino Impastato ucciso dalla mafia il 9 maggio 1978, lo stesso giorno del ritrovamento del cadavere di Aldo Moro. Peppino fu punito per essersi permesso di denunciare le nefandezze del potente boss mafioso Tano Badalamenti, anche lui nato a Cinisi; il suo corpo, dilaniato da una bomba, venne trovato sui binari della ferrovia Palermo-Trapani; avrebbero voluto mascherare il suo omicidio come la morte di un terrorista. Con sentenza definitiva è stato appurato che la sua morte fu ordinata dal Badalamenti.
L’avvocato del mafioso Badalamenti ha citato in giudizio Giovanni Impastato per diffamazione. «Ho difeso, forse con un termine eccessivo, la memoria di mio fratello - ha detto Giovanni -, ma chi sostiene che mio fratello sia morto mentre stava compiendo un attentato terroristico è un imbecille in malafede».
Giovanni sta ottenendo la solidarietà di tanti. A cominciare da Fabio Picchi, proprietario del Cibrèo, uno dei ristoranti più amati di Firenze e d’Italia. Si sta mobilitando affinché dieci, cento, mille, diecimila ristoratori diano dell’imbecille all’avvocato di Badalamenti, «così lui se vuole diventa il monopolista della ristorazione italiana».
Umberto Santino, presidente del Centro Impastato, a proposito del pignoramento della pizzeria di Giovanni Impastato ha detto: «Questa è una sorta di confisca alla rovescia, che invece di colpire il mafioso colpisce un protagonista della lotta contro la mafia».
Il film di Marco Tullio Giordana I cento passi ha contribuito a tenere viva la memoria di Peppino Impastato e a farlo conoscere anche ai giovani di oggi.
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