8 agosto 2004

Investire sulla creatività

Basta con i politici di professione. O meglio basta con quello che fanno e dicono i politici di professione. Dopo il disastro della politica di destra di Berlusconi, nella sinistra si ritorna a parlare di programma.
Giuliano Amato su la Repubblica ha detto la sua, suscitando varie reazioni. A me interessano quelle provenienti dalla cosiddetta società civile, che è l’anima di ogni possibile cambiamento. Roberto Cotroneo su l’Unità sta provocando le risposte di personalità appartenenti a quest’area. Cominciando da Domenico De Masi, preside della Facoltà di Scienze della Comunicazione alla Sapienza di Roma. E De Masi va giù duro contro Giuliano Amato, che «è un uomo intelligente e stimabile; ma il suo articolo su Repubblica è l’articolo di un burocrate noioso». Bisogna avere più coraggio, il personale politico della sinistra deve essere sì integerrimo ma anche creativo. Il programma della sinistra non può più interessarsi solo degli operai che fanno lavoro manuale e che rappresentano al massimo il 20 per cento della popolazione, ma deve occuparsi anche e di più dei lavoratori intellettuali. Non solo lotte sindacali, pensioni, debito pubblico, ma movimenti, aggregazioni, flessibilità, creatività. «Non viviamo più di catene di montaggio e di meccanismi ripetitivi. E il lavoro creativo rende liberi. E dunque felici».

Evviva De Masi, sono d’accordissimo con te.

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