Sembrava strano che Berlusconi potesse appoggiare seriamente Massimo D'Alema nella sua candidatura a ministro degli esteri europeo. Per due ragioni.
La prima perché il suo smodato narcisismo mal sopporta che altri, oltre lui e suoi fidi, possano ricoprire ruoli di grande prestigio che possano in qualche modo oscurarlo. Anche se questa volta poteva tornargli utile far credere che il suo intervento avesse portato uno dell'opposizione a ricoprire una importante carica in Europa. Se ne sarebbe fatto un vanto ed avrebbe chiesto ed atteso un ricambio di favori.
La seconda ragione è che Berlusconi non conta assolutamente nulla a livello europeo. Il suo essere ed il suo modo di comportarsi lo scredita e scredita l'Italia in Europa e nel mondo. Anzi l'aver fatto credere che lo appoggiasse ha danneggiato D'Alema. Berlusconi in effetti è stato solo a guardare, per sfruttarne comunque l'eventuale risultato positivo.
La partita è stata giocata nelle tre capitali che contano veramente in Europa: Berlino, Londra, Parigi. L'Italia conta poco o nulla. Nell'assegnazione delle due nuove alte cariche è stato usato un collaudato manuale spartitorio, con un compromesso al ribasso. L'Italia spera per il futuro, un posticino le verrà anche riservato.
Le due nuove nomine europee sono state di un profilo molto basso. Sono state ignorate le competenze. Il belga nominato presidente e la britannica ministro degli esteri sono due emeriti sconosciuti sullo scacchiere mondiale. L'Europa non potrà trarne nessun vantaggio a livello mondiale. Continueranno a comandare le cancellerie nazionali.
Ed intanto D'Alema tornerà ad occuparsi di quello che lui chiama il «cortile italiano». Speriamo che il sostanziale mancato appoggio di Berlusconi nella vicenda europea lo faccia diventare più determinato a creare scosse che aiutino finalmente a liberarci di Berlusconi.