Protagonista del secondo romanzo di Fernando Palermo è l'invidia, che acceca facendo perdere il lume della ragione. Sono tante storie che talvolta camminano in parallelo, talvolta si soprappongono. Le storie dei vari personaggi si intrecciano, quasi casualmente. I carnefici diventano vittime, in un tragico gioco di imprevisti.
L'Inghilterra e la Puglia sono i teatri dove vengono recitate le scene con i diversi morti ammazzati. I personaggi sono professori universitari, medici ospedalieri, poliziotti, terroristi. Quasi tutti mentono a se stessi e agli altri. Ma, come in ogni thriller, alla fine la verità verrà fuori. I colpevoli verranno smascherati.
Si invidiano gli altri perché hanno avuto la forza ed il coraggio di fare ciò che noi non siamo riuscito a fare. Ci si mostra e si è furbi e superficiali, per non sembrare agli altri fuori della regola. La mediocrità è la legge da rispettare. Si ammazza per rivalità, invidia, gelosia.
Ma talvolta, anche se molto raramente, l'invidia può essere costruttiva. Invidiando talvolta si diventa migliori, se riusciamo ad eliminare dentro di noi le cause della nostra inferiorità. Non si diventa migliori, eliminando i migliori. Non c'è persona più pericolosa dell'ignorante supponente.
Man mano che si va avanti nella lettura del libro nascono spontanei collegamenti ad altri fortunati libri, laddove si parla di Santo Graal, di discendenti di Cristo per opera della Maddalena, di soluzioni di anagrammi.
Forse il libro è un po' frammentario, le storie non sempre si intersecano bene tra loro. A meno che questo mio giudizio non sia dettato dall'invidia.
Io ho apprezzato di più l'unitarietà del primo romanzo L'amore lontano.
Fernando Palermo, Il Quarto dei Vizi Capitali, F&D Editore, luglio 2006, pp. 160, € 11,00 [acquistabile anche su ibs]